Elisabetta Bucciarelli ci dona un DiVersi natalizio: dieci consigli poetici, un po’ di poesia da mettere sotto l’albero.
Regalare un libro di poesia a Natale è una piccola ribellione. Contro gli stereotipi (la poesia non è per pochi) e gli sprechi (favoriamo l’economia di sillabe e di storie). È un atto di fiducia per chi decide di comunicare attraverso le parole di altri.
Ecco dieci libri di poesia da mettere sotto l’albero. Come scegliere? Fatevi guidare dalle parole chiave!
Ricordo
Quercia e cane, Romanzo in versi
di Raymond Queneau, Il Melangolo
La stella: sulla stella non ho niente da dire
è un suono acerbo come fosse un frutto
è un mormorio che scappa nella fretta
La luna: sulla luna non niente da dire
Realtà e immaginazione, vero e falso, sono i labirinti dell’infanzia che Queneau mette in poesia. A volte è bello non aver niente da dire.
Amore
Canto che amavi
di Gabriella Mistral, Marcos Y Marcos
Ti attendo senza limite né tempo.
Tu non temere notte, nebbia o pioggia.
Vieni per strade conosciute o ignote.
Chiamami dove sei, anima mia,
e avanza dritto fino a me, compagno.
Prima o poi, se sappiamo attendere, l’amore arriva (o ritorna).
Bivio
Nostalgia dell’acqua
di Gabriella Leto, Einaudi
Non trema alle tue labili
accuse la certezza
al passato non chiedo
le ragioni eluse.Io che le due variabili
del tuo sistema
lo so – non ho accettato.
Gabriella Leto scrive versi eleganti, non gioca su poesie semplici capaci di colpire e poi svanire, al contrario lei prova a trasferirci la sua educazione classica e musicale, costruisce piccoli edifici sintattici e lessicali. Potremmo leggere la sua poesia, quotidianamente, con il solo obiettivo di raffinare il movimento della nostra parola. Tutti più armonici quando ci rivolgiamo agli altri e a noi stessi.
Ora resta da scoprire quali siano le due variabili del sistema che noi non abbiamo accettato, in nome di cosa la nostra esistenza ha preso una delle due strade, quella su cui ci troviamo a camminare. Non deve esserci alcun timore nel ripercorrere le ragioni di quella scelta, perché era l’unica possibile, l’unica sostenibile. Così capita all’esistenza di noi tutti, con buona pace dei sensi di colpa, delle malinconie o del rammarico, in quel momento del passato non avremmo potuto fare altra scelta che quella compiuta. E dobbiamo esserne emotivamente e ragionevolmente consapevoli.
Casa
Case spogliamenti
di Paola Loreto, Nino Aragno
Nella prossima vita
avremo una casa: io e te.
Un orto, un giardino.
(Il fico nero, l’acero rosso.)
Mani nella terra, sul nostro
corpo. Dentro sarà il fuoco
di legna, il legno su cui
camminiamo. Bianco
ma non di smalto.
Nella vita che viene
avremo un bambino
ispido e nero
selvatico, ardente.
Non avremo paura.
Lasceremo la fine
agli altri. Inizieremo.
Case spogliamenti è in libreria dal 2016, l’ho letto dopo un altro testo della Loreto, In quota (Interlinea), un mantra lieve, un cammino che non smette di produrre significato a ogni rilettura.
Cura
Avremo Cura
di Gianni Montieri
VIII
Oppure giocando a pallone
la tecnica del battimuro
già da piccoli aspettavamo
che capitasse qualcosa
che mai capitava.
Il titolo della raccolta è proprio Avremo cura, spero ogni giorno di imparare a fare questo nella vita: prendermi cura. Sembra facile ma non lo è affatto, te ne rendi conto solo quando qualcuno dipende da te. O siamo noi che dipendiamo da chi è in grado di avere cura di noi? Non ho ancora la risposta.
Le poesie potete leggerle anche togliendo le parole, consapevoli però che quelle che eliminate sono decisamente importanti, tenetele con voi un po’, giusto per fraternizzare.
Dimenticarsi
Poesie
di Chiara Lev Mazzetti
A – Quando si cammina nel bosco ed il bosco diventi tu
Da – Appena la luna è scesa ma non c’è luce per vedersiAvevo scritto così
quando proponesti di chiamarci senza nomi
ma con frasi lunghissime
Credetemi, è un buon esercizio per ridimensionare le antipatie, i fastidi, le amicizie e persino gli amori. Ricordandoci, ogni tanto, che anche dimenticarsi è un esercizio di stile (a pagina 42 la poesia intera, invece una delle mie preferite è a pagina 74).
Inchinarsi
Il silenzio è cosa viva
Chandra Livia Candiani
A molti fa paura inchinarsi, perché non sanno di essere già inchinati, in adorazione sonnambula delle proprie opinioni.
Inchinarsi accorcia la distanza. Non conta solo a cosa ci inchiniamo, ma come, con quale intenzione e aspirazione, con quale orizzonte. Se è ampio e vasto almeno quanto la vita, ma magari un po’ di più, allora l’inchino ci mette al mondo, ci dà terra e rifugio.
E io ho fatto un inchino, ho ringraziato con vera gratitudine, ho letto e ancora sto rileggendo. Continuo a ritornarci, come si fa con i libri che servono, a volte in modo disperato, per trovare una luce.
Messaggio
Historiae
di Antonella Anedda
Macchina
Le dita sulla tastiera del computer schioccano
– solo più leggermente –
come un tempo la macchina per scrivere.
Era bello quel nome: macchina, ancora meglio
quando senza la c ritorna machina.
Impalcatura per un dio o un assedio,
ariete per abbattere le mura.
Rimandava a un arto di ferro, un ordigno
e un artiglio che ubbidiva al cervello.
Eppure non ha senso
rimpiangere il passato,
provare nostalgia per quello che
crediamo di essere stati.
Ogni sette anni si rinnovano le cellule:
adesso siamo chi non eravamo.
Anche vivendo – lo dimentichiamo –
restiamo in carica per poco.
Sabato mattina una busta gialla in portineria. Dentro un libro di poesie. Nessun mittente, nessun destinatario.
Il custode mi ha detto che l’ha recapitata un uomo. Era alto.
Può consegnarla a Elisabetta Bucciarelli?
Un libro è un messaggio. Ho pensato arrivasse dalla casa editrice, ma così non è. Nemmeno dall’autrice, presumo avrebbe scritto qualcosa all’interno, mi avrebbe avvisata. E allora da chi?
Muri
Ossi di seppia
di Eugenio Montale
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.Osservare tra i frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
In questo fiancheggiare la muraglia c’è il senso d’impotenza che proviamo. Una storia sentimentale che non decolla, un lavoro che si ripete senza via d’uscita. Faccende umane che non sembrano avere possibilità di risoluzione. Non possiamo fare niente e, pur ostinati a intervenire, fare, provare, nulla si può cambiare.
Che disagio.
Paesaggio
Alterazioni del ritmo
di Vittorio Lingiardi
Soavemente lappone
poi duramente egea
non era il mimetismo
ma il viso del paesaggio
che ti faceva dea.
E tu che paesaggio sei? Con gli occhi che la sorte il destino i geni i tuoi genitori Dio e gli Angeli ti hanno regalato. Che paesaggio ci racconti? Da piccola da giovane cresciuta adulta vecchia, adesso. Che retroguardie, che avamposti?
Vittorio Lingiardi non è solo un poeta ma anche uno psichiatra e psicoanalista. Insieme alle Alterazioni del ritmo, ci sarebbe da leggere La confusione è precisa in amore, pubblicato da Nottetempo nel 2012. Li rileggerete entrambi a lungo.
3 comments
Ottimi libri di poesia,peccato manchi un riferimento alle poesie di Pierluigi Cappello.
Le liste sono un gioco! Tutto non può starci. Ma Cappello non può mancare. E infatti, c’è 😉
https://bookblister.com/2018/06/25/pierluigi-cappello-stato-di-quiete-bur/
Gentile Tazio, Pierluigi Cappello è uno dei poeti che prediligo e di cui parlo spesso, ogni volta che ho spazio e occasione per farlo. Qui è già successo e succederà ancora. Non dubiti, lo troverà nuovamente tra i suggeriti prestissimo. Grazie per la sua attenzione e per il suo commento.
Elisabetta Bucciarelli
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