Editor: chi è, che cosa fa? Lavora all’interno di una casa editrice oppure può essere un consulente esterno e collaborare con gli autori, gli editori e gli agenti letterari. E gli agenti letterari? Chi sono?
C’è chi legge, chi corregge, chi seleziona i testi, chi li rappresenta… difficilmente queste figure coincidono, alle volte sì. Mi rendo conto che la filiera – per chi sta fuori dal bizzarro mondo editoriale – più che un segmento paia uno zig zag tra oscure professioni e ruoli non meglio precisati.
Partiamo dall’editor. Può lavorare internamente a una casa editrice, come dipendente, o essere un libero professionista. Nel primo caso ha il compito di individuare i testi pubblicabili (di solito pre-selezionati da uno o più lettori) e scartare tutti gli altri. È chi decide, insomma, quali titoli vedranno la luce. Questo, tecnicamente, è il chief editor a capo della varia o della narrativa straniera o della narrativa italiana… Tutto dipende dalla grandezza della casa editrice.
Spesso il chief editor non lavora i testi che ha scelto ma a occuparsene sarà un altro editor (lui supervisiona). Per “lavorazione” non si intende la correzione bozze – quella verrà poi, quando il testo sarà ultimato e si tratta della revisione a caccia di refusi, incongruenze, imprecisioni lessicali eccetera… – la lavorazione consiste nel valutare eventuali falle del testo: nella struttura, nella caratterizzazione dei personaggi, nei dialoghi, nello stile dell’autore. Non basta dire “Houston abbiamo un problema!”, serve capire dove si trova il problema e proporre delle soluzioni per risolverlo (più queste sono in sintonia con il testo e la voce dell’autore, meglio è). L’editor, come fosse un angelo custode – o, se siete più concreti, un personal trainer – aiuta l’autore in questo percorso di revisione e riscrittura, non lasciandolo solo. E la solitudine è forse la condizione che più turba chi scrive: il non sapere se stai andando nella direzione giusta; se tagliando quelle 50 pagine, mutili o migliori, e così via. Un editor è un lettore esperto (idealmente dovrebbe essere la somma di tanti lettori esperti) capace di guidarti perché ha una visione più tecnica e competente e meno emotiva. Tiene al testo ma sta fuori dal testo, cosa che è molto difficile da fare per chi quel testo l’ha scritto.
Precisazione parte a: l’editor non scrive, l’editor aiuta l’autore a scrivere ciò che manca e a migliorare ciò che c’è. E se l’editor scrive? Abbiamo un problema e quel problema si chiama “autore” che non è in grado di rimettere mano al proprio lavoro o che, peggio, non possiede le “parole” necessarie a esprimere le proprie idee o addirittura non possiede un bagaglio di contenuti da veicolare al lettore. Cioè, detto in soldoni: non sa scrivere o non ha nulla da dire. Può essere anche una questione di tempi (sono sempre stretti, si sa) o di mestiere: l’autore è alle prime armi e quindi fatica a rielaborare ciò che ha scritto. Se questo è il caso, ve lo dirà il tempo: se collaborerete ancora, l’autore avrà sempre meno bisogno di voi. Ma se l’editor interviene massicciamente, il rischio è un “cambio di voce” e il risultato può essere un patchwork di passi narrativi e registri… un pasticcio insomma. E il lettore lo sente ché il testo sembra preda di possessioni demoniache.
Precisazione parte b: c’è pure l’infausto caso dell’editor scrivente per passione. Cioè quello che vorrebbe tanto scrivere ma non potendo (o non riuscendoci), scrive i libri degli altri. Questa è una sopraffina opera di manomissione che conduce sempre al baratro. Un libro inutile (e senza un senso) un autore profondamente insoddisfatto.
Precisazione c: ci sono non-autori che hanno importanti storie autobiografiche da raccontare; in questo caso l’editor aiuta chi ha vissuto queste esperienze a trovare le parole, a dare corpo al proprio racconto. Io non lo considero un editor ma un coautore.
Un editor che come me non lavora come dipendente che combina? Collabora (fa il mercenario, direbbero i malevoli). Con chi? Con gli autori, con gli agenti letterari, con gli editori. Ci sono scrittori con cui lavoro abitualmente (ci conosciamo e ci fidiamo o ci sopportiamo, fate voi) che a dirla tutta starebbero e farebbero benissimo pure senza di me. Ma preferiscono avere qualcuno che li segua, li controlli, li rilegga, li rassicuri.
Dalle agenzie letterarie arriva il maggior lavoro ormai. Perché è questo l’anello della filiera che ormai “filtra” le proposte degli autori. Loredana Rotundo è l’agente con cui collaboro più spesso, ci consociamo da anni, c’è fiducia. Il mio compito? Fare scouting e proporle dei testi, valutare i dattiloscritti che mi invia in lettura, redigere le schede di valutazione, occuparmi degli editing… a questo proposito: in passato ribadivo che l’editing è un servizio gratuito offerto dall’editore. E così deve essere ed è, altrimenti scivoliamo nell’incubo Eap, ma tocca fare una precisazione. In passato gli editori erano disposti, se una storia o una voce li aveva catturati, a lavorare a lungo su un libro. Adesso le case editrici cercano testi “a posto”, che non richiedano corposi interventi insomma. Quindi sì, mentirei se non dicessi che un editing alle volte può fare la differenza per la pubblicazione. Però, signori, se dovete spendere 5mila euro per rimettere a posto il vostro testo, sicuri sicuri che sia questa la vostra strada?
E l’agente che ruolo ha? Ve lo racconto la prossima volta (cioè qui)!
Se vuoi approfondire di editoria agenti ed editor ho parlato con la giornalista Valeria Merlini su KristallRadio a Vediamo cosa si può fare, il programma condotto da Massimo Milone.
Clicca PLAY e ascolta la puntata!
10 comments
Ti ascolto da casa, ma voglio subito fermare il mio pensiero, ben conoscendo le differenze tra le due professioni. Anni fa scrissi un post sull’agente, cosa fa, cosa non fa, chi è, chi non è, all’epoca ero in cerca di un’agenzia. Nei commenti la discussione si accese, qualcuno scrisse “in questo mondo di ladri”, altrI “solo un autore scarso ha bisogno di un’agenzia” Ora forse è vero il contrario, difficilmente un autore scarso troverà chi vuole rappresentarlo. Insomma siccome difendo le mie idee, pur amando il confronto, se uno mi attacca, reagisco e dire a chi sta cercando un’agenzia quanto sopra be’ è un pelo offensivo, venne fuori un macello. Un’agentessa, la mia è donna, mi avrebbe evitato contratti che ora mi trascino con somma rabbia. Un buon editor ti fa pelo e contropelo (cit.) ma alla fine esci pulita, che la donna pelosa, è una bufala che piaccia. 😀
Ciao Chiara, scusami e lo premetto, oggi ho un’emicrania che non permette alle mie cellule grigie di pulsare i segnali corretti, meno del solito diciamo, ché da lucido non è che vado meglio. 😉
Dato che sto per varcare la linea d’ombra e fra un mesetto comincio la selezione dell’editor per il mio romanzetto, non ho compreso la parte finale del post. Per 5 mila euro intendi il poverazzo di scrittore che scrivendo senza capo ne coda per rendere decente il suo romanzo gli viene a costare quella cifra ed è meglio che cambia aspirazione, o intendi un costo standard dell’editing? So che è inutile parlare di costi in un commento, più che altro per capire. Magari anche altri ignoranti come me sull’argomento si pongono il dubbio. Today out of the brain… sorry.
Precisazione B questa sì che è una sofferenza (ahimè nota)
Intendi che ricevere un giudizio da un’agenzia letteraria costa 5000 € ?
Grazie Chiara, come non detto.
Nella puntata si evince “chiaramente”. L’avessi ascoltata prima…
Fra l’altro invito quanti aspirano a fare gli scriventi (ché dirsi “scrittore” dopo quel che dici è un po’ troppo) a non spaventarsi d’ascoltare l’intera ora di puntata. È una piacevole chiacchierata a tre, dove si apprendono alcune chicche e aneddoti molto interessanti.
Sandra, ho letto il tuo post, ma ero troppo debilitato per rispondere. Ne approfitto al volo. Frost dice: “Due strade trovai nel bosco e io scelsi quella meno battuta.” Nel tuo caso io direi che hai scelto quella più “ardita” e appagante.
Grazie sì, di sicuro è così. Tra l’altro faticosa ma bellissima strada, non sai il panorama! 😀
Mi son proprio divertita in radio con Massimo e super Valeria! L’ora a me è volata 😉 Sandra è una tosta e cammina di brutto!
Ce ne fossero di trasmissioni così. Non la conoscevo, adesso proverò a ripescare le puntate precedenti . Di solito non guardo la tv, ma credo di non perdermi nulla. Invece in radio chicche e perle se ne trovano. Nella mia vita precedente trascorrevo due ore quotidiane in auto e trasmissioni come “alle 8 della sera” o “vite parallele” su radio 24 erano le mie preferite.
La puntata a cui hai partecipato tu è interessante perché sono emersi particolari del dietro le quinte. Quello che molti scrittori o aspiranti tali ignorano è che qualsiasi attività si voglia intraprendere, occorre capire al meglio le regole del gioco. Comprendere il mercato e le dinamiche. Gli strumenti e le tecniche. Acquisire il know how che consenta di compiere mosse e scelte in piena consapevolezza. Saper scrivere bene o male, creare storie meravigliose o meno, non basta. Spesso realizzare un capolavoro non è la discriminante per emergere. La giustificazione: mi affido all’editore tanto pensa a tutto lui, è quanto di più sbagliato e nocivo. L’editore può fare la sua parte, ma è una porzione del prodigarsi, non il tutto. Essere bravi a scrivere e delegare è come avere un’auto fiammante e procedere col freno a mano alzato.
Moltissimi autori, in effetti, rimangono sbalorditi quando scoprono che l’editore fa poco in termini di promozione. Pochissime presentazioni per esempio. E l’ufficio stampa? Quando c’è, spesso è occupato a collocare i “big” (ogni casa editrice ha i suoi autori di punta) e se non sei tra questi, sono dolori. E temo che la sensazione più brutta non sia venire rifiutato ma pubblicare ed essere ignorato. Il tuo libro è lì, finalmente, tra gli scaffali e nessuno pare accorgersene.
Io penso che in un mondo ideale l’editore dovrebbe curare tutte le uscite. Dovrebbe sfinirsi per ogni uscita! Pubblicare meno e avere più tempo per ciascun titolo. E invece, per inseguire gli obiettivi di vendita, sforna titoli su titoli e si auto-vampirizza. L’autore, se vuole, può sgobbare parecchio. Per esempio con le librerie indipendenti che amano avere a che fare direttamente con gli editori/autori senza che il distributore ci metta lo zampino. Quindi l’autore, se è disposto a girare, può fare una promozione capillare. Sempre che il suo editore non abbia un distributore che gli mette i bastoni tra le ruote… insomma, la vita dell’autore non è facile affatto.
Tipo l’editore che non prevede il conto vendita e obbliga la libreria a un acquisto minimo di parecchie copie e ammazza l’autore sul nascere. Cose tristemente note. Bacio
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