Il nostro recensore atipico, © Aldo Costa, stavolta se la vede con le occhiaie… perché se la sera leggi Villetta con piscina di Herman Kock, domani sarai uno schifo!
Don don don don. Quattro rintocchi. Dalla finestra sul tetto, che dista un volo di rondine dalla chiesa di San Rocco (ma qui terremoti, mai?) le campane mi dicono: “Spegni e dormi, coglione, che domani sarai uno schifo”.
Hanno ragione, ma è una parola. Ho finito Villetta con piscina da cinque minuti; di spegnere se ne può parlare, ma quanto a dormire, non è possibile. Sarebbe come dire “respira normalmente” a uno che ha appena finito i 400 metri ostacoli: mani sulle ginocchia, gola dolorante, polmoni collassati.
Che tipo di corsa è stata? Contro il tempo? No, non c’è da salvare nessuno. Contro i cattivi? Magari, ma prima bisognerebbe decidere chi è veramente cattivo tra tutti i personaggi. Con Telethon contro le malattie? Al contrario, qui si fa il tifo per le cellule cattive.
No, non si corre contro qualcuno e nemmeno per qualcuno. Si corre perché l’autore, il sergente Herman Koch, ha un fischietto tra le labbra e lo usa. Se ti fermi, sei finito, devi andare avanti nel percorso a ostacoli, saltando talvolta la logica, dribblando qualche improbabilità, per allungare nella tragedia. Il premio è un’immersione in un denso, malsano, magnifico cinismo, un compost per tutti i luoghi comuni e i sentimenti più nobili. Una melma amica nella quale distendersi e fare i fanghi.
Come dicevo, non è una storia perfetta; la garanzia dura poche ore e sento che sta già per scadere. Per questo, prima che l’entusiasmo mi lasci, vi vendo il libro. Prendetelo e diventate cinici anche voi. Almeno un po’.
Villetta con piscina, Herman Koch, traduzione di Giorgio Testa, Neri Pozza, p. 363 (17 euro) ebook (9,99 euro)