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La gratuità ammazza la qualità
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La gratuità ammazza la qualità

La gratuità ammazza la qualità perché con la cultura non si mangia solo se non si fanno progetti sostenibili e non si comincia a fare sul serio. Perché la passione non basta. 

La gratuità ammazza la qualità? Sì, sempre, anche quando si tratta di cultura. Festival, incontri culturali, presentazioni: tutti accomunati, non dalla qualità (che alle volte per fortuna c’è) ma dalla gratuità. Non si riceve un soldo, non si paga un soldo non si chiede un soldo al pubblico. E adesso vi spiego perché, se continuiamo così, è la fine.

Immagina, sei al Festival dell’Autore Bistrattato, mirabolante evento che, incredibile a dirsi, è arrivato alla quindicesima edizione. Incredibile perché nessuno riceve un soldo, MAI, non ci sono sponsor, non ci sono idee, quindi non serve un ufficio stampa che le veicoli. Qui tutto è gratis. Anche la noia. Entri gratis, ascolti le presentazioni gratis, frequenti seminari/laboratori/corsi gratis, paghi poco un pessimo bicchiere di vino o – esageriamo! – te lo offrono gratis. I libri si pagano, invece, ma non li comprerà nessuno (siamo a un evento culturale! hanno lasciato il portafoglio a casa). Incontri e proposte sono il sapiente frutto della strategia ando cojo cojo qualcuno disposto a lavorare gratis. Roba che è più divertente una riunione condominiale ma qui si litiga meno. Del festival non ne parleranno male, più che altro non ne parleranno affatto.

Alla Libreria le mie prigioni questa sera lo scrittore Dimenticato presenta la sua ultima fatica insieme con lo scrittore Anelante che non è neppure dimenticato perché nessuno lo ha mai conosciuto. Dopo pochi minuti senti perfino il rumore delle tue cellule che si annoiano. Si è affaticata di mento Astro Samantha sei mesi nello spazio che tu sei minuti in questa libreria. Così, appena i dieci organizzatori e i due tizi del pubblico si distraggono un attimo, scivoli dalla sedia e, passo del leopardo, guadagni l’uscita e chissenefrega se alla fine offriranno pizzette fredde e birra calda (semi cit.) tu vuoi vivere! Non compri alcun libro, voglio dire stai scappando! E vergognandoti di aver assistito a uno spettacolo tanto imbarazzante non ne farai parola con nessuno.

Il problema? La gratuità ammazza la qualità. Perché se è gratis non ti aspetti nulla, neppure ti lamenti. E se non ti lamenti la gente non si rende conto di quanto ha fatto schifo e quindi continuerà a fare schifo! Ed è un problema che non riguarda solo il pubblico.

Perché? Perché il libraio, per esempio, quando ha dovuto scegliere il moderatore del suo evento non avendo un euro da investire ha chiamato il noto giornalista (che essendo giornalista conosce il concetto di masochismo) o la blogger culturale – logorroica, verbosa e vagamente sadica – una che la schifano pure le zanzare in agosto. E, alla fine delle due ore di presentazione, il libraio mentre raccoglieva i cadaveri – ciò che restava del pubblico – che cose le ha detto? “Cavoli, se ti eri preparata… ne avevi di cose da chiedere eh?”

No, non si lamenta. Sapete perché? Perché la nota blogger viene da Canicattì. Ha preso 8 treni e 4 autobus per non dire dei 2 chilometri e 350 metri a piedi. Non viene pagata, non le verrà rimborsato il viaggio e no, non verrà ospitata. Quindi come potrebbe mai lamentarsi il nostro libraio. Era gratis!

La gratuità ammazza la qualità. La soluzione? Dare valore a ciò che si fa

Ok, adesso immagina di pagare 3/5 euro per assistere a una presentazione. Soldi che ti verranno scalati dal prezzo di copertina del libro che comprerai, se lo comprerai, e se non lo farai avrai pagato il biglietto per lo spettacolo a cui hai assistito. Spettacolo che, quantomeno, prevede un tizio che ha idea di cosa domandare e sa come farlo, e un tizio che è in grado di fornire delle risposte. Quindi dovremmo avere almeno due euro per rimborsare il moderatore, il libraio dovrebbe tentare di fare al meglio il proprio lavoro e vendere libri e l’autore di non far passare la voglia di comprarli. E non si può fare schifo perché la gente sta pagando! E col cavolo che il libraio chiamerebbe l’ignobile blogger logorroica o il giornalista che ti fa un favore e poi tu gli fai un favore (cioè organizzargli la noiosissima presentazione quando uscirà il suo inutile libro).

Pagare per una presentazione? Pagare per un festival? Ovvio! Non è che quando vai al cinema ti siedi ti guardi il film e poi alla fine se ti è piaciuto magari compri il dvd. Non vai a teatro e aspetti che ti portino le tartine e un bicchiere di prosecco chimico e poi, via tutti a casa. E al museo entri gratis?

Se paghi, pretendi qualità – in grado variabile in base a quanto hai sborsato, ovvio – ma se ti dice bene, le persone che si occupano di organizzare l’evento, che sono pagate e hanno pagato chi collabora con loro, essendo centrate e soddisfatte (lavorano e non giocano ma magari si divertono mentre lo fanno), ci tengono a fare tutto al meglio delle proprie possibilità. E se lo faranno male, succede di fare male anche con le migliori intenzioni, tu avrai il diritto di dirlo che NON ANDAVA BENE.

La gratuità ammazza la qualità e alle volte la annienta piano piano. Privando le persone della passione che le animava, giorno dopo giorno, a suon di insoddisfazioni. Finché, per sopravvivere, non puoi più fare altro.

E chi vi dice “abbiamo sempre fatto così, chiedere soldi no, non è possibile! Non viene nessuno!” è perché ha una paura bestiale di non essere all’altezza, ha paura di fare schifo. E se facendo pagare il giusto per proporre qualcosa di ben fatto che prevede preparazione, lavoro, idee, dovesse sparire del tutto il pubblico? Be’, signori, non sarà venuto il momento di capire se questo sistema funziona o – nel caso – di fare altro? Perché, forse, annientando la gratuità che ammazza la qualità, debellando il pressapochismo lavoreremo meglio e le persone forse se ne accorgeranno e apprezzeranno. E allora la gente avrà qualcosa di cui parlare e non qualcosa di cui sparlare.

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4 comments

Sandra 18/10/2017 at 20:35

Mi è sparito il commento!

Sandra 18/10/2017 at 21:55

Tocca riscriverlo.
Post giusto e pragmatico, direi ineccepibile. Però gli autori non celebri temo non riusciranno a farsi pagare per presentare le proprie opere. Scrivo e pubblico da 7 anni, ho fatto una decina di presentazioni nel nord-centro Italia e solo una volta mi hanno riconosciuto vitto, alloggio per due (io e il marito) in provincia di Vicenza. Altre volte mi hanno dato una bottiglia di pregiato olio d’oliva e un set colazione. Altrimenti grazie è stato bello. E’ già tanto difficile trovare chi ti dà lo spazio. Poi da lettrice ti dico che pagherei volentieri per assistere. E sulla gratuità ricordo una frase pronunciata da John Travolta non so più in quale film “non sempre ciò che è gratis fa schifo!” Ecco, m’impegno sempre a non fare schifo e non so come si potrebbe scardinare il sistema.

El Cugino morto in attesa della redenzione 19/10/2017 at 15:36

Sandra no ti è sparito, lo ha semplicemente inserito nel video post che altro non è che la video ripresa del testo qui esposto… 😉 (Se vai lì lo trovi e ti ho pure risposto) 😀

Chiara Beretta Mazzotta 19/10/2017 at 22:48

Sì esatto! Cugino, prezioso!

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