Tornano i Libri a Colacione, la rubrica di Tutto Esaurito su Radio 105! Questa settimana: Il corpo in cui sono nata di Guadalupe Nettel e La rana bollita di Marina Innorta.
Clicca per il podcast
IL CORPO IN CUI SONO NATA
di Guadalupe Nettel, traduzione di Federica Niola, La Nuova Frontiera, 192 pagine, anche in ebook
Se doveste iniziare a raccontare la vostra storia da dove partireste? Lei, la protagonista, ciò che si ricorda di più è il cerotto. Quella superficie liscia color carne che le fa sparire l’occhio buono per almeno mezza giornata. Una tortura che non ha mai accettato in modo passivo. Si è sempre ribellata a suon di lacrime e capricci. Poi, però, col cerotto attaccato va a scuola, studia, gioca, mangia e fa i compiti. Finché alle cinque un’anima pia glielo rimuove e la restituisce “al mondo della limpidezza e delle sagome nitide”. Fino al giorno successivo.
Tutta colpa di un neo. Un neo bianco posizionato proprio sulla cornea dell’occhio destro che le impedisce di vedere bene. Il tutto in un’epoca in cui la medicina offriva poche soluzioni e parte qualche esercizio per sviluppare l’occhio pigro e il famigerato cerotto.
Comincia da questo ricordo la protagonista quando, nello studio della sua analista, rievoca il passato e cerca di dare un senso alla propria vita. E tutto ciò che ci racconterà c’entra molto con la vista, il vedere, l’essere vista e accettata. C’entra con il riconoscersi e la ricerca della propria appartenenza e di un nido in cui sentirsi protetta.
Viaggiamo così a ritroso nel suo passato. Nella sua famiglia hippie che, con le migliori intenzioni, cerca di farla cresce appunto libera ma fa parecchi disastri e la lascia ancora più spaesata e senza appigli.
Viaggiamo nel tempo ma anche nello spazio tra città del Messico, negli anni Settanta, Parigi… studiamo con lei, viviamo con lei e sorridiamo con lei. Scoprendo dove nasce la passione per la scrittura, per le storie e per le parole. Lei che spicca per il suo difetto, quando vorrebbe scomparire; lei che si fa notare anche per la sua capacità di raccontare storie. Lei che vede male ma sa afferrare il mondo come nessuna mai.
Questa è la storia di formazione dell’autrice e ve ne innamorerete, di lei, del suo mondo e del modo mai banale di restituircelo.
LA RANA BOLLITA
di Marina Innorta, Sonzogno, pagine 256, anche in ebook
C’è una storiella che racconta di una rana che entra in una pentola di acqua e ci sta che è una meraviglia. A poco a poco la temperatura dell’acqua cresce – il fuoco è acceso sotto alla pentola – ma lei non lo sa, non se ne accorge e ci si abitua piano piano. E, quando realizza che l’acqua sta diventando bollente è così spossata da non riuscire a reagire in alcun modo. E così, muore. Bollita.
Questa storia famosissima viene chiamata anche principio della rana bollita di Noam Chomsky e serve per ribadirci una cosa vera e assai dolorosa: tendiamo ad abituarci alle situazioni spiacevoli. Per questo motivo si presta alla perfezione per raccontare come le persone, alle volte, tollerano l’ansia e i disagi che da essa dipendono.
Senza dubbio è perfetta per raccontarci ciò che ha provato Marina Innorta che, per anni, ha provato a convivere con i disturbi d’ansia. Disturbi che si sono fatti sempre più intensi e invalidanti, finché si è trovata quasi senza la forza di scendere dal letto.
Il guaio è che stringere i denti, tirare avanti, sopportare il panico, i dolori di pancia, le vertigini e la tachicardia non serve granché. Perché non serve granché fare i duri con i sintomi. Bisogna imparare a guardarsi dentro, a capire che cosa sta accadendo e che cosa il corpo sta cercando di comunicare. Perché spesso l’ansia cerca di dirci che qualcosa non va bene e non va ignorata.
Penso sia prezioso, in un momento in cui di ansie ne abbiamo a profusione (prima c’era la guerra contro il Covid, adesso la parola “guerra” è diventata una minaccia concreta) ed è normale quindi avere paura e provare malessere, non dimenticarci che molto spesso proviamo un immenso disagio anche in assenza di pericoli reali per qualcosa che pare irrazionale.
In questi casi che soffre si sente spesso incompreso e ciò che prova viene banalizzato e sottovalutato. E i sintomi liquidati. Ma il guaio peggiore non è non essere ascoltati, ma non ascoltarsi. Perché il corpo prima di un attacco di panico vero e proprio lancia dei segnali che di solito vengono sottovalutati.
Questo libro è una occasione di rispecchiarsi in qualcuno che la battaglia con la propria ansia la compiuta in toto. Dai primi segnali, fino a un malessere paralizzante. E vuole essere non una cura ma una occasione per ricordarsi quanto importante sia essere in ascolto. Non solo degli altri ma anche di sé. Per non finire in trappola. O, più facilmente, per imparare a uscirne.