Come ci si sente, se a casa tua l’uomo che sta con tua madre e tua madre litigano sempre? O meglio lui litiga. Lei le prende. Quando incontriamo Billy ci è chiaro: questa volta, per questo ragazzo è quella di troppo.
Prende uno zaino, del cibo, un sacco a pelo e se ne va… perché l’unica cosa che vuole fare è cercare un nascondiglio sicuro. Perché a casa, no, al sicuro non è.
E non procede a caso, Billy, ha un piano. E infatti dirige verso il cimitero. Lo ha visitato durante una gita scolastica, l’anno prima, e lo ha visto: un bunker. Una minuscola baracca, costruita con blocchi di cemento che faceva parte della difesa de Paese in caso di attacco durante la Seconda guerra mondiale. Un posto per difendersi… un posto per perfetto per sparire per un po’.
Nel frattempo a casa sua – accade sempre così – la tempesta è passata come la sbornia di Jeff, il patrigno di Billy. Grace ha superato la notte e i suoi incubi – non aver scelto di crescere un figlio da sola, ma aver scelto l’uomo sbagliato dopo, credendo di trovare un marito e un padre – gli incubi se ne vanno, mentre per i lividi servirà un bel po’ di correttore.
Billy si sveglia, infreddolito in questo posto che di notte è minaccioso ma di giorno è una esplosione di verde e con la luce le lapidi avvolte dalla vegetazione non fanno paura e raccontano così tante storie… ma ecco che dal folto con la sua carriola e con gli attrezzi compare un vecchio, un tipo strano che si occupa di quel posto e capisce subito che Billy qualche guaio ce l’ha.
Un libro che è un piccolo capolavoro perché unisce al romanzo le potenti illustrazioni di Pam Smy (e qui il testo diviene un silent book perché ci sono solo le immagini a raccontare la storia) e ci mostra una storia di resistenza, di coraggio, di quanto la cupezza del dolore possa essere sconfitta dalla magia delle persone. Persone che restano e amano, oltre al tempo.