Adali è la prima associazione di categoria degli agenti letterari italiani, un punto di riferimento per i professionisti del settore editoriale, perché un agente che, grazie al proprio ruolo, gode di una posizione privilegiata sulla filiera.
Si chiama Adali (qui il sito) ed è la prima associazione di categoria, in Italia, che unisce gli agenti letterari e si preoccupa di dare loro voce e tutelarne l’operato. Parliamo di quei professionisti che si occupano di rappresentare un autore, trovargli una buona collocazione editoriale e di curare i suoi interessi (anche il recupero crediti, sì!) dalla firma del contratto con la casa editrice in poi.
Il ruolo dell’agente
Figura alcune volte misteriosa, sfuggente e irraggiungibile – approdare in una agenzia letteraria, oggi, pare più difficile che arrivare a un editore! – l’agente spesso è l’unico “mezzo” per accedere ai grandi editori. Perché un agente che sappia fare bene il proprio mestiere possiede i contatti e sa come gestire le trattative e i contratti editoriali, perché conosce il diritto d’autore.
Conosce gli editori, sa che cosa cercano, i problemi che hanno. Un agente sa chi paga e chi no, quanto e perché. Conosce i dati di vendita di moltissimi autori, l’ammontare dei loro anticipi, gli incassi e i flop…
Eppure, curiosamente, quando si parla di editoria gli interlocutori interpellati sono quasi sempre gli editori, gli scrittori famosi, i librai (soprattutto, ahimè, quando una libreria chiude). Lo abbiamo visto in epoca di lockdown e quarantena: ogni giorno c’era un comunicato in cui venivano snocciolate cifre e dati sulla crisi ma mai si è parlato con gli agenti di ciò che stava accadendo.
Le associazioni negli altri Paesi
Non è quindi un caso che il 7 aprile, proprio durante l’emergenza Covid sia nata Adali. E in Italia arriviamo con un certo ritardo perché in Inghilterra oggi c’è la Aar, ma un organismo simile esisteva già dagli anni Venti. In Francia la prima associazione risale al ’48 e oggi esiste lo SFAAL, il sindacato “des Agents Artistiques et Littéraires” di cui è membro l’AALF “Alliance des agents littéraires français”.
Adali al momento unisce 37 agenti e agenzie letterarie. Il consiglio direttivo dell’associazione è formato da Maria Gabriella Ambrosioni (Presidente), Roberta Oliva (Segretario), Alessandra Mele, Loredana Rotundo e Anna Spadolini.
Per entrare a far parte dell’associazione le agenzie devono operare nel mercato da almeno due anni, possedere residenza fiscale in Italia oppure un portafoglio costituito per almeno il 50% da autori italiani rappresentati sul mercato editoriale italiano.
Se ne sentiva il bisogno, non soltanto per dare voce a questo anello della filiera attraverso un canale istituzionale e per aiutare gli autori nella ricerca di una agenzia, ma anche per fare chiarezza sul ruolo e l’etica di questa figura – un conto è fare l’editor o lo scout, altro è essere un agente – dato il fitto sottobosco di agenzie letterarie ed editoriali presenti sul nostro territorio.
Motivo per cui sul sito, tra le altre informazioni, trovate il codice deontologico che precisa alcuni punti chiave circa la relazione con i clienti e con le altre agenzie. Spicca, il divieto di collaborazione con gli editori a pagamento (ad alcuni parrà banale ma, se c’è, significa che era necessario ribadirlo).
Abbiamo rivolto alcune domande al consiglio direttivo.
La lunga filiera editoriale è terreno fertile per chi fa grandi promesse, a caro prezzo, ma è sprovvisto di competenze ed etica. Si sente sempre più il bisogno, per esempio, di una carta di identità dell’editore che definisca le modalità di pubblicazione (a pagamento e non, tanto per cominciare)… ma come si può fare chiarezza sul mestiere dell’agente per aiutare gli autori a scegliere con cognizione?
Il senso dell’associazione, come scritto nello statuto è proprio quello di tutelare la professione dell’agente letterario in Italia. Una professione che non è regolata da titoli o criteri formali abilitanti. E, proprio a seguito del proliferare di agenzie di servizi editoriali che offrono anche servizi di rappresentanza con metodi poco chiari, che è emerso il bisogno di riunirsi e delineare l’identità professionale dell’agente letterario. Per esplicitare e diffondere le regole di base e gli usi non scritti della professione (le “buone pratiche”), fornire quindi un criterio sia nell’esercizio della professione, sia nei rapporti tra colleghi agenti, nonché una garanzia di professionalità per gli autori e gli editori in cerca di rappresentanza.
A tal fine l’Associazione ha approvato un codice deontologico che regola l’esercizio della professione e i rapporti tra agenti associati, i quali si impegnano a esercitare la propria professione in modo da proteggere e promuovere la reputazione dell’Associazione stessa e a evitare ogni pratica sleale, nel rispetto degli altri agenti e nel miglior interesse dei propri clienti.
Adali mira a stimolare processi virtuosi di crescita professionale, in un settore altamente competitivo e non regolato da percorsi di formazione specifici alla professione di agente letterario.
Quando avete iniziato a parlare dell’associazione? E perché?
Abbiamo fatto la prima riunione per sondare il terreno a ottobre 2018. La volontà primaria era capire se c’era interesse a condividere alcune posizioni rispetto, ad esempio, alle fiere. All’epoca animava il mondo editoriale il dibattito sulla concorrenza tra il Salone del Libro di Torino e Tempo di Libri a Milani… se prendere una posizione comune e comunicarla agli organizzatori.
Ma, soprattutto, per capire se c’era interesse a organizzarsi in associazione, sulla falsa riga di colleghi francesi e inglesi solo per citare due esempi europei.
Come ha impattato Covid sul vostro lavoro?
L’impatto principale è certamente economico. Gli editori in questo momento di difficoltà hanno problemi di flussi di cassa e questo ha pesanti conseguenze su tutto il comparto. Soprattutto sul fronte dei nuovi investimenti (come l’acquisto di diritti).
Dal punto di vista pratico non molto, le relazioni possono rimanere vive anche con altri strumenti, telefono e video conferenze in sostituzione degli incontri fisici. Irrimediabile è il danno causato dalle mancate fiere, soprattutto per chi lavora con l’estero.
Quale vantaggio in termini di “sguardo sulla filiera” offre la vostra posizione e in che modo sarebbe doveroso coinvolgervi nel dibattito?
L’agente letterario si posiziona in punto nodale della filiera editoriale. Ha il polso pressoché completo della filiera: lavora con l’autore che spesso ha “scoutato”, si interfaccia con gli editori per la proposta, segue le negoziazioni (e per farlo bisogna sapere con chiarezza qual è il panorama).
E poi segue le vicende dell’autore e della sua opera anche una volta che viene pubblicata, spesso anche partecipando alla fase di promozione, avendo a cuore la sorte del libro ben oltre il “lancio”, bensì per tutta la durata della sua vita, che noi per primi auguriamo sia la più lunga possibile.