Quante parole adoperiamo ogni giorno? Per domandare, per capire, per esprimere bisogni, per spiegare ciò che pensiamo, per manifestare il nostro amore… quante parole rivolgiamo alle persone che fanno parte della nostra famiglia? Quante ne dedichiamo ai nostri figli per raccontare loro fiabe o consolarli. Quante ne sprechiamo con gli amici. Quante ne dobbiamo trovare, anche con fatica, sul lavoro…
Ogni giorno, di media, sono 16mila.
Le parole, il linguaggio, la comunicazione ci rendono liberi. Ci permettono di esistere in modo degno. Nel mondo di Jean McClellan questo però è solo un doloroso ricordo perché, adesso, lei e tutte le altre donne hanno, letteralmente, le parole contate.
A ricordarglielo ogni giorno c’è il braccialetto così lo chiamano, come fosse qualcosa di innocuo. Si tratta di un contatore ed è tarato per permettere a ciascuna donna un massimo di 100 parole al giorno. E se si sgarra? Il bracciale libera una scossa elettrica di intensità crescente per ogni parola che si produce in più.
Nel mondo di Jean, a conti fatti, è come se fosse stato portato indietro l’orologio e gli Stati Uniti fossero piombati nel più cupo Medioevo. Al potere il nuovo Governo di estremisti, il Movimento della Purezza, che predica e vagheggia un mondo antico, puro appunto. Un mondo in cui gli uomini lavorano e le donne si occupano della casa e dei figli, e sono sottomesse. E per garantire questo “Paradiso” di dedizione ogni creatura di sesso femminile è stata privata del passaporto, del lavoro, del conto in banca. E delle parole.
Il colmo per Jean? Lei è una esperta in linguistica cognitiva. O meglio, era. Jean adesso è soprattutto la moglie di Patrick ed è la madre di quattro figli, tre maschi e una femmina. Ma come si può educare qualcuno in silenzio?
Ciò che è peggio, per lei, è assistere agli effetti della società sui propri figli: la sua bambina sta disimparando a parlare, perché ha iniziato a portare il contatore troppo presto e va in una scuola dove le insegnano il silenzio, economia domestica e a contare. Contare in effetti serve in questo mondo…
Come può Jean salvare sua figlia da un mondo in cui carta, penna e libri sono vietati? Come potrà impedire che i suoi figli divengano uomini che tollerano moglie e figlie ridotte al silenzio? Perché se nasci nell’abominio finisci per considerarlo normale.
Un giorno, però, il governo richiama Jean al lavoro: il fratello del Presidente sembra essere stato vittima di un incidente e pare che un danno celebrale gli abbia tolto la parola. Serve al più presto una cura. Serve una ricercatrice capace come lei.
Ispirato a Il Racconto dell’Ancella di Margaret Atwood, ecco una cupa distopia che ci mostra quanto la libertà e la democrazia siano fragili. Perché non basta pensare “una cosa del genere non potrebbe succedere mai” per non farla accadere. Bisogna agire, protestare. Bisogna far sentire la nostra voce, sempre.
1 comment
Prensa che forse alcuni omini non arrivano nemmeno a 100 parole al giorno, così, naturalmente… 😉
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