Libri a Colacione 16 giugno 2018

Libri a Colacione 16 giugno 2018

Tornano i Libri a Colacione, la rubrica dei libri di Tutto Esaurito su Radio 105! Questa settimana: Io credo alle sirene di Andrea Fontana e Dimentica di respirare di Kareen De Martin Pinter.


Vuoi ascoltare la puntata? Ecco il podcast!


IO CREDO ALLE SIRENE: COME VIVERE (E BENE!) IN UN MARE DI FAKE NEWS
di Andrea Fontana, Hoepli, pagine 104, anche in ebook

IO CREDO ALLE SIRENE: COME VIVERE (E BENE!) IN UN MARE DI FAKE NEWS di Andrea Fontana, Hoepli

Baggianate, fake news, storie strampalate… ne siamo circondati, hanno parecchio successo (sui media e nei social) e in fin dei conti pare ci piacciano anche un bel po’ (e infatti non perdiamo occasione per raccontarle/condividerle).

Il problema? Come esseri umani ci muoviamo in quella che definiamo “realtà” e che vorremmo fosse oggettiva e indipendente da noi ma il nostro mondo è fatto di una mescola piuttosto curiosa e peculiare di vero e di finto.

Forse dobbiamo smettere di pensare in questo modo al problema delle fake news e iniziare a capire che sono conoscenze funzionali a struttura sospesa: un sintomo delle nuove opportunità tecnologiche e dei nuovi scenari sociali, politici e comunicativi che abitiamo.

La finzione e la simulazione sono due modalità fondamentali di apprendimento della nostra specie qualcosa che ci contraddistingue come specie biologica. Tanto che gli scienziati definiscono il nostro cervello “brain fiction” perché, per l’appunto, è molto affine con un simulatore, altro che traduttore oggettivo dei fatti!

Da bambini giochiamo a fare, fingiamo di essere, immaginiamo che… e, da grandi, continuiamo a fare questo gioco di finzione con l’arte, il gioco, le narrazioni (la scrittura, il cinema, il teatro), la rete e anche i media, sì.

Oggi nel giornalismo come nella comunicazione istituzionale e pubblica, abbiamo un disperato bisogno di aggiornare i nostri modelli di Mente e di costruzione del reale, per portarli più vicini alle Scienze della Mente contemporanee.

Quindi noi viviamo in un piccolo grande mondo fake. E questa finzione è positiva. Adattiva. Fingiamo per convivere con la realtà, per fare proiezioni, per ipotizzare diversi scenari, per prevedere i comportamenti degli altri, per giustificare il nostro o l’altrui comportamento. Fingiamo per sopravvivere, per soffrire meno… per semplificare il reale e fingere di capire meglio questo mondo che altrimenti sarebbe un ammasso caotico (e minaccioso) di stimoli e dati.

Il guaio? Oltre alle fake news positive e utili (anche una moneta è un fake o la mappa della metropolitana…) pullulano le false notizie dannose (vaccini, scie chimiche)…

Il problema non sono tanto le fake news ma è capire perché abbiamo bisogno di un mondo fake. Sappiamo che il “gioco della finzione” genera benessere (liberiamo ossitocina), sappiamo – lo vediamo tutti i giorni – che i fatti vengono superati e battuti dalle narrazioni che riteniamo credibili. Perciò è chiaro: non possiamo combattere le false notizie solo appellandoci alla dicotomia vero/falso.

Se volete fare i conti con la post-verità partite da qui. È un ottimo inizio.

DIMENTICA DI RESPIRARE
di Kareen De Martin Pinter, Tunué, pagine 113

DIMENTICA DI RESPIRARE di Kareen De Martin Pinter, Tunué

Fanno a gara di apnea Giuliano e suo fratello Giovanni. Ma non è solo un gioco da fare al largo tra schizzi di spuma e strilli, trattengono il fiato anche fuori dall’acqua. Ed ecco perché un bambino di otto anni, leggero come un fuscello, a tavola decide che batterà il suo record e non respirerà per due minuti…

Che cosa accade quando non respiri? Il mondo si annebbia e il cuore batte come un tamburo. Lento. Contano solo i secondi, conta solo arrivare al punto che ci si è prefissati.

I pesci anche quando nuotano in branco compatto non si toccano mai. Hanno un organo sensoriale che li tiene alla giusta distanza gli uni dagli altri.

Adesso Giuliano è cresciuto e sfida le regole della fisica e i limiti del suo corpo sprofondandosi negli abissi a meno 137 metri. E trattenere il fiato con disciplina, sottrarre ossigeno è un modo per portare a galla l’essenziale: chi è, come funziona il suo corpo, cosa gli accade.

Non respirare è un modo per percepire con chiarezza, per percepirsi. La discesa, l’abisso e l’apnea sono un confine che permette al protagonista di galleggiare fluido nella propria vita e nei suoi ricordi. Scendere significa scivolare in un posto sicuro.

Se invece ti dimentichi di respirare, finché stai sotto, finché vivi nell’acqua, allora ce la puoi fare e riuscirai a spingere quel limite più in là.

Finché il corpo si ribella e impone che si spalanchi la bocca, si riprenda fiato e si ingoi ossigeno. Stavolta però non si tratta solo di obbedire alle leggi della biologia, questa volta Giuliano deve fare i conti con il male. La malattia.

Pare in apnea anche l’autrice che scrive fitto e non prende quasi mai fiato tra un periodo e l’altro. Kareen De Martin Pinter sa sfiorarci nel profondo, con garbo, e immergerci nella vita di una persona, nei suoi drammi e sensi di colpa. E sa parlarci di suicidio assistito.

Anche voi, almeno un poco, dimenticherete di respirare.

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