BookBlister
Book Pride che esperienza regala? C’è un problema di esperienza. Dove è finita la creatività? Se ogni stand si distinguesse per una idea, un modo diverso di raccontare il proprio catalogo e la propria storia, la fiera sarebbe una occasione per seminare e creare legami (e bisogni). Il vostro primo libro quale è stato? Perché lo avete scelto? E il secondo? Mettete una carta di identità degli editori, create un jukebox con gli incipit (di carta e voce, bastano due tablet/smartphone con delle cuffie), giocate con i titoli dei libri, proponete percorsi di lettura all’interno del catalogo, fate un identikit dei personaggi, immaginate di creare coppie, far nascere amicizie usando i personaggi … e regalate esperienze. Altrimenti ci sono solo tavoli con dei libri sopra. E non ci sono sedie (se non al bar). Quali problemi risolvi al lettore? Quali argomenti gli proponi? Perché dovrebbero scegliere te? Perché dovrebbe venirti a cercare? Clienti e utilizzatori finali Un'altra questione di peso: il cliente di un editore sono i librai. Se in fiera punto solo sulle novità, forse i librai del territorio faranno poi parecchia fatica ad attirare lettori con quei titoli. E se scontento il mio cliente, sto annientando il mio business. Lo conosco poi il mio cliente? Di certo stando in fiera un editore ha l’occasione di sperimentare cosa significhi essere il libraio “di se stesso”. Cosa funziona, cosa non si comunica bene, cosa crea interesse e perché? Mancano le domande. Gli editori, anche quelli indie, l’utilizzatore finale – cioè il lettore – spesso non lo conoscono affatto. Nel marketing le aziende passano tempo a domandare ai clienti e agli utenti finali cosa pensino del prodotto. Non sarebbe male sentire gli editori chiedere ai lettori perché hanno scelto proprio quel libro, cosa li stava per far cambiare idea dal comprare quel libro, cosa leggono di solito, quando, perché… Cosa non ha funzionato a Book Pride 2018 Tra le segnalazioni dei lettori: pochissima interazione agli stand, maleducazione (sì, mi secca riportare questa lamentela ma l’ho registrata più volte), persone che si fanno i fatti propri tanto che a chiedere informazioni ti sembra quasi di disturbarle; notizie imprecise circa le date di uscita dei libri (non sarebbe meglio ragionare in termini di valore di un testo e di coesione con le altre proposte della casa editrice, e non solo in base alla data di uscita? Per quello non ci sono già i big?), editori che lasciano a casa l’intero catalogo di poesia (e poi, signora mia, la poesia non si vende… chissà come mai!?). Occhio ai ragazzi. Se un ragazzino fa una domanda, perdi un minuto in più per seminare qualcosa. Non ti puoi lamentare che dei tuoi libri non gli importa nulla, se a te importa nulla di lui. Per i corridoi ho sentito: “Mi ricordano la sinistra, sono snob e autoreferenziali” “Ah, perché c’è il secondo piano?” “Quelli del servizio ordine sono proprio boni” “Dove lo leggo il nome degli editori” “Ma indipendenti da che?” “Nelle salette incontri non si sente niente”. Risate a parte (e boni a parte), c’è di che riflettere. Cosa ha funzionato a Book Pride 2018 Gli incontri professionali (ho preso parecchi appunti), gli incontri off (amici lettori si sono emozionati per il programma e alcuni fuori programma). Le persone che conosci e saluti e abbracci per i corridoi; non per posa, perché ti importa. Chi perde tempo, e tanto, a spiegarti i suoi perché. Chi, con poco, riesce ad allestire con cura il proprio stand. Le performance degli allievi di NABA Milano. Gli “umarell” di The FabLab per lavorare sentendosi meno soli (!), il bar che accoglie (le sedie!) e aggrega. Al momento di Book Pride 2018 ignoro gli ingressi e ignoro le vendite, ma alle volte prima dei dati servono occhi e orecchie. E di certo servivano, per essere davvero pride, delle idee in più. Ché tra orgogliosi e superbi il passo è breve.
DiVersi

Chiara Lev Mazzetti – Poesie

Poesie di Chiara Lev Mazzetti per “DiVersi, solo le cose inutili sono poetiche” di Elisabetta Bucciarelli, che oggi ci fa fare (possibilmente) qualcosa di mai fatto per spostare il punto di vista.

Chiara Lev Mazzetti Poesie Atlantide edizioni
Autore: Chiara Lev Mazzetti
Casa editrice: Edizioni di Atlantide
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A – Quando si cammina nel bosco ed il bosco diventi tu
Da – Appena la luna è scesa ma non c’è luce per vedersi

Avevo scritto così
quando proponesti di chiamarci senza nomi
ma con frasi lunghissime

Poi quando ormai stavo finendo di verificare la mia tesi e come sempre, si sa, la volontà di farlo determina quasi sempre il successo della missione, ho incontrato Edizioni di Atlantide. Il libro lo conoscevo, appena uscito, ma non ero al corrente di molte cose. Intanto della tiratura numerata, la mia copia è la 318 di 999 e poi non sapevo nulla circa la qualità della carta utilizzata per le pagine: Aralda da 100 gr della cartiera Favini. La copertina invece, che porta il non-titolo “Poesie”, è stata stampata su Chagall Bianco da 260 gr delle cartiere di Cordenons.

Scusate se mi dilungo su questi dettagli ma la bellezza va cercata dove si trova, tendenza inversa all’adattamento costante e generale al basso profilo, presumendo che possa tenere i libri sul mercato (più o meno questa era la tesi da verificare).

Detto questo, Chiara Lev Mazzetti è un movimento esistenziale dotato di grazia, senza i vizi e i vezzi del web. Non possiede una sua comunità di subumani adoranti e nemmeno un cicaleccio di bacetti e bacini. Non è un caso che il meglio delle sue parole lo metta nelle sue poesie. C’è molto aiuto al pensiero nel libro, la mia scelta però va in direzione dell’inutile (come siamo soliti fare qui), l’inutile di cui abbiamo necessità senza esserne consapevoli. Fare possibilmente qualcosa di mai fatto per spostare il punto di vista, come per esempio cambiare il nostro nome a vantaggio di una frase. Meglio: chiamare gli altri con più di una parola, cercando di visualizzarne il mondo, il mood, il modo, un altro modo, il suono, il colore, persino il tocco. È un tempo in più dedicato agli esseri umani. Pensate se fossimo costretti a farlo e gli altri con noi. Che impegno differente nelle relazioni di qualsiasi tipo.

A – Quella che ha dovuto comprare un paio di anfibi per restare ancorata a terra.
Da – Quella che non toglie gli occhiali da sole e poi dice che non c’è abbastanza luce.

Credetemi, è un buon esercizio per ridimensionare le antipatie, i fastidi, le amicizie e persino gli amori. Ricordandoci, ogni tanto, che anche dimenticarsi è un esercizio di stile (a pagina 42 la poesia intera, invece una delle mie preferite è a pagina 74).

Il libro di Chiara Lev Mazzetti l’ho comprato allo stand Atlantide a Book Pride, sono stati gentili, mi hanno regalato due magneti, ognuno una poesia. Li ho messi sul frigorifero insieme agli altri che colleziono.

Mi hanno chiamata Chiara Mazzetti. Sono nata l’1 Ottobre 1990. L’1 Ottobre è una data interessante, l’1 Ottobre l’equipaggio di Cristoforo Colombo era stremato, voleva rinunciare e tornare indietro; ma l’1 Ottobre decisero di proseguire e scoprirono l’America. Non so quanto questa informazione sia attendibile ed ho sentimenti contrastanti riguardo questa scoperta. Sono nata a Desenzano del Garda, non è molto importante, ma è vicino all’acqua. Crescendo ho frequentato il liceo artistico, ho conseguito la laurea triennale in grafica pubblicitaria e della comunicazione presso l’accademia di belle arti di Brescia e la specialistica in fotografia presso l’accademia di belle arti di Bologna. Attualmente studio Scienze e Tecniche Psicologiche. Ho viaggiato abbastanza, ma ricordo poco. Sono di poche parole, ma non desidero altro che condividerle. Lev è il nome con cui mi sono chiamata.

La bio è tratta dal sito Edizioni di Atlantide che merita di essere visitato.

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