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La perfezione non è di questo mondo - Daniela Mattalia - Feltrinelli
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La perfezione non è di questo mondo – Daniela Mattalia

Olga, Gemma, Fausto, Adriano, Angelo… Persone normalmente sui generis, peculiari, imperfette. Persone che hanno qualcosa in comune, si incontrano o finiranno per incontrarsi e contare l’una per l’altra.

Olga, per esempio, è una signora di 75 anni, vive con il suo gatto, non si è mai sposata, niente figli. Però un grande amore lo ha avuto, peccato che questo amore fosse grande solo per lei… ma anche se non ha avuto tutto quello che voleva dalla vita, non ha permesso al dolore di trasformarla nella versione più triste di sé.

Così dopo diversi mesi passati a sentirsi male, ma proprio male, Olga era tornata a sentirsi bene. Di amori, grandi o piccoli, non ne aveva più voluti. Ma nemmeno, si diceva, ne sentiva la mancanza. Era di nuovo una donna sorridente. 

Non è di certo lo stesso per Gemma che a 30 anni se la deve vedere con un lavoro precario, con un rapporto delicato con sua madre (i sensi di colpa sono un pessimo affare) e forse anche per questo durante il weekend fa volontariato in un call center per gli anziani.

Ogni sabato andava come volontaria alla sede dell’Auser di Torino, l’organizzazione che si occupava di terza età, e trascorreva due ore al telefono. Rispondeva ai vecchi cocciuti e autoritari che non avevano più nessuno cui dare ordini; e a vecchie petulanti, noiose, spesso capricciose. Lei parlava a tutti, con pazienza e, aveva scoperto dopo un po’, anche con affetto. Perché per quegli anziani, abitanti invisibili e imperfetti in una città che guardava sempre da un’altra parte, provava una tenerezza infinita. 

C’è Adriano che non si rassegna alla morte di sua moglie, in effetti Giulietta lui la vede ancora… la incontra tra le corsie dell’ospedale in cui è morta, per questo ci va tutti i giorni. Un fantasma, ma sarà proprio così?

Adriano di anni ne aveva ottantadue, ed era ancora dritto e magro come quando ne aveva cinquanta. Anzi, l’età gli aveva rosicchiato un po’ di rotondità sui fianchi, che ora apparivano quasi prosciugati, come quelli di un anziano adolescente. 
La mattina, fino a un mese e due giorni e mezzo prima, si alzava dal letto, si infilava un vecchio cardigan di cachemire dai gomiti lisi e andava in cucina a preparare il caffè a Giulietta.  

Fausto invece non ha una moglie, ma ha un cane – Archibald, un bracco – e una fidanzata – Susanna – che hanno in comune il fatto di fare sempre ciò che vogliono loro, che non è esattamente quello che vuole Fausto il quale, tra parentesi, ha un sogno ma non ha il coraggio di afferrarlo.

Eppure Fausto non era così dissimile da Archibald. L’andatura errabonda (vado di qua, è meglio di là, torno indietro, zompo in avanti) era quella che lo teneva inchiodato sempre nello stesso punto.  

E Angelo? Be’ lui è un taxista, speciale. Come speciale è questa favola nella quale vi ritroverete perché dischiude una quotidianità fatta di dolori, gioie, amori e rotture che vi parranno familiari, ma sa mantenere colori tutti suoi, quelli capaci di sorprendere (senza furberie né strizzatine d’occhio). Una favola vera, come la dolcezza che vi resterà addosso quando avrete finito di leggerla.

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