I Libri a Colacione di Tutto Esaurito, su Radio 105, della settimana: Il bambino Giovanni Falcone. Un ricordo d’infanzia di Angelo Di Liberto, Il corpo che vuoi di Alexandra Kleeman e Quando muoio lo dico a Dio. Storie di ordinario estremismo di Barbara Schiavulli.
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►VOLTAPAGINA
Il bambino Giovanni Falcone. Un ricordo d’infanzia, Angelo Di Liberto, Mondadori, p. 92, ebook
Qualche giorno fa una poetessa speciale, Chandra Lidia Candiani, alla domanda: «Perché lavori tanto con i bambini?» ha risposto «perché sono più intelligenti.» E certi bimbi non sono solo intelligenti ma sono destinati a compiere gesti speciali, a essere amati, ricordati. Ammirati. A lasciare il segno. A indicare una via. A darci coraggio.
Il piccolo Giovanni di paure ne ha molte ma, sempre, prova a superarle. Per esempio quella del buio. Ma lui il panico lo sconfigge facendo. Cioè scivolando lungo il muro e tastandolo alla ricerca dell’interruttore. La stessa paura ce l’ha quando suo padre gli regala un presepe. Paura e un po’ di delusione. Perché avrebbe tanto voluto una spada per emulare i suoi eroi, i moschettieri! Oddio basta una gamba di legno di una sedia e una pianta di ficus, basta la fantasia per trascorrere le giornate a combattere battaglie, impavido, e affrontare i nemici.
Eppure in questo presepio c’è qualcosa che lo inquieta: una statuina di un pastore con un drappo rosso e quel rosso che tanto gli ricorda il sangue lo mette in agitazione… lo stesso sangue che talvolta macchia le strade della sua città.
Questa è la storia di un uomo che conosciamo tutti e a cui riconosciamo, soprattutto, una determinazione e una immensa dedizione. Giovanni Falcone ha dedicato la sua vita alla lotta contra la Mafia, è un simbolo, e questo racconto riesce ad aggiungere qualcosa all’immagine che abbiamo di lui. Ci regala una prospettiva inedita dell’eroe.
È una storia che genitori dovrebbero regalare i propri figli per ricordare loro che ci sono uomini di valore. Uomini buoni. Uomini che sono così generosi da donarsi a una causa. E poi dovrebbero leggerlo per ricordarsi che il coraggio è un superpotere che si impara facendo (soprattutto le scelte giuste).
► DA GUSTARE
Il corpo che vuoi, Alexandra Kleeman, traduzione di Sara Reggiani, Black Coffee, p. 300
Se dovessimo riassumere questa trama in modo geometrico potremmo dire che è un triangolo. A è una donna che ha il terrore di scomparire, di perdere la propria identità; la sua coinquilina, B, le somiglia e la imita ossessivamente, e poi c’è C, l’uomo che A, forse, ama (o, forse è necessario perché perlomeno la rende diversa da B).
A, B e C. Dei nomi viene fatta piazza pulita e non è un caso in un romanzo che parla (anche) di identità. Un romanzo in cui la protagonista ha il terrore di essere confusa con qualcun altro ma pensa che la vera soluzione a tutto il dolore sia affidarsi completamente al volere delle altre persone. Farsi docile tanto da spersonalizzarsi (o super-personalizzarsi?) ed essere infinite esistenze.
Vorrei chiederle com’è che per lei è così semplice, come può essere così semplice essere se stessi. Le domando: «Non hai paura di cosa potrebbe succederti in mezzo a tante comparse? Non hai paura di perderti?»
«No» risponde ridendo. «È solo questione di saper “fingere meglio”, e di solito a questo gioco vinco io».
Se pensate che la cosa non sia troppo chiara vorrei vedervi quando arriverete al punto in cui i vicini di casa di A, quelli che lei spia dalla finestra, spariscono come fantasmi con tanto di lenzuolo sulla testa.
L’obiettivo dell’autrice (forse) è mettervi in difficoltà, generare estraniamento, perché qui si parla (anche) di dissociazione dal reale, di alienazione. E il centro di tutto è il corpo, come lo percepiamo, come lo utilizziamo. Non a caso i temi – le ossessioni sarebbe meglio dire – sono proprio alimentari (A non fa altro che desiderare Kandy Kake e passa il suo tempo libero al Wally, il supermercato, ci sono “fedeli” che predicano la genuinità estrema dei cibi, animalisti che comprano le carcasse dei vitelli…) e legate alla pubblicità. Potente veicolo di percezioni e di significati da attribuire appunto al corpo.
Perderete il senso dell’orientamento, leggendo, alle volte arrancherete persino un poco. Ma vale la pena non capire, se questo mettersi in difficoltà ci costringe a porci certe domande.
► BELLISSIMI
Quando muoio lo dico a Dio. Storie di ordinario estremismo, Barbara Schiavulli, Youcanprint, p. 114, ebook
Ci sono persone che hanno la fortuna di vedere cose che a noi sono precluse. Perché non si tratta solo di viaggiare in posti lontani o abitare territori pericolosi. Si tratta di saper guardare. Di imparare a fare le domande giuste. Si tratta di spogliarsi delle proprie paure, di smetterla di difendersi e provare a capire. Poi. Saper raccontare è un’altra faccenda.
Barbara Schiavulli è una giornalista. Da vent’anni scrive di guerra. Questa volta affonda il coltello nella ferita – cioè i preconcetti che ci affliggono e i limiti del nostro “sguardo” – e parla di estremismo. Per farlo si assume un altro rischio, affrontare il tema religioso e parlare del mondo musulmano, ebraico e cristiano. Ma lo fa in un modo diverso. Sceglie infatti il racconto per farci conoscere tre vite, tre storie speciali. “Tre storie: una ragazza musulmana colpevole di amare, un ragazzo ultraortodosso ebreo che voleva ballare e quella di un cristiano che voleva essere solo se stesso. Tre storie tratte e ispirate alla realtà.”
Il titolo è preso da una frase che – leggenda vuole – sarebbe stata pronunciata da un bambino siriano ferito da un bombardamento. Vero o falso che sia, è perfetta per questo libro.
“Non c’è un buon estremismo” scrive l’autrice. “Quando si supera il confine del buon senso, dei diritti e dei doveri, diventa il male. Che si tratti di un uomo convinto di finire in Paradiso e si fa saltare in un ristorante o di un vescovo che impedisce a una bambina rimasta incinta dopo essere stata stuprata, di abortire. In nome di Dio si sono stati compiuti atti orrendi. E quando l’uomo perde, Dio non vince.”
► SCELTI DA VOI
Il consiglio della settimana è di Giusy: «Vi consiglio Bussola di Mathias Enard (traduzione di Yasmina Mélaouah, edizioni e/o) per la bellezza e per capire l’incomprensione e l’amore sotteso tra oriente e occidente».
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2 comments
Proposte interessanti non solo per le trame.
Il primo l’ho osservato a lungo pensando di regalarlo a mio nipote che tra l’altro si chiama Giovanni e da lettore forte, ha 10 anni, sta diventando lettore monotematico, legge infatti solo una serie di libri sul calcio (Le cipolline), io gli sto molto dietro, sono la zia dei libri, e combatto anche con gli obblighi scolastici che includono libri piuttosto datati e secondo me molto poco stimolanti per le vacanze.
Il terzo è un self! Quindi hai trovato qualcosa di autopubblicato meritevole, forse un titolo colpito da cecità editoriale.
Le cipolline!? Devo documentarmi subito!
E per il self: Barbara è una ottima giornalista. Molto seria. E scrive cose che spiccano. Se ti interessano le news dal mondo, seguila su Radio Bullets, lei e le sue colleghe fanno un lavoro egregio.
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