È tanto tanto felice Ari. Così ripete, in modo meccanico a chi glielo chiede. Ed è invece tanto tanto arrabbiata Ari. Eppure quando ne parla con Paul, suo marito, concordano: “È un bravo bambino, un buffo solare amore di bambino. Ha quel modo di sorriderci, quel piccolo ghigno, furbo. Lo adoriamo. Oh sì che lo adoriamo. Siamo felici. Siamo fortunati. Siamo siamo siamo siamo”.
Eh già. È passato un anno da quando è nato Walker e Ari si aggira ancora in pigiama per casa, si trascina insieme con la sua tesi di dottorato che fa la muffa dentro al pc. Perché cosa fanno i genitori? Diventano bravi, ce la fanno a gestire i cambiamenti o non fanno alto che abituarsi?
Era depressa Ari. Lo è anche adesso? O è solo il sonno? Solo la fatica. È che “I libri sui neonati non dicono niente in proposito. Giorni che diventano notti che diventano giorni che diventano notti. Non lo dicono nei libri!”
Ed è dura se il massimo che riesci a fare è lavarti, ogni tanto, mantenere la casa un minimo in ordine, preparare da mangiare. Niente altro. La verità? “è un bambino fantastico, un piccolo umano simpatico, però è ancora un bambino e anche i migliori sono dittatori narcisi bastardi fascisti e tirannici”.
Allora prova a farsi aiutare Ari. Gruppi di aiuto soprattutto i farmaci non li vuole (ci ha già provato in passato e non le va di vivere “sedata”). Posti in cui parlare del parto, per esempio, un cesareo che ha subito come una violenza con altre donne che hanno subito altre violenze e adesso gestiscono altre infelicità.
Ma ecco che incappa in Mina Morris ex-star delle Misogynist, una girl band di fine anni Ottanta. Ruvida, stravagante e decisamente incinta. Ed è da questo incontro magnetico e dalla loro differenza – che a tratti attrae e a tratti respinge – che accadrà qualcosa nella sua vita (e di sicuro anche in quella dei lettori).
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