L’ultimo libro della scrittrice Valeria Parrella, più che un inno divertito al sesso libero e al desiderio, pare una indagine Istat sull’occupazione maschile.
C’è una nonna che, per quattro anni, “con una pazienza che oggi sarebbe patologica” acquista i fascicoli settimanali dell’Enciclopedia della donna – Grande enciclopedia di nozioni pratiche e di cultura generale per la donna. Obiettivo? Regalare alla figlia questo “prezioso vademecum” che contiene tutto ma proprio tutto quello che una buona donna di casa dovrebbe sapere. “Le manca un unico argomento e in toto. Dall’alpha all’omega di un unico argomento che riguarda intimamente la donna e che nell’Enciclopedia non viene mai affrontato: la fica.”
Comincia da qui l’ultimo romanzo di Valeria Parrella Enciclopedia della donna. Aggiornamento. Alla protagonista, la cinquantatreenne Amanda, toccherebbe quindi un compito non da poco, colmare questo spazio vuoto. Il condizionale è d’obbligo perché Amanda è lacunosa e parziale per il semplice fatto d’essere una.
Docente di architettura – che è pratico, pare, per avere una vita sessuale spassosa – è stata sposata ha due figli, gemelli, e una tendenza a non sottrarsi agli incontri sessuali: “Il sesso lo attivo o lo disattivo se voglio o non voglio divertirmi, oppure accetto che si insinui in me divertendomi, che mi raggiunga. Se è il momento si fa, e per fortuna dell’umanità è spesso il momento”.
Non ci sono sfumature nel punto di vista di Amanda: le persone sono scopabili o non lo sono. Basta uno sguardo entrando in una stanza. Di sé dice “non sono un uomo, non sono neppure una donna mascolina. Io sono proprio una donna donna, femmina”. “Ah, ho un vantaggio e uno svantaggio: non sono bionda, e di quello che preferiscono gli uomini non me ne frega niente.”
Quindi, segnatevelo, divertirsi – sempre – e fottersene di quello che preferiscono gli uomini (o i maschi?) nominati spesso ma piuttosto assenti (a parte un nonno romantico e qualche esemplare compagno di copula) e ci sta, visto che l’aggiornamento è “sulla fica”, non sul cazzo.
La Parrella, in realtà, più che di sesso parla di lavoro, visto che per scopare decentemente – pare – tutto dipende dall’impiego del maschio. Scopriamo infatti che i professionisti hanno un certo problema di ego che nell’accoppiamento non aiuta. “Che gli uomini di cultura nel sesso sono starati: o troppo romantici o troppo spacconi o troppo mistici”. E poi: “Preferisco i camerieri. Perché hanno interiorizzato il galateo ma non ne fanno una questione di principio”. E ancora: “La manovalanza e i colletti bianchi sono di gran lunga da preferire ai professori universitari, ricercatori, associati, o ordinari. Agli intellettuali in generale, e soprattutto agli artisti, agli scrittori, ai registi. Non ho casistica sui giornalisti, ma conto di farmela. Un impiegato di quarto livello contratto del commercio ha le spalle larghe e solidissime e ha chiaro in testa questo: si scopa per scopare”.
Quindi, donne, se potete: concentratevi sugli impiegati e sugli uomini con “lo sguardo sorridente di chi, nella vita, ha fatto l’amore quasi tutte le volte che voleva (…) quel ‘quasi’ è importantissimo: perché nel ‘quasi’ c’è quello che ancora manca, ci sono io”.
E via così, di rivelazione in rivelazione, si legge il libro a caccia di un’idea, di un segno che ci dia il senso dell’operazione stessa. E ci si interroga: nel 2017 dobbiamo ribadire alle donne che possono praticare sesso senza raccontarsi la frottola dell’amore? Che possono scopare e basta? C’è ancora imbarazzo a trattare certi temi? Forse.
Il problema è che le lezioni di Amanda non divertono granché, sarà che il sesso è meglio farlo che praticarlo per interposta persona, né illuminano territori oscuri. Il problema è dimostrare la tesi della libertà sessuale della donna passando sul cadavere dell’uomo. Perché, invece di una allegria travolgente, serpeggia tra le pagine un certo nervosismo. Una insofferenza per tutti questi maschi che proprio non vogliono capirlo che (anche) le donne vogliono scopare e basta. “A me di rammendare un uomo sbrindellato non me ne importa nulla: io abbatto i feriti appena li vedo”.
Guai a trovarsi nella sua traiettoria quindi! Perché anche se la Parrella li definisce un corredo – nel senso letterale, quindi qualcosa di prezioso – paiono più biancheria usa e getta. Altro che la Separazione del maschio di Francesco Piccolo – citato peraltro nel testo – che se la cava alla grande con il pubblico femminile dicendo sì, certo, noi uomini siamo traditori seriali ma voi, donne, siete le nostre dee. Qui i maschi son poveri cristi che hanno perduto i capelli o sono ingrassati, si innamorano a vanvera e si menano “il pesce” (sic) al momento sbagliato. Perché “non c’è nulla da cavare da questi qui e non è colpa loro. Fa parte della loro natura, sono il sesso debole”.
E quelli bravi? Ci sono ma tocca avere una bella botta di fortuna. “Ci vuole uno che scopi in maniera naturale: esperto ma non meccanico”. Ma guai, uomini, a regalare lingerie o a perdere tempo nei preliminari, guai a cucinare qualcosa, guai! Si deve scopare. Punto.
Sulle parole ci sarebbe parecchio da dire. Dal bisogno (quasi bambino) di dimostrare che le donne libere parlano “sporco” e allora il jolly è sempre uno: la “fica”. All’uso dell’inglese che rende Amanda molto business-woman-del-sesso con le sue short list (qui ci vanno i maschi del corredo più recente) e l’annoso problema della gestione dell’overbooking.
Ma alla fine il senso del libro qual è? L’idea? La rivelazione dove sta? “L’unico modo onesto di avere uomo etero per amico è non avere mai pensato di andarci a letto (…) il pesce è una cosa, l’amicizia è un’altra” che ricorda un po’ Harry ti presento Sally in versione kitsch solo che quella era avanguardia e questo sembra un déjà-vu.
Enciclopedia della donna. Aggiornamento, Valeria Parrella, Einaudi, p. 119