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milk and honey, Rupi Kaur, traduzione di Alessandro Storti, tre60
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Milk and honey – Rupi Kaur

Rupi Kaur ha iniziato il suo percorso attraverso le immagini. Dipinge, disegna, e come sua madre ama l’arte. Non è strano che sia diventata (anche) una poetessa, visto che gli strumenti comunicativi della poesia sono proprio le parole e, grazie ai loro “incastri”, le immagini che sanno evocare.

Indiana, classe 1992, quando aveva 4 anni si è trasferita con la propria famiglia dal Punjab a Toronto. Vita dura, soldi pochi, privazioni molte. Non sono mancate le umiliazioni e le difficoltà: per il colore della propria pelle, per la difficoltà a comunicare in una lingua estranea. Sottrazioni che però hanno fornito spunti e temi su cui riflettere e che sono diventati argomenti da condividere.

Inizia infatti a postare i propri lavori – versi e illustrazioni – sui social. I follower le chiedono dove possono comprare il suo libro ma il libro (ancora) non c’è. Così decide di autoprodurre milk and honey, senza maiuscole come accade nel gurmukhi la sua prima lingua (ma il bisogno di uguaglianza e simmetria non riguarda soltanto l’alfabeto).

Il libro ha successo, diventa bestseller su Amazon, presto arriva un agente (Suzanne Brandreth della Cooke Agency) e l’editore (Andrews McMeel). Vende milioni di copie, è nella lista dei bestseller del New York Times, viene tradotta il 27 Paesi…

Per spiegarvi questo libro farei prima a sedermi e cominciare a leggervelo.

se avessi saputo
com’è fatta una cosa sicura
avrei passato
meno tempo a cadere tra
braccia che non lo erano

In effetti, se lo sfogliate, sulle prime potrebbe sembrarvi una raccolta di poesie. No, non lo è. Sì, ci sono anche dei racconti ma non è neppure una raccolta di short story. È una performance artistica che tiene insieme più linguaggi e sguardi e lo fa con due strumenti: le parole e le immagini perché l’autrice scrive e l’autrice disegna.

È una storia in quattro atti che parla di dolore, ferite, di perdite e assenze e, alla fine, di rinascita. I temi affrontati? Dal rapporto con la propria famiglia (il padre soprattutto), al ruolo della donna, passando per l’amore, l’eros vero e proprio, il rapporto con il corpo, con i corpi, il dolore nel senso di frattura, ciò che si prova quando qualcosa si spezza (un rapporto che si conclude, il bisogno di recidere un legame) e poi la risalita che porta al cambiamento, cambia la pelle, si rimargina, cambiamo noi quando affrontiamo un processo di guarigione.

le nostre schiene
raccontano storie
che nessun
dorso di libro
regge

– donne di colore

Il pregio di questa raccolta? Portare sulla pagina ciò che proviamo, ciò che viviamo e nascondiamo dentro di noi e farlo con assoluta levità. Una mano tesa verso il lettore, sono parole che invitano e includono. Non si legge la storia dell’autirce si rintraccia la propria.

È un dialogo riuscito tra parole e immagini. Ci sono passaggi da leggere e rileggere, affilati per quanto sanno entrarci dentro e descrivere certi nostri stati d’animo e momenti meno convincenti quasi “bambini” ma che creano un chiaroscuro affascinante.

m’hai toccata
senza neanche
toccarmi

Un andamento per così dire ondivago, in parte forse anche dovuto all’assemblaggio di tutto il materiale prodotto dall’autrice che rende la raccolta fisiologicamente discontinua. Il prossimo libro è però in arrivo, scopriremo se l’autrice vorrà intraprendere un percorso tematico più definito e saprà sottrarre con cura.

Piace ed emoziona, però, che il bestseller del momento sia un libro di poesie di una autrice di 24 anni.

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