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Tempo di Libri 20017
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Tempo di Libri 2017 e di riflessioni

Inaugurata mercoledì 19, si è appena conclusa Tempo di Libri 2017, la fiera dell’editoria italiana che si è svolta nei padiglioni di Fiera Milano Rho. Come è andata?

E si chiude. Oggi era l’ultimo giorno di Tempo di Libri 2017, neonata fiera dell’editoria.

Come è andata Tempo di Libri 2017, la prima edizione della fiera dell’editoria milanese?

Difficile saperlo, se non ci siete stati, perché sui media e sui social o si minimizzava (ah, i soliti polemici/disfattisti/rosiconi) o si esultava (oggi meglio! c’era pubblico! wow!).

Di sicuro si è trattato di una Prima nata nel segno delle polemiche. La fiera milanese è stata percepita dal sistema solareditoriale come uno sgambetto al Salone di Torino con tanto di #TeamSpocchia (organizzatori, Aie, istituzioni e tutti quelli che “noi lo facciamo meglio gne gne”).

Spocchia che ha portato a definire “fiera dell’editoria italiana” un evento con i big ma senza la maggior parte delle case editrici piccole e medie (però non mancavano gli editori a pagamento).

Dicevamo, come è andata?

Rispondiamo subito agli illuminati che zittiscono qualsiasi critica definendola polemica. Di solito sono quelli che “fanno cose” a ogni fiera/salone/evento/trastullo e per continuare a “fare cose” a ogni fiera/salone/evento/trastullo non ne dicono mai male, dimenticandosi che se ti interessa il destino di una manifestazione fai il punto su quello che ha funzionato e soprattutto su quello che invece richiederà una vigorosa aggiustata.

Tempo di libri di Milano, foto stand
Tempo di libri di Milano, foto stand

Tempo di Libri 2017 ha dalla sua uno spazio espositivo splendido. I due padiglioni contigui sono pratici da visitare. Per il milanese tipo la fiera sta più o meno in provincia di Plutone ma in realtà ci si arriva comodamente sia con la metropolitana sia con il passante ferroviario. Certo, la sera se stai qui sei fuori dal mondo e questo pesa un po’.

Ma, ripeto, come è andata?

I primi tre giorni sono stati uno strazio. Che qualcosa non stesse funzionando a dovere si è capito già il pomeriggio di giovedì. L’ufficio stampa della manifestazione ha informato tutti dell’introduzione del “biglietto ridotto a 5 euro”. Una buona idea se la si lancia mesi prima, in corsa rimane una ottima notizia per i visitatori ma ci dice pure che l’affluenza era così bassa da dover correre ai ripari.

Leggendo i giornali il venerdì si sarebbero visti “corridoi animati”. Io c’ero. Sono arrivata all’apertura e ho fatto chiusura. E posso dirvi che mentre i primi due giorni ci si poteva contare, venerdì sono apparse forme di vita tra gli stand, anche se l’inizio giornata è stato vagamente apocalittico: incidente in tangenziale con coda interminabile e guasto sulla metropolitana. Il che ha determinato una serie di eventi cancellati (mancavano i relatori). L’incubo cancellazioni peraltro si è ripetuto – autori mai giunti e altre amenità, ma succede in ogni kermesse – più qualche avventura kafkiana (vedi l’editore che non ha lo stand, i suoi autori fanno degli eventi ma non si possono vendere i libri).

Qualche incontro aveva anche un discreto pubblico per esempio quello de La lettura con Teresa Ciabatti, Fabio Genovesi, Maurizio De Giovanni e Vanni Santoni. Che poi ci fossero quasi tutti i giornalisti del quotidiano, poco conta. C’erano. Nei giorni precedenti il “deserto” di presenze era tale che, quando si è visto il pubblico è girata la notizia che alcuni gruppi di ragazzini fossero stati chiamati per fare la claque e colmare il vuoto.

Sabato e domenica qualcuno in più è arrivato. Domenica soprattutto. Ma come ha detto con grande eleganza la sindaca di Torino Chiara Appendino: «Una fiera non si misura dagli spettatori».

La questione infatti non sono i numeri, anche se le 80-70mila presenze (questi i dati appena dichiarati ma non ancora ufficiali) stanno tra la fantascienza e il comico involontario. Cioè è comico pensare che qualcuno di noi dotato di occhi possa credere a questi numeri.

La questione comunque è la qualità. Sono le idee. L’originalità di un grande evento in un Paese pieno di grandi eventi – Solo a Milano: BookPride, #ioleggoperché, BookCity – fatti non si sa bene per chi, visto che i lettori latitano. E come ce lo porti un non-lettore a una fiera di libri?

Non lo so, però questa è la domanda. Comunque pollice alto a tutti gli incontri legati al contemporaneo, quelli con più autori coinvolti che non parlano (solo) dei propri libri ma si confrontano su temi stimolanti e, forse, fanno venir voglia di leggere ciò che hanno scritto. Pollice alto per i “dialoghi impossibili” dalle sedute spiritiche di Michela Murgia alle chiacchierate su Totò di Sergio Rubini e Diego De Silva; per le letture di Shining di Filippo Timi (con un look e-s-a-g-e-r-a-t-o). Chiara Valerio ci aveva promesso che non sarebbe stata una fiera di presentazioni, io ne ho viste ancora troppe.

Tempo di libri 2017, foto stand
Tempo di libri 2017, foto stand

Pollice alto per gli incontri professionali. Perché una fiera per chi lavora nel settore deve essere un momento per fare il punto e imparare. Per prendere appunti, capire e scoprire ciò che non sa. Di cose buone ne ho sentite ma ho pure visto gente “autorevole” parlare dei problemi di una professione, del marketing, di margini e soluzioni con un pressapochismo che manco all’autogrill davanti a un Camogli. Se volete parlare, signori, preparatevi almeno due dati. Grazie.

Chi c’era a Tempo di Libri?

Alla rinfusa quelli che abbiamo intercettato: i big dell’editoria, il Libraccio, le proposte pop, i fumetti, i libri a basso costo, Cannavacciuolo e la cucina (anche se la sezione dedicata agli show coking era abbastanza contenuta), Geromino Stilton e poi Saviano, Francesco Gabbani, Claudio Bisio, Concita De Gregorio, la Pina, Chiara Gamberale, Luis Sepulveda, Sophie Kinsella, Luca Argentero, Sofia Viscardi, Zerocalcare, Daria Bignardi, Licia Troisi, Caterina Balivo, Marco Malvaldi, Carlo Lucarelli, Vladimir Luxuria, Melania Mazzucco, Margaret Mazzantini, Alessandro Cecchi-Paone Walter Siti e Michela Marzano (che ormai sono un duo perfetto), Michela Murgia, Chiara Valerio, Chiara Valerio, Michela Murgia, Chiara Valerio e Michela Murgia.

Chi non c’era? Parecchi visitatori. Ma voi lo avete chiesto ai non addetti ai lavori o ai non lettori accaniti se fossero informati della fiera? In effetti chi non legge i quotidiani – Giornale, Corriere, Repubblica, La Stampa ne hanno parlato fino alla nausea – forse poteva non saperne granché. Sui social che frequento io la fiera latitava. Andate sulla pagina Facebook di Tempo di Libri 2017. I 25.000 mi piace si traducono in 4-30 like a post. Aiuto.

Incomprensibile Fuori Tempo di Libri che avrebbe dovuto animare la città ma ha proposto incontri (per lo più presentazioni, avanguardia pura) che avevano luogo a fiera aperta ed eventi serali di cui nessuno sapeva nulla.

Comunque si pensa già al 2018 senza però annunciare le date. Il sindaco Sala dichiara che sarà sempre un evento primaverile ma noi ci auguriamo che non sia collocato tra Pasqua e il 25 aprile, anche perché va bene la spocchia da bauscia ma tenere presenti le abitudini delle persone per cui fai un evento non sarebbe male. Da correggere anche gli orari, dicono.

Insomma tutto si riduce in un problema di timing. Io ragionerei di più sul valore degli espositori, sulla comunicazione e sul numero di eventi proposti. Altrimenti tempi duri per i libri.

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5 comments

Marcello 23/04/2017 at 19:59

Intanto un grandissimo grazie per il resoconto. Che per un codardo come me è una gran bella cosa. L’idea d’essermi perso un evento riuscitissimo mi avrebbe roso alquanto.
Perché non sono andato, sebbene da Bologna non fosse un gran viaggio? Forse per saltare la prima, che è sempre un’incognita, e rimandare alla prossima, che se si farà già dirà tanto. Forse perché qualcosa è mancato nell’ispirare all’impegno di tempo e denaro. Insomma, viltà mia certamente, ma anche qualche deficit organizzativo/comunicativo lo metterei in conto (un programma indisponibile a dieci giorni dall’evento…). Magari, per come s’è svolta tutta la faccenda non poteva essere altrimenti. Vedremo come andrà a Torino e che accadrà l’anno venturo. Credo sia chiaro a tutti che qualcosa dovrà essere aggiustato. O cancellato e riunito. Poi se i budget consentono di proseguire così, perché no? Nemmeno la ressa è il massimo della vita.

Angela 24/04/2017 at 08:55

Anche se non sono del settore, ma semplice lettrice curiosa devo dire che incornicerei questo post! Senza esserci stata ho un’idea limpida dell’evento, confermato anche da qualche social tra chi mostrava il deserto e chi ne parlava con entusiasmo come se fosse una fiera riuscita stando ben attento a non far vedere i corridoi ma solo i libri in vendita. Mi è parso triste e almeno questa lettura mi ha fatto stampare un sorriso tra l’amarezza.
Uniti per fare poche cose per bene mai?

El Cugino del P 24/04/2017 at 09:33

Segnalo un punto di vista indulgente wittgenstein.it/2017/04/23/tempo-di-libri-bilancio/

Chiara Beretta Mazzotta 24/04/2017 at 13:42

Non trovo la mia categoria. Tizia che lavora nel settore e non è stipendiata né da Tdl né dal Salone… no, non c’è. Giornalista che tenta di dare informazioni? No. Neppure.
Peccato.
Ma mi fermo subito al punto 1. Non si giudica niente dalla prima puntata.
Osantodiosantissimo. Quindi cosa facciamo, fingiamo che non ci sia stata? Quindi chi paga un biglietto, lavora nel settore, si prende una pozione per dimenticare e non rompere le tolle con la sua inutile opinione?!
Domanda: perché scrivere un pezzo sulla prima edizione di una fiera se non si può giudicare la prima puntata?
E perché leggerlo un pezzo se non si deve giudicarla?
Ho un caratteraccio. Lo so.

Barbara Businaro 24/04/2017 at 15:06

Ammetto che ci avevo fatto un pensiero, di prendere un treno e vedere finalmente una fiera di libri (mai stata al SalTo, sempre problemi logistici/tempistiche). Poi promettevano talmente tanto coinvolgimento social che ho pensato sarei riuscita a seguire qualcosa anche da qui… E invece non mi pare che su Twitter e Facebook ci fosse tutta questa presenza. E dei miei amici non-lettori nessuno ne sapeva niente, l’hanno percepita come una fiera per professionisti, il che dal punto di vista del marketing è stato un suicidio. Sul “non si giudica la prima” non sono d’accordo: questi erano i Big, giusto? Adesso non sono capaci loro di partire subito col piede giusto, che hanno capitali e risorse umane adeguate?

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