È un solitario Adelmo. La solitudine nel tempo, più che una scelta e una abitudine, è diventata una malattia. Non può più farne senza e così le persone si sono fatte minacciose. Presenze da tenere a debita distanza.
Adelmo Farandola si è convinto da un pezzo che se qualcosa non va nella sua testa è per via di quegli anni passati sotto i cavi dell’elettrodotto. Sono matto, sono matto, si ripete allora, senza enfasi però, come fosse una normale constatazione, perché a qualcuno quei cavi dovevano pur toccare, e sono toccati a lui.
– Sono matto? – chiede anche al cane.
– Diciamo un po’ strano, sì.
È pazzo Adelmo? No, è un uomo che ha toccato la pace in Terra. La pace dei monti, della natura, della pietra e della neve.
E quale contrappasso può spettare a un montanaro burbero e asociale? Inciampare in delle esistenze (e non solo) che non ne vogliono sapere di lasciarlo stare. Un guardiacaccia, per esempio. E pure un cane che, alla fine, diventa un compagno e qualcuno con cui parlare (e che risponde!). E poi c’è un piede, quel piede sbucato al disgelo… Per tutti i lettori che vogliono fare i conti con i propri lati bui e sconfiggere le solitudini.