Si parla spesso di selfpublishing o di libri autopubblicati ma sappiamo davvero di cosa si tratta? E chi li legge i testi “fai da te”?
Sembrerebbe una domanda semplice ma basta chiedere in giro per capire che il fenomeno non è facile da inquadrare. Anche perché riguarda soprattutto gli ebook, un formato non troppo amato la cui fruizione per tanti è ancora sconosciuta.
→ Molti confondono il selfpublishing con l’Eap
Nel primo caso abbiamo un autore che decide di mettersi in vendita e arrivare ai lettori senza il filtro di un editore, nel secondo abbiamo un autore che si avvale di un editore a pagamento, cioè sborsa migliaia di euro per essere “pubblicato”.
Spesso gli stessi autori indie non sanno bene chi sono! Autopubblicare vuol dire rendersi pubblici. Quindi essere in vendita. Non “pubblicare” nel senso editoriale: cioè essere stati valutati e scelti da una casa editrice (che ci mette i denari). Non si tratta di autori di serie A o B. Sono due percorsi distinti.
→ Autopubblicare è sinonimo di digitale
La maggior parte degli autori indie inizia dall’ebook e solo in un secondo tempo decide di allargare l’offerta rendendo disponibile anche la versione cartacea (print on demand/print on sale). Lo fa quando realizza che quello degli ebook è ancora un mercato di nicchia.
Una indagine di Nielsen (Consumer book buying, in digital and print) svolta su un campione rappresentativo di 2mila individui, di età compresa tra i 18 e i 64 anni si chiede: il lettore, quando acquista con un clic, cosa compra?
- Nel 59% dei casi sceglie il cartaceo.
- Nel 38% sceglie entrambi i formati.
- Solo il 3% degli acquirenti opta esclusivamente per l’ebook. A questi dati va aggiunta la percentuale di lettori (8%) che online scarica ebook gratuiti.
- Quindi i lettori di digitale, complessivamente, si assestano al 49%.
→ Dove si acquistano i libri?
L’indagine parla di clic, quindi indaga il comportamento dei lettori in rete. E i testi autopubblicati è qui che si trovano. Solo che gli italiani non amano ancora troppo fare certi acquisti on line.
Secondo i dati Nielsen per Aie il 72,2% degli acquisti avviene ancora in libreria soprattutto in quelle di catena (che raggiungono quota 41,2%), nelle indipendenti nel 31%. Gli store online, contando anche le vendite ebook, pesano il 13,9% (tanto quanto la grande distribuzione).
→ Il nemico digitale
C’è ancora tra i lettori una certa ostilità nei confronti del digitale. Basta dire ebook e qualcuno ribatterà: “Ah ma il profumo della carta…”. Si è ancora vittima di un cliché: tradizione, antico, naturale, sano, romantico versus moderno, tecnologico, digitale, freddo, spoetizzante (leggete #Luminol di Mafe De Baggis, Informant).
Il secondo preconcetto difficile da scardinare è che ci sia una guerra tra cartaceo ed ebook: il lettore sente minacciato il libro e quindi vede il digitale come un nemico, come se un formato dovesse escludere l’altro. Il digitale è solo un altro modo per fruire i contenuti.
→ Trasmettere il valore di un ebook
L’editoria con il suo operato comunica ai lettori il valore di un testo digitale. Solo che:
- alcuni editori non hanno un catalogo digitale.
- Alcuni editori trattano gli ebook alla stregua dei paperback (e li fanno uscire oltre un anno dopo la pubblicazione del cartaceo).
- Mantengono i prezzi alti per favorire il cartaceo.
L’editoria considera il digitale di serie B, meglio, lo ritiene un investimento a perdere. Così facendo comunica ai lettori che gli ebook sono un sottoprodotto. Inoltre la variabilità di prezzi crea confusione e impedisce di attribuire il giusto valore economico di un contenuto veicolato tramite questo formato.
I giornali dal canto loro non aiutano. Quando viene segnalata la versione digitale di un titolo è già un lusso e raramente vengono recensiti i soli ebook.
→ Come si legge un ebook?
L’ostilità e lo scarso utilizzo derivano anche da una mancanza di conoscenza. Molti utenti non sanno come si fruisce un ebook né dove si compra. Molti pensano sia oneroso e che per farlo serva per forza un ereader. Non conoscono le app da utilizzare sui vari device (smartphone e tablet) né che si possono leggere anche sul pc.
→ Quindi?
Date le premesse, se vi dicessi che nella maggior parte dei casi i lettori non distinguono un testo selfpublished da uno pubblicato tradizionalmente, forse non vi stupireste… in effetti i migliori conoscitori di testi autopubblicati sono proprio gli autori che sono ricorsi al self. Ma da qui a leggerli, ne passa.
Per i professionisti del settore la autopubblicazione è sinonimo di scarsa qualità e mancanza di professionalità. Pessima impaginazione, testo illeggibile, non giustificato, refusi, errori grammaticali, storie senza capo né coda.
I lettori in molti casi sono diffidenti perché ritengono che, se un autore ha talento, prima o poi gli verrà riconosciuto da un editore tradizionale. La mancanza di pazienza, una certa dose di egocentrismo spingerebbero quindi verso la “scorciatoia” del self.
Quelli che non solo conoscono il fenomeno ma hanno sfogliato, virtualmente e non, qualche testo nel mare magnum di proposte mi hanno detto di aver trovato perlopiù testi illeggibili. E anche se chiudono un occhio per errori e impaginazione “creativa”, si lamentano per lo spam e i prezzi dati a casaccio. In entrambi i casi una mancanza di rispetto nei confronti del lettore.
Dal canto mio posso dirvi che BookBlister non fa alcuna distinzione tra autori self e pubblicati tradizionalmente, gli interessano i contenuti. Però lo confesso: finora ho trovato storie interessanti ma illeggibili o non-storie scritte però in italiano corretto.
Molto meglio le inchieste, i saggi, i manuali… spesso sono giornalisti, professori, esperti in qualche settore che uniscono alle proprie competenze una buona padronanza della lingua e pazienza se la copertina non è un granché!
Come sempre, se conoscete qualche selfpublisher di qualità, se leggete libri autoprodotti, se ne ignoravate l’esistenza… ditemi la vostra nei commenti.
12 comments
Ah, il profumo della carta…economica stantia, che macera già nemmeno dopo un anno di luce e polvere! 😀
Io prediligo il cartaceo, solo perchè un libro è anche un oggetto-ricordo, perchè certe copertine mi ipnotizzano e perchè dopo 10 ore di computer gli aggeggi digitali li farei volare in giardino.
Però da quando ho installato l’app kindle sul telefono la coda alle Poste, dal dentista, dal medico, dal meccanico non mi pesa più. Ho comperato un paio di libri in ebook, di amici fidati, autopubblicati. Loro scrivono bene, si sente comunque la mancanza di un editor professionista in alcuni punti, ma se la sono cavata egregiamente. Consideriamo però che gestiscono blog da almeno un quinquennio, con un discreto pubblico.
Spidocchio il catalogo Amazon da Hundredzeros, dove ci sono gli ebook a zero euro (preparatevi al peggio) ma anche gli estratti/anteprime di libri di case editrici tradizionali (e questo lo trovo comodo: se mi piace l’estratto, che leggo da kindle e non da sito Amazon, proseguo acquistando il resto).
Però c’è tanta fuffa là in mezzo. Se da una parte le case editrici bloccano molti bei lavori a prescindere (ultimamente giocano facile prediligendo gli esordienti che già si presentano con un seguito “social” e quindi vendite sicure – vedi ultime uscite questa settimana di Mondazzoli 😉 ), dall’altra è fin troppo facile pubblicare un ebook in rete e quindi passa di tutto.
Ah sì, tanta fuffa, ma è normale è un calderone senza regole, lentamente si formeranno dei filtri. E il calderone sarà un po’ setacciato.
Ma il calderone a mio avviso costringerà gli editori a riconsiderare il digitale. Non saranno forse fenomeni italiani ma potrebbero venire da fuori… vedremo.
Comunque bisogna prendere meglio le misure. E come dico sempre: ognuno fruisce il contenuto il modo in cui preferisce.
La mia impressione è che ancora nel mondo dell’editoria si faccia fatica a valorizzare il contenuto di un libro, preferendo la via più semplice della valorizzazione del contenitore. La carta in questo senso è un mezzo più flessibile perché consente una maggiore customizzazione. Le copertine degli e-book sono statiche, piatte e non motivano all’acquisto, al contrario dei libri cartacei. I comportamenti di acquisto di fronte ad un libro con copertina cartonata, scritte in rilievo ed un buon numero di pagine stampate su carta bianca immacolata cambiano sensibilmente di fronte alla versione dello stesso in formato e-book. E’ come se il valore di quei 10, 20, 30 Euro dipendesse non tanto da quello che c’è scritto dentro quanto piuttosto dal prestigio dell’incarto. Il problema insomma è che si continua a comperare libri come si comperano le mele al supermercato: non avendo la possibilità di assaggiarle finiamo sempre con acquistare le mele più rosse, più lucide e più grosse. E magari anche le più insipide.
Ah sì, il contenitore vampirizza il contenuto. Basta ricordare il temibile hashtag #unlibroèunlibro, temibile perché i lettori si sono spesi e poi hanno speso pure per comprare ebook a prezzi altini… ma sarebbe comunque dovuto essere #uncontenutoèuncontenuto. Un libro non è un ebook e viceversa.
Noi sbagliato a giudicare e scegliamo le mele che ci paiono migliori e gli editori vogliono proprio questo ché, conti alla mano, le mele di pixel son marce! 😉
Io compro ebook, in genere in offerta, in casi rari a prezzo pieno. Non ho mai scaricato un libro autopubblicato, neppure se gratuito o a 0.99 . Il motivo è semplice: ho tantissimi libri che voglio leggere e dei quali mi hanno parlato bene, che non ho voglia di sperimentare qualcosa che, nell’ 80% dei casi, non mi piacerà. Ritengo il filtro dell’editore molto importante, per questo sono disposta a pagare per la qualità.
Infine un appunto sull’ebook. L’unica cosa che mi manca é la copertina. Vorrei che fosse colorata e facilmente reperibile sfogliando un ebook. Che ci fosse un richiamo in ogni punto del libro. Quando penso a un libro cartaceo che ho letto, la prima immagine che mi sovviene é quella della copertina. Cosa che si perde completamente leggendo ebook.
COSA NE PENSo io DEI LIBRI AUTOPUBBLICATI?
Nulla.
Per me la pubblicazione d’un libro è un processo lungo, complicato, faticoso, bello e senza un editore vero, un editore capace di fare con l’autore lo stesso percorso di fatiche, la pubblicazione semplicemente non esiste.
Un libro, se autopubblicato, io non lo cerco né tanto meno lo leggo.
Nulla, appunto…
El
Posizione comprensibile. Anche se ci sono testi interessanti. Saggistica, manuali, approfondimento giornalistico… La guerra dentro do Barbara Schiavulli ne è un esempio.
Quindi la pubblicazione (nel senso di esistere per un pubblico) esiste eccome. Non esiste l’editore.
Compro sia ebook che cartaceo ..perché la carta vince sempre… ma per una lettrice cronica come me dovrei accendere un mutuo..e considerando che ho trovato validi libri e validissimi autori nel self..credo che l’idea di “questo contenitore ” non sia affatto male…se si pensa addirittura che il futuro sia questo anche se un po’ triste. .Detto ciò i è stato chiesto di dare una dritta..e liberamente ve la do…proprio per qusnto riguarda un autore Self, i suoi libri mi hanno colpito, sono quelli in cui ci lasci un pezzetto di cuore, il suo modo di scrivere mi ha sorpreso e difficilmente quando mi innamoro di un autore lo lascio andare.Parlo di SpicyPepper del quale si sa poco..E la sua trilogia è “Maledett me”: maledetta fantasia, maledetta realtà e maledetta verità in prossima uscita. Perdetevi tra le righe..perché “i libri risvegliano I sensi ” .
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Grazie Claudia,
adesso vado a sbirciare. E qui sappi che siamo amici dei contenuti, in ogni forma!
Chiara
Ciao, mi sono autopubblicata su Amazon.it a fine luglio 2015 al prezzo minimo concesso, ovvero 0,99 euro. Non ho pubblicizzato l’ebook in alcun modo, non l’ho spammato neanche tra i parenti, e ho utilizzato soltanto la promozione di offerta gratuita per cinque giorni prevista dalla piattaforma. Durante questi cinque giorni il mio libro è entrato nella classifica “top 100 gratuiti” ed è stato scaricato da un centinaio di persone. Terminata la promozione è purtroppo tornato ad essere invisibile e ad oggi, dopo otto mesi dalla messa in vendita, nessuno ha ancora avuto la bontà di recensirlo.
La mia esperienza di autopubblicazione è quindi molto deludente purtroppo : (
Ho a che fare con il self-publishing sia per lavoro, sia come blogger. Devo dire che mi sono capitati tra le mani molti libri davvero belli: ben scritti, curati nella grafica, una trama incalzante. Dall’altra parte, purtroppo, ho avuto modo di leggere anche tanti scritti che solo lontanamente possono definirsi un romanzo: testo poco curato, trama incoerente, grafica zero. Purtroppo, il fatto che oggi, su Amazon (ma anche da altre parti), tutti possano autopubblicarsi, fa sì che tutti, appunto, scrivano. E si credano dei nuovi Manzoni, Dante Alighieri, etc. A mio avviso il self-publishing va preso come un investimento: occorre spendervi tempo e denaro. Conosco anche brave autrici che hanno iniziato da self e poi sono state pubblicate da case editrici. Tutto sta nella serietà con cui si intraprende questa “avventura”.
Interessante. La mia esperienza: dopo aver affidato il mio testo a professionisti per revisione, editing, revisione di bozze, etc, ho autopubblicato con Createspace (Amazon) per il cartaceo, e su altre piattaforme per l’Ebook.
Ho ordinato diverse copie (pagate €4 copie autore VS €12 prezzo di copertina) e nel giro di una settimana le ho ricevute a casa. Indubbiamente la qualità del prodotto mi sembra molto buona. Parlo dell’oggetto libro, quindi qualità di carta, copertina, impaginazione, rilegatura. Molto meglio di un editore piccolo (non a pagamento) al quale mi ero affidato per il romanzo precedente (refusi, pagine che si scollavano, etc). Ora, da qui a scalare la classifica dei best-seller di Amazon ne passa e forse ne venderò 15 copie. Ma si scrive per amore, per egocentrismo, per vedere un progetto iniziato e finito e condividerlo con i propri cari e possibilmente con estranei. Cioè, tra piccoli editore, editori a pagamento e i giganti inarrivabili, forse il Self-publishing si posiziona in un territorio he ha senso. Anche se, un sentimento di velata sconfitta e rassegnazione permane.
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