Il social reading e il social writing trasformano una esperienza solitaria in un rito collettivo da condividere in tempo reale.
Si scrive da soli, si legge da soli. Ne siete proprio certi? Ai tempi del digitale è possibile sudare sulle proprie storie insieme con i lettori e godersi un libro con chi condivide la nostra stessa passione.
Social reading e crowdreading sono infatti due modi di vivere social sia l’esperienza della fruizione di un testo sia quella della stesura. E non è necessario alcun e-reader basta una app da usare su tablet e smartphone o il computer.
Non parlo soltanto dei social come aNobii o Goodreads, e in parte anche Facebook e Twitter, che hanno riunito una grande comunità di lettori permettendogli di scambiarsi opinioni e recensioni – cosa che è sempre accaduta ma con modalità differenti – ma di realtà più evolute che permettono l’interazione in tempo reale.
Bookliners (da booklin che è una copia del testo fruibile in streaming), per esempio, è una start-up italiana che permette agli utenti di sfogliare gli ebook, inserire commenti testuali o multimediali. È invece tedesca Sobooks dove si possono acquistare gli ebook, scriverci sopra, lasciando pensieri e opinioni direttamente nei margini a disposizione dei prossimi lettori. Oppure Glose che è insieme una app di lettura e un ebookstore con un catalogo di oltre 300mila titoli dove si possono scegliere i propri “amici” in base ai gusti di lettura e alla loro “affidabilità” nelle recensioni. Lo stesso vale per Bookolico, solo che qui i libri non si comprano ma si fruiscono: è infatti la prima piattaforma italiana per la lettura in streaming. Ti abboni, leggi ciò che vuoi, segui editori e autori preferiti, condividi con gli amici i consigli.
Ma anche la scrittura di un libro si è fatta sociale. Il social writing si realizza attraverso piattaforme come Inkitt, Wattpad o WriteOn è l’autore a testare il proprio testo, modificandolo in base ai commenti e consigli dei lettori, trovando l’ispirazione e risolvendo blocchi creativi.
Con The iNCIPIT chi legge diventa egli stesso autore perché può indirizzare lo sviluppo della trama. 20lines permette, come dice il nome, di pubblicare brani di 20 righe, commentarli, ricevere opinioni e condividerli sui social.
L’innovazione? Consentire la condivisione di opinioni e idee prima che il testo sia effettivamente sul mercato. Permettere al lettore di partecipare alla fase di stesura può essere un buon modo per appassionarlo alla storia e non aumenta solo le possibilità che il libro pubblicato venga poi effettivamente acquistato ma orienta meglio le scelte: snobbare una storia che non ci piace sarà di certo più facile.
L’editore, dal canto suo, analizzando le reazioni dei lettori può avere maggiori garanzie sulle potenzialità editoriali di un titolo. Un colpo basso insomma all’immagine romantica dello scrittore talentuoso e solitario tutto, caffè, sigarette e nevrosi.
Diavolerie tecnologiche, solo un fenomeno marginale? Come sempre sono curiosa di sapere cosa ne pensate. Tenete però presente che le Cinquanta sfumature e After – Anna Todd, l’autrice lo ha scritto con il cellulare grazie a 5 milioni di commenti degli utenti! – sono solo alcuni dei tormentoni nati grazie al social writing. Sono nati qui e si sono (ahimé) moltiplicati in milioni e milioni di copie. Lettori avvisati…
6 comments
Penso che la rete dia il meglio di sè quando aggrega e rende possibile l’interazione con persone lontane che altrimenti rimarrebbero fuori dalla nostra portata, quando si sostituisce sul serio alla piazza, al bar, al cortile. Nei casi che citi lo fa e nel caso che ti racconto io, in breve, anche se meno noto, lo fa alla grande; da qualche settimana in un blog gestito da un amante della scrittura/libri si è dato il via ad “Acchiappami”: chi vuole invia la propria lettera di presentazione/sinossi del romanzo che ha nel cassetto e nel cuore, il blogger la pubblica e i lettori, tentando di entrare nella testa di un editor, cercano di capire se l’editor sarebbe attratto dalla proposta e indotto a leggere l’intero manoscritto. E’ diventato almeno per me un appuntamento interessante e pure utile.
E sulla lettura, guarda, leggere è stupendo, sì, ma parlarne poi a libro finito è come quando ti innamori e cerchi di far capire all’amica quanto il tipo, questa volta, sia davvero Mr Right (la figata sta nel fatto che il libro, passato il tempo, non può alla lunga diventare una noia, delusione, il suo valore rimane e magari si accresce pure, cosa che con i fidanzati, insomma). Con i nuovi mezzi raggiungi tante amiche alle quali dire “leggilo leggilo leggilo” oppure “evitalo evitalo evitalo”
Stop.
Social reading, una maniera per far sentire i lettori meno soli, adesso che si apprestano ad essere tutelati dal wwf quali animali in estinzione 😉
Social writing, in effetti potrebbe essere la nuova frontiera.
Nuova…alcuni romanzi del passato non sono nati pubblicandoli a puntate sui quotidiani domenicali? ed aggiustando il tiro via via? Cambia il supporto ma…
Ma sul social writing, l’editor ce lo mettiamo prima o dopo il rilascio agli utenti? 🙂
After non so, ma le 150 sfumature in realtà sarebbero nate quale fan-fiction di Twilight. In teoria Mr Grey è Edward il vampiro (bello, dannato, ricco, l’Audi R8 però è meglio della Volvo) e Anastasia è l’umana Bella (passo impedito, è gnocca ma non lo sa, nessuna predilezione particolare se non quella di attirare giovani miliardari).
Stando a quello che si racconta, l’autrice rilasciava i pezzi in un sito di sole fan-fiction twilightiane. Un social writing più “mirato”, che poi è stato estrapolato e per motivi di copyright rimaneggiato.
Un tempo avrei valutato negativamente le fan-fiction, ma poi ho scoperto di esser caduta nel tranello. In particolare posso vantare un “canon oc multimarket fanfic”
(e questa notizia nella stessa sera del rilascio di Twilight Life and death….che brutta settimana….)
soli is better
Oh, sì!
Se uno non ama starsene (anche) un po’ per i casi suoi, difficilmente va oltre un cinemino a due. Se uno non ama (quasi esclusivamente) starsene solo-soletto-isolato, difficilmente va oltre un post su Facebook… Ok?
Se non mi capite poi non venitemi a fare i professori con la Recherche e/o l’Ulysses, neh?! 😉
Neh!
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