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Sette brevi lezioni di fisica – Carlo Rovelli

Il nostro recensore atipico, © Aldo Costa, stavolta va a lezione con Einstein…

Soltanto perché passavo davanti alla biblioteca del paese, soltanto perché era sul tavolo delle novità e soltanto perché avevo una mano libera. Infine perché volevo capire il motivo di tanto successo.

Dico subito che non l’ho capito. Non solo il posto che ha occupato e occupa ancora in classifica, ma nemmeno il contenuto. Mi sono perso già alla seconda lezione e, se ti mancano le basi della meccanica quantistica, ditemi voi come si fa a penetrare nel mondo delle particelle elementari.

Ho apprezzato invece la prima lezione, quella sulla teoria della Relatività, soprattutto un passo in cui Rovelli esula dalla fisica per parlare delle persone. In particolare parla di Einstein e dice che da giovane, Albert era svogliato, indisciplinato e perdeva tempo. Ne approfitta per dire che i genitori degli adolescenti sbagliano quando cercano di riportare i figli sui binari della disciplina, poiché i ragazzi hanno bisogno di perdere anni luce di tempo per crescere bene e sani.

Mi ci sono ritrovato in pieno. La penso esattamente come lui. Come genitore, infatti, sbaglio alla grande nel senso indicato da Rovelli. Come figlio, invece, non ho sbagliato niente: il tempo che ho perso da giovane lo so solo io ma se è vero che l’universo è curvo, prima o poi lo ritroverò.

Sette brevi lezioni di fisica, Carlo Rovelli, Adelphi, p. 88, ebook

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9 comments

lita 10/08/2015 at 13:29

E quindi tutti lo comprano solo per quella prima lezione!

Chiara Beretta Mazzotta 10/08/2015 at 13:37

Ho un elenco di lettrici entusiaste per questo. Uno o due uomini freddini. E uno tiepidamente convinto. Ma la prima lezione, in effetti, mi pare che abbia travolto pure Aldo 😉

Barbara 12/08/2015 at 11:40

Ecco, mi ero ripromessa di darci un’occhiata. Adesso mi dite che di 7 lezioni, si e no che potrò capire una. Speravo di trovare un libro che mi spiegasse quanti sono questi quanti! 😉
…sul perdere tempo: durante l’Università ho perso molto tempo a leggere narrativa, in mezzo ai libri dei corsi ci tenevo un qualche romanzo BUR, nascosto come se fosse un giornaletto porno in mezzo al quotidiano. Analisi 1 non l’ho mai capita, ma Stendhal, Fitzgerald, Lawrence, Bulgakov, Dostoevskij, Zola, Austen eranno il mio pane…ne ho divorati tantissimi. Spero di essere ora alla curvatura.

A proposito di curvatura…o motori a curvatura, con reattori di materia/antimateria regolati a cristalli di dilitio.
Mettendo in moto la mia scarsa memoria, andando a vedere l’indice di queste sette lezioni, mi è venuto in mente di avere in libreria una chicca rara (trovabile solo nell’usato).
Lawrence M. Krauss, “La fisica di Star Trek”, edizioni TEA, 205 pagine, 1995 (prima edizione in Italia)
Traduzione di Libero Sosio, prefazione di (alzatevi in piedi) Stephen Hawking, nonchè ventidue illustrazioni.
Il dottor Spock che è qui da me per un caffè (pare che l’Arabica non mantenga molto bene il gusto con la moka nello spazio) ha notato una certa somiglianza tra gli indici dei due libri, nonchè le argomentazioni trattate. Secondo lui, queste Sette lezioni di fisica potrebbero essere considerate un aggiornamento de La fisica di Star Trek, alleggerita dei riferimenti alla nota serie televisiva/cinematografica.
Che invece a parer mio, rende la fisica molto più divertente.

L’irreale non esiste.
Prima legge della fisica di Kir-Kin-tha.
(Star Trek IV. Rotta verso la Terra)

aldo 14/08/2015 at 13:54

🙂

Alberto Di Meola 20/08/2015 at 12:31

Sette inspiegabili motivi di un successo clamoroso e proprio perché non ne capiamo il motivo corriamo a comprarlo…

Aldo 30/08/2015 at 21:32

E tornare, CBM?

El cugino del P... 31/08/2015 at 11:32

Letto mesi fa dunque a malapena ricordo la faccia dell’autore e che le lezioni sono più o meno sette. Affascinante, ma (ovviamente) meno complesso de Il gatto di Schrödinger di Philippe Forest, nel quale la fisica dei quanti narrativizzata rimanda e s’intreccia con la vita specchio del suo opposto apparente, la morte: contestuale, quest’ultima, alla prima, non tanto per la sua imminenza, quanto per la sua contemporaneità (potenziale?), scorrendo in parallelo con ciò con cui ” gioca” a specchiarsi, la vita appunto, la quale potrebbe essere benissimo solo un potenziale-altro… Il tutto tenuto con i piedi per terra dall’esperienza tragica dell’autore, che ha perso una figlia quand’era piccola: esperienza d’una perdita così dolorosa e dunque due volte assurda se si coglie anche solo per un attimo il senso dell’esperimento concettuale nel quale il gatto, che dà il titolo al libro, è contemporaneamente vivo e morto…

El cugino del P... 31/08/2015 at 12:09

E poi… “Ho apprezzato invece la prima lezione, quella… in cui Rovelli parla di Einstein e dice che da giovane, Albert era svogliato, indisciplinato e perdeva tempo. Ne approfitta per dire che i genitori degli adolescenti sbagliano quando cercano di riportare i figli sui binari della disciplina, poiché i ragazzi hanno bisogno di perdere anni luce di tempo per crescere bene e sani…”

Quand’ero giovane ero indisciplinato, facevo quattro cose contemporaneamente e male, ero svogliato e perdevo tempo indaffarato su tutto, preso da qualsiasi cosa che non occupasse più lo spazio (o il tempo?) d’una leggera infarinatura, una voglia bulimica di occuparmi di tutto lo scibile senza mai approfondire e/o provare a sondarne le profondità…
Forse i genitori che Rovelli non auspica vanno bene a quelli con la testa di Albert o quanto meno con un Q.I. alto ed un carattere marcato. Con le mezze cartucce come me i genitori capaci di “dettare” la linea funzionano meglio, e avrebbero funzionato di sicuro meglio visto che a 44 anni mi ritrovo senza lavoro né una marcata competenza per sperare di ritrovarne un altro, senza un’amore che non sia una convivenza ormai ridotta a meno di una di quelle che Busi riassumerebbe in “due zoppi che si sorreggono a vicenda”, senza un figlio né la “zoppa” che ne desideri uno (ma come fa una donna a non desiderare un figlio?), senza una flebile fiammella che possa farmi intravedere un lumicino in fondo al tunnel che tragicamente non ho ancora imboccato ma che vedo arrivare, sempre più affascinato dall’ipotesi di lasciarmi attraversare dal Frecciabianca che alle 17:53 tutte le sere esce dal suddetto tunnel e sfreccia a pochi metri dal mio uscio…

aldo 01/09/2015 at 10:42

cugino, ti ho sentito più di buon umore in altre occasioni 🙂

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