Al Salone del libro BookBlister ha incontrato Carlo Gabardini che ha scritto una lettera molto speciale, una lettera che è diventata un libro, un libro che è anche un luogo dove un padre e un figlio si incontrano, sempre.
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Scrivere scrive da tempo. Non tanto per sé – è un comico – principalmente lo fa per gli altri (Paolo Rossi, Crozza, Bertolino, Sabrina Guzzanti…). Ma il libro no, non era nei suoi piani. Soprattutto non avrebbe mai scritto il libro di Olmo (il personaggio di Camera Cafè) e, per non cadere in tentazione, evitava persino gli appuntamenti per discuterne.
E poi è arrivata una urgenza. Il bisogno di parlare con qualcuno che non c’è più. Perché a un certo punto della vita, se senti il bisogno di agire, se vuoi cambiare e crescere, devi permetterti di andare avanti. E devi liberarti. E allora perché non scrivere una lettera? Qualcosa che ti costringa a essere sincero (troppo, dice lui), ti obblighi a responsabilizzarti ché, stavolta, mica scrivi per qualcun altro. Ci siete tu e la tua storia.
E così nasce l’esordio Fossi in te io insisterei (Mondadori anche in ebook) un po’ romanzo familiare, un po’ memoir, un po’ scrittura indiretta in cui Carlo Gabardini cerca di far chiarezza “dialogando” con suo padre che, appunto, non c’è più. «Questo libro è contemporaneamente mio padre e mio figlio. E questa cosa mi destabilizza… ma io devo lasciarlo andare mio padre. Anche il libro! Devo lasciare andare anche lui.»
E non pensate che il cambiamento di cui si parla sia legato solo al coming out e all’omosessualità. Questo è un coming out totale! Si tratta di confrontarsi con i propri desideri e bisogni, eliminare le sovrastrutture, intraprendere la propria strada. Significa quindi deludere tutti, o quasi, ché tutti si aspettano qualcosa da noi, qualcosa che non possiamo dargli, pena l’infelicità. E pare funzioni, viste le mail di lettori che, non solo hanno pensato di mettersi in moto, ma sono già in cammino.
Non immaginatevi però un figlio che rigetta fiumi di non detti sul proprio padre. Qui ci sono due persone e il loro comunicare. È come se Gabardini avesse provato a fare una magia: creare un luogo speciale dove un figlio avrà sempre uno spazio per parlare con il suo papà. Un libro, insomma, è un mondo anche per chi lo scrive.
7 comments
Ho conosciuto Gabardini al Bookpride, per poi scoprire che è fratello di una collega di mia sorella. Io e Emanuele siamo grandi appassionati di Camera Cafè, anzi NOI SIAMO Camera Cafè essendoci conosciuti alla macchinetta del caffè in azienda appunto 😀 Gabardini mi è sembrato un gran simpaticone, ci siamo fatti un sacco di risate (e una foto bellissima!) insieme.
Persona splendida! E dalla logorrea che mi è partita si è capito?! Si è capito… 😉
Il booktrailer è meraviglioso. Lui simpaticissimo. Fa venire voglia di comprarlo subito, il libro. 😉
Il booktrailer è perfetto! Dovrebbe farne anche per gli altri… ce ne è tanto bisogno! 🙂 E pure lo spot sulla lettura (ne parliamo nell’intervista). Il Salone riserva belle sorprese. 😉
tu togli le d eufoniche a me e poi scrivi “ce ne è”??? 🙂 🙂
Detesto gli apostrofi dritti! Sul web solo apostrofi dritti. Io voglio gli apostrofi all’inglese, tondi, accoglienti. Ecco.
Eh non mi parlare delle belle sorprese che mi son perso al salone 🙁
Ascoltata l’intervista. A chi si fa scoraggiare dai 29 minuti di durata ipotizzando noia, dico che sono 29 minuti di intensità frizzante. Consigliato. 🙂
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