E per gli Scelti da voi, grazie infinite a Beatrice Verga.
La morte è un tema che è stato declinato numerose volte in letteratura. Quando viene accostata all’ironia possono nascere dei risultati davvero interessanti sia dal punto di vista stilistico, sia per quanto riguarda l’angolazione argomentativa dalla quale si decide di osservare l’argomento.
La raccolta di racconti Brutto vizio morire, pubblicata dal trentunenne Nicolò Gianelli con Round Midnight Edizioni, è un ottimo esempio di come quello che abbiamo spiegato nelle righe precedenti possa essere portato a felicissima concretezza.
Il piacere della felicissima concretezza che soltanto il genere del racconto breve può regalare ai suoi ammiratori più ferventi, che sicuramente rimarranno stupiti davanti alla maestria stilistica con cui sono stati messi assieme i sette piccoli affreschi di questa raccolta.
Gianelli indaga con eleganza un po’ pulp quello che è un tabù, specialmente nella società esibizionista in cui nuotiamo, che ci vuole sempre attenti, vigili e pronti a lottare anche davanti alle peggio cose, lasciando un spazio quasi nullo alle debolezze.
Proprio in questo spiraglio si introduce lo sguardo dell’autore, che vuole mostrare il lato più autentico del momento di debolezza per eccellenza: quello in cui la vita, per qualsiasi motivo, viene a mancare.
Si indaga sul suicidio, sull’universo, sul rapporto tra l’adrenalina di uno sport, la cocaina e il brivido di una storia d’amore clandestina, il tutto senza la minima ombra di intento moralistico, ma con la sola voglia di raccontare coraggiosamente il più importante punto che tutti gli uomini hanno in comune.
Brutto vizio morire, Nicolò Gianelli, ’round midnight, p. 70 (7 euro)