Tornano i consigli da leggere di Radio 105. Non lasciarti scappare queste tre storie, speciali.
VOLTAPAGINA
Il fiuto dello squalo, Gianni Solla, Marsilio, p. 300
Se il gatto e la volpe si fondessero in un’unica persona ecco che ne verrebbe fuori questo impresario napoletano specializzato nel piazzare cantantucoli in improbabili eventi – matrimoni, sagre di paese & Co – e intanto spillargli qualche migliaia di euro con la promessa di realizzare il loro sogno di fama.
Sì, perché Sergio Scozzacane – detto lo Squalo per via del naso pronunciato – è un sopravvissuto che vive di mezzucci ed espedienti. Ed è pure nei guai, perché deve un sacco di soldi agli strozzini… e quando sembra tutto perduto, ecco che arriva il talento, quello vero da piazzare niente po’ po’ di meno che a Sanremo.
Ecco immaginate la combriccola: cantante talentuoso inesperto, con fidanzata (protetta dal marciume del mondo dalla sua cecità), impresario truffaldino e a finanziare l’impresa? Lo strozzino, ovvio. Gran protagonista e gran libro, perfetto per chi vorrebbe cambiare e imparare a guardare oltre a se stesso.
DA GUSTARE
Il bambino che collezionava parole, Juan Pablo Villalobos, traduzione di Thais Siciliano, Einaudi, p. 78
Il narcotraffico messicano raccontato attraverso gli occhi di un bambino di otto anni, Tochtli. Nessun buonismo, perché lui non è inconsapevole.
Tochtli è attento, acuto, vede e sente tutto. Ama leggere, soprattutto il dizionario, perché è attraverso le parole, difficili, che costruisce il suo mondo, un mondo di cui lui è il re indiscusso. La sua corona sono i cappelli di tutto il mondo che colleziona e gli piacciono anche gli animali rari, rari come le parole difficili che è orgoglioso di conoscere.
Si annoia, nel suo palazzo sgarrupato con un giardino dove vivono un leone e due tigri. Conosce poche persone (quattordici forse, undici se non considera le tre, mute), tutte le altre che ha incontrato sono diventate cadaveri. Uccise da un altro re, il re del narcotraffico, cioè suo padre. L’uomo che lo coinvolge nei propri affari, gli impedisce di andare a scuola (affidandolo a un curioso istitutore) e vive barricato in quella villa.
Per chi crede che i bambini non capiscano, e per chi sa bene che siamo noi a non capire nulla e a rovinare tutto.
BELLISSIMI
Le nostre separazioni, David Foenkinos, traduzione di Alberto Bracci Testasecca, Edizioni e/o, p. 159
Se credete che le storie d’amore siano tanto speciali per chi le vive e tanto banali per chi le guarda dall’esterno, ecco il libro per voi.
Alice, ragazza di buona famiglia borghese, e Fritz, provinciale figlio di hippy, si conoscono a una festa di amici: “Le circostanze non avevano niente di straordinario, il che spesso è la maniera migliore per imbattersi nello straordinario” ci racconta lui.
E infatti si guardano, si piacciono, finiscono con il mettersi insieme, vanno a convivere (anche se lei si vergogna di lui che è uno spiantato). E allora lui trova un lavoro degno solo che inizia una tresca con Celine, il capo del personale. E così la storia si raffredda, i due si allontanano, poi si riavvicinano e sono lì lì per sposarsi. Ma si lasciano ancora…
Ecco l’autopsia di una storia d’amore – che in realtà è una sbandata perché ti fa uscire di strada, ti fa perdere i punti di riferimento, ti ferisce – raccontata da un punto di vista maschile, uno sguardo sul mondo ironico, curioso e al tempo stesso delicato, che vi conquisterà. Perché sa essere semplice parlando di cose grandiose e complicatissime e fondamentali come la felicità.
16 comments
d’oh!
Dopo i primi due minuti si interrompe l’audio, me tapino.
Ahia! Adesso risolvo! (Spero)
GraSSie.
Appena ho un po’ di tempo per ascoltare riprovo.
Uffa a me funziona…
Ho il pc stordito.
Riproverò con un browser diverso.
Più probabile che il problema sia qui e tu sia il solo, valoroso, ad aver affrontato l’intero audio 😉
Continua a fermarsi sempre qualche secondo dopo i due minuti.
Potrò anche essere il solo, ma tu hai provato ed a te funziona … buh, magari qualcun altro ascolterà e dirà la sua.
Intanto ho soddisfatto la curiosità di scoprire come fosse la tua voce e letto il testo delle altre due recensioni. ^_*
Altro impedimento tecnologico in cui mi sono imbattuto, il pulsante per seguire su Twitter si è finto mio amico ma non ha mai funzionato. Oggi ho provato per l’ennesima volta e poi ho abbandonato ogni speranza ed aggiunto a mano.
Qui alzo le mani in segno di resa…!
Ti capisco e condivido in pieno.
Per quel che mi riguarda la tecnologia è una religione dogmatica. Faccio ciò che mi viene detto e mi accontento dei risultati, qualsiasi essi siano.
Bellissimo il bambino che collezionava parole…la violenza e l’illegalità dal punto di vista del tutto inaspettato di un bambino che le vive come normalità in una solitudine disperata. Fa riflettere davvero…
Ciao, ho appena finito “Le nostre separazioni”, devo dire che ancora una volta i libri che ci consigli sono decisamente originali. Una storia insolita a tratti grottesca, scritta in modo brillante e a mio parere tradotta in modo egregio. La lettura risulta veloce, dinamica e la storia è a tratti veramente esilarante, anche se piena di spunti seri di riflessione. Mi ha molto colpito l’uso di diversi termini e frasi inusuali per un libro che definirei leggero, direi stilisticamente perfetto. Mi porterò in vacanza “Il fiuto dello squalo”, speriamo bene, perché così a pelle mi ispira poco, ma quasi sempre le migliori scoperte derivano dall’inaspettato.
Caro Luca, comunque vada, tu sei un lettore attento. Una piccola rarità, perciò grazie, di te c’è un gran bisogno 😉
Alla prossima!
Chiara
Buongiorno!! Grazie per i bel commento, mi sono sparato durante il viaggio Italia/USA andata e ritorno, “il fiuto dello squalo” devo ammettere che anche se la storia non lasciava presagire nulla troppo avvincente e i personaggio è decisamente deprimente, alla fine lo stile mi ha convinto è si rivelato un ottimo libro, pieno di colpi di scena. Secondo me però l’inizio e la storia del padre era più avvincente del finale e della miserabile storia del figlio.
Finito “Il bambino che collezionava parole” … direi agghiacciante nella semplicità con cui un bambino si abitua ed interpreta la violenza in cui è nato e si trova a crescere. Oltre a questo però devo dire che fino ad ora è quello che mi è meno piacuto, senza un inizio e senza una fine, sembra un capitolo di un libro più ampio, anche se la sua brevità è anche la sua fortuna, perchè fosse stato più lungo sarebbe diventato un pò pesantino da leggere.
Ho postato il commento come anonimo per sbaglio!!!
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