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La versione di Vasco

La versione di Vasco non una biografia ma una raccolta di pensieri per uno che con le parole ci lavora. La solita operazione furbetta (il ricavato va in beneficenza)?

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La versione-di-vasco Vasco Rossi

La prima percezione? Che il testo sia crivellato di puntini e il “puntinismo” è un virus temibile, si sa. Eppure, a parte questa e altre scelte naive e a parte un titolo decisamente ambizioso (se avete letto La versione di Barney sarete d’accordo con me), non è un libro da archiviare alla svelta.

Vasco e il suo successo, Vasco e i libri che legge, le parole che usa, le paure che ha, le persone che lo hanno segnato… È una biografia delle ispirazioni di un personaggio che nonostante tutto pare autentico. E quello che pare semplice o peggio banale in realtà non lo è affatto. Un consiglio che è anche un invito a non essere snob. O a provarci per lo meno.

Sono cresciuto nei bar… nei paesi si va in casa solo a dormire… in città invece si vive chiusi in casa e ne soffro un po’. Nel paese il tuo salotto, il tuo ufficio è il bar, il bar è il ricordo di tutta la mia infanzia e giovinezza.

Come scrivo le canzoni? Estraggo le parole dai sogni, come si cattura una farfalla mentre vola, prendendola dolcemente per le ali.

Io sto male, va bene? Avete capito? Basta con l’ipocrisia. Si può dire che sto male o devo sempre stare bene?

La versione di Vasco, Vasco Rossi, Chiarelettere, p. 192 (4,17 euro) ebook (3.99 euro)

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8 comments

Angelo 16/01/2012 at 12:43

Ho sempre seguito silenziosamente questo magnifico blog, però ora non ce la faccio a non dirti di quanto resti deluso dalla scelta di questo libro. Buon lavoro!

Chiara Beretta Mazzotta 16/01/2012 at 13:28

Angelo, è giusto sia così. Se non deludessi almeno qualche volta, più che una lettrice sarei un’aliena! Questo libro mi ha stupita. Pensavo che fosse un’operazione furbetta (anche se con un buon fine viso che i soldi vanno in beneficenza) invece credo di aver intuito il perché Vasco sia sulla breccia da una vita: tutta quella sua aria super pop ha radici ben profonde, solo che lui sa “verticalizzare” in modo sorprendente. Dài, spero di rifarmi con te la prossima volta! Però mi farebbe piacere sapere perché il libro ti ha deluso. A presto e buon lavoro a te!

Accarognato 16/01/2012 at 18:31

Direi che certi ‘libri’ non dovrebbero avere affatto risonanza, mi unisco ad Angelo.
Spero apprezziate la sincerità.

Chiara Beretta Mazzotta 16/01/2012 at 19:16

Accarognato, certo che sì!
Guarda, questo è uno spazio libero, uno spazio per i lettori, nessun inghippo, nessuno sponsor.
Io dico quello che penso e sento, e amo chi fa altrettanto. Come ho detto ad Angelo, mi piace capire la critica, conoscerla.
Perché non dovrebbe avere risonanza?
Io mi aspettavo un’operazione furbetta: della serie ti do in pasto la mia vita, i fatti miei. Vi do la (finta) impressione di farvi sapere chi sono da quello che faccio. Invece ho trovato una persona che si è raccontata. Punto. E mi hanno stupito certi riferimenti letterari, il rispetto per la lettura, alcune riflessioni.
Insomma, non me lo aspettavo così. E, per inciso, non sono una che fa follie per Vasco.

Accarognato 16/01/2012 at 19:54

Sappiamo che gli editor, a proposito di citazioni, fanno il loro e per quanto possibile mettono pezze ove necessario in sostanza tagliano, cuciono, raddrizzano e citano!
E’ fatto di carta quindi è un libro ma non letteratura questo credo sia scontato anche se molti intendono per letteratura ciò che è scritto su carta.
Insomma al giorno d’oggi chi non si mette nudo su carta e mi riferisco a personaggi noti: dalle stelline alle star per finire alle veline e nel mezzo vi sono anche attoruncoli e attori.
So benissimo che non c’è alcuno sponsor infatti parlo di risonanza, a mio parere, il Vasco non dovrebbe averla soprattutto di questi tempi in cui la letteratura, l’editoria, la scrittura sono in una situazione poco lieta per non parlare degli scrittori che sbraitano il loro precariato, il web è divenuta la loro dimora a quanto pare.
Alla fine dico che non leggerei mai un libro scritto da Vasco né un libro della Litizzetto o di Volo, è come contribuire ad uno scempio.
E’ solo un modesto parere che in fondo contribuisce a creare un dibattito.

Chiara Beretta Mazzotta 16/01/2012 at 23:22

In che senso citazioni? Ho perso qualche pezzo, scusa…
Letteratura? Be’ di mille libri forse uno è letteratura. Forse. (Chi pensa che la roba scritta sia letteratura non legge!). E sai quanti editor lavorano per la cosiddetta letteratura? E son lì che tagliano, cuciono, scrivono persino!
Non mi sono mai sognata di dire che Vasco sia letteratura. Ho solo detto che archiviarlo come una furberia pop per me è inadeguato. E quindi non l’ho fatto.
La Littizzetto pare un’idiota facilona? Può darsi. Io agli autori (sono un editor) che sostengono di fare della letteratura e prendono le distanze dalle cose pop dico: scrivi come la Littizzetto, dài! Fai una bella chick-lit come la Kinsella. Come dire a un cantante di scrivere un testo alla Elio. Non è che se non vedi lo sforzo, dietro non ci sia sforzo.
Concordo, di porcate in libreria ce ne sono parecchie, ma trovo più spaventosi i cosiddetti letterati che per un libro buono occupano vita natural durante uno spazio con cose indegne perché nessuno (o pochi) hanno il coraggio di uscite alla Fantozzi (in merito alla corazzata celeberrima ;-))… ecco un esempio pop per eccellenza che di facile e banale non ha proprio nulla!
E, sia chiaro, il dibattito e la tua opinione sono fondamentali. Notte, Chiara.

Accarognato 17/01/2012 at 11:46

Chiara m’è garbata la risposta!
Sulle porcate in libreria la pensiamo alla medesima maniera. Sostengo che ci sia la letteratura cosiddetta leggera ma non la identifico con la Kinsella o la Litizzetto. Mi spiego la Kinsella ha dato alla luce il libro ‘i love mini shopping’ del 2010, devo considerarlo pop. Il vulgus forse avrebbe bisogno d’altri titoli, d’essere ancora più addentro alle proprie condizioni: il popolo che si avvicina al popolo.
Ultimamente non riesco a sopportare la Litizzetto e il suo qualunquismo spinto ma ne apprezzo le qualità di comica. Pare che sia diventata una moda tra i comici scrivere libri: Grillo, Villaggio, Litizzetto, Faletti, pare che sia pop l’invettiva politica e la scrittura semplice.
Ricordo le polemiche del Vasco su fb, la questione relativa ai mezzi di comunicazione etc. Continuo a sostenere che un certo tipo di pop andrebbe arginato e per me il cantante rientra a pieno titolo nei personaggi da arginare, dei quali potremmo fare a meno poiché non aggiunge nulla al nudo che oggi dilaga. Prima di lui: Jim Morrison, Hendrix, De Andrè e tanti altri, sventrati, capovolti, analizzati.
Ho detto troppo, mi taccio!

Chiara Beretta Mazzotta 17/01/2012 at 19:08

Non temere sarò più logorroica io…!
Per me la letteratura è letteratura. Punto. E potrei sintetizzare con: qualcosa che sappia spostare – anche di un millimetro – l’asticella. Qualcosa che va oltre le mode, che rimane e riverbera, che lascia un segno nelle cose scritte da altri. Ma è, ovvio, una definizione incompleta.
Ciò che è pop, a mio parere, racconta il mondo che ci circonda con uno sguardo e un approccio fruibile e facilmente condivisibile. Popolare, appunto.
Poi ci sono le cose furbette. Per cui il comico/politico/attore/sportivo sfrutta la propria popolarità e cavalca l’onda. Scopo? Intrattenere come un pop corn movie e vendere parecchio (ma senza pretese, né di rimanere, né di aggiungere qualcosa).
Non concordo troppo con l’elenco che fai. Villaggio scriveva i monologhi che interpretava nella trasmissione Quelli della domenica (nel ’68), ha continuato a scrivere i suoi racconti sull’Europeo, per poi pubblicare il suo primo libro. Faletti non ha venduto perché era famoso o per la recensione esagerata di D’Orrico (e a quel punto aveva già totalizzato oltre 50mila copie), ha venduto grazie al tam tam dei lettori. Esordi a parte (non mi convinsero), gli ultimi due romanzi a mio parere meritano attenzione. E, in fondo, se ci pensi un comico – uno che scherza sul mondo deve conoscerlo parecchio e deve avere dimestichezza con dimensioni quali tragico, drammatico e, appunto, comico – ha tutti gli strumenti per raccontare delle storie perché fa ridere proprio raccontando delle storie!
E perché un cantante o un musicista dovrebbe essere arginato? Brian Eno è un geniaccio che ha da insegnare parecchio anche a proposito di scrittura creativa (se ti capita, dai un occhio all’oblique strategy, posso assicurarti che funziona e parecchio!) e se scrivesse un libro sarei curiosa di leggerlo.
È come se dicessimo: ci vuole uno status per scrivere e se fai certi lavori lo perdi. E la scrittura semplice (non semplicistica) è un talento! Pensa che il settanta per cento delle cose che leggo (e rifiuto) hanno proprio il difetto di sottovalutare la potenza di una “voce” semplice (perché togliere è un’operazione tutt’altro che scontata).
Ecco, ti ringrazio perché mi fai arrivare al nocciolo della questione: l’importanza di farsi un’opinione e di costruire questa opinione attraverso l’esperienza diretta, così da poggiare la propria critica – positiva o negativa – su delle argomentazioni. E quando ho pubblicato questo post mi sono stati forniti argomenti su Vasco scrittore e non su quello che ha scritto Vasco…
Mamma mia, se tu hai detto troppo io che ho fatto?!

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