Lo confesso: il volume mi fissava da qualche mese senza che mi decidessi a leggerlo. Bella copertina, ma l’aletta partiva minacciosa citando gang e triadi cinesi… lo confesso (oggi è giornata di rivelazioni): sono temi per i quali, nel tempo, ho sviluppato una sottile avversione.
Qualche giorno fa il romanzo è stato escluso dalla cinquina dello Scerbanenco e io, che sono più attratta dagli esclusi che dai vincitori, mi son detta che era venuto il momento di leggerlo.
È poi è un esordio e io sono bulimica di esordi.
La trama? Si parte dalla realtà: il Veneto è ormai territorio di conquista della mafia cinese. Che significa riciclaggio di denaro sporco, sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù e altre amenità come ogni mafia che si rispetti. Su questo si innesta la fiction: due bande criminali che si scontrano, una locale cappeggiata da Rossano Pagnan (un cattivo “tondo” che concede quindi guizzi di umanità ma che rimane un vigliacco che vuol salvare la pelle) e l’altra, quella dei Pugnali Parlanti, da Guo Xiaoping. Ma il perno del romanzo è la vendetta. Di chi? Di Mila Zago che vive per mettere in pratica il proprio piano e sarà tanto brava da mettere i nemici uno contro l’altro, fino a farli scannare come si deve.
La protagonista è una killer, dreadlock rosso fuoco (scelta curiosa, questa), corpo statuario. Insomma, tanto bella quanto pericolosa. E vi ricorderà la sposa di Kill Bill, ma quando aprirà bocca sarà come stare a sentire quella volpe di Clint Eastwood in Per un pugno di dollari.
Quindi, tirando le somme, gli ingredienti sono un pulp/noir (con lo zampino, ovvio, del movimento Sugarpulp) con copiose manciate di western. Sparatorie, stragi sanguinose. Dialoghi a effetto. Un ritmo narrativo serrato (si tira un po’ il fiato leggendo il diario di Mila) che procede a scatti come un coltello a serramanico.
Perciò se siete a caccia di realismo, di poliziotti che vengano a sistemare tutto… be’ no, siete fuori strada.
La ballata di Mila, Matteo Strukul, Edizioni E/O, p. 198 (17 euro)