RIGENERAZIONE
di Pat Barker, traduzione di Norman Gobetti, Einaudi, pagine 864, anche in ebook
«Per il grande valore dimostrato nel corso di un attacco contro le trincee nemiche. Resistette un’ora e mezzo sotto il tiro dei fucili e sotto le bombe, radunando e portando in salvo i nostri feriti. Grazie al suo coraggio e alla sua determinazione, tutti i morti e i feriti vennero recuperati». Leggendo la menzione, a Rivers apparve ancora piú straordinario che Sassoon avesse rinunciato alla sua medaglia. Neanche il pacifista piú radicale si sarebbe vergognato di una medaglia ottenuta per avere salvato delle vite.
È il 1917 siamo vicino a Edimburgo, nel Craiglockhart Hospital e qui lo psichiatra e antropologo William Rivers ha l’ingrato e delicato compito di rimettere in sesto i suoi pazienti. Nella fattispecie soldati – ufficiali, qui si curano solo gli ufficiali – che sono andati in pezzi dopo gli orrori subiti e di cui sono stati testimoni. Creature che vanno aggiustate, rigenerate, per essere rimandate al fronte a fare il proprio dovere. Cioè, morire, nella maggior parte dei casi.
C’è Billy Prior che è sotto shock per ciò che ha passato e ci sono i poeti Siegfried Sassoon e Wilfred Owen. Il primo ha avuto l’ardire di esprimersi contro la guerra – nonostante sia un eroe di guerra e non sia affatto un pacifista – ed è stato spedito in manicomio a curare il suo grave esaurimento nervoso; il secondo è affetto da sindrome post traumatica da stress come moltissimi altri soldati.
Non parliamo di fuggiaschi o di uomini codardi. Né di disertori. Sasson è un militare di valore insignito di una medaglia al valore (che però ha appunto rifiutato e da qui il grave disonore). Combattere non è il tema, la questione è il dolore, la sofferenza che ha visto nelle truppe e che non può più accettare, né prolungare perché i fini della guerra sono malvagi e ingiusti. Pensarlo è una cosa, però, scriverlo in una lettera e rifiutare una medaglia significa sfidare l’autorità militare.
E come li tratti uomini così? Uomini che hanno smesso di “funzionare” schiacciati dal peso dei cadaveri che hanno visto e dai colpi che hanno avuto la fortuna di schivare. Con quale terapia? Il dialogo, le punizioni, l’elettroshock?
Raccontarti questo libro è una sfida, per prima cosa perché si tratta di una trilogia che accoglie i romanzi Rigenerazione, L’occhio nella porta e La strada fantasma. Con quest’ultimo l’autrice, Pat Barker, si è aggiudicata il Booker Prize nel 1995. Ed è difficile parlarne perché sono tre libri molto diversi tra loro, tutti emotivamente complessi, cupi e sofferenti (soprattutto il secondo e il terzo).
Il centro di tutto è la guerra, senza la guerra. Perché, se cerchi campi di battaglia, strategie e scontri, non li troverai. Qui 1917, l’annus horribilis della Prima guerra mondiale, viene raccontato a partire dai suoi effetti sulla gente che ha combattuto. Dopodiché, seguendo l’arco di Billy, farai i conti con le contraddizioni insopportabili di una società bigotta, ipocrita e sessualmente repressa. Con il risentimento e il senso di colpa del protagonista. Con il desiderio di autodistruzione e il suo bisogno di essere salvato.
Perché il problema non è morire in guerra, il problema è sopravvivere al ricordo della guerra.