Un film di Richard Loncraine scritto da Charlie Peters tratto dal libro Heroic Measures. Con Morgan Freeman, Diane Keaton, Cynthia Nixon, Claire van der Boom, Korey Jackson.
Si può scrivere un libro su una donna che esce a prendere i fiori, figuriamoci se non si può raccontare una coppia di mezza età che cambia casa!
Le cose però si complicano se il duo – e che duo! – cioè la maestra in pensione Ruth (Diane Keaton) e il pittore Alex (Morgan Freeman) sono felici, affiatati, innamorati, comprensivi, spiritosi da oltre un quarantennio… Inutile dire che tocca perturbarlo un po’ questo idillio per dare un senso alla pellicola.
Ed ecco che a creare scompiglio arriva Lily (Cynthia Nixon), la nipote di Ruth, che di mestiere fa l’agente immobiliare e non vede l’ora di mettere in vendita il prezioso appartamento degli zii. In effetti è a Brooklyn, lo hanno comprato quando non valeva nulla e quella era solo la periferia di New York, e adesso vale una fortuna. Perché liberarsene? È al quinto piano senza ascensore, non l’ideale per una coppia non più giovane (e pure per la loro adorata cagnolina, Dorothy).
Alex tentenna, Ruth è più possibilista (in fondo non le dispiace l’idea di provare ancora il brivido della novità) e alla fine i due si convincono che tentare l’impresa non costi nulla: mettono l’annuncio e si prestano al barbaro rito delle visite dei potenziali acquirenti.
E Charlie Peters, lo sceneggiatore (sono lontani i tempi di Tre scapoli e una bimba!), qui deve essersi accorto che la storia non c’era, ché usare la vendita della casa come pretesto per raccontare la vita della coppia era una idea abbastanza loffia (soprattutto se la vita della coppia si riduce a una donna che sfida le convenzioni e sposa un nero con tutti i cliché del caso). E allora è andato al mercato dei “problemi” e ne ha comprati un po’. Un camion abbandonato sul ponte che causa il panico (sarà un attentato?) e potrebbe scoraggiare i compratori, Dorothy che si ammala (vivrà?), le galattiche spese per il veterinario, le schizofreniche offerte degli acquirenti, le orribili case in vendita…
Ma Peters si è pure fermato alla bancarella degli stereotipi e così la vecchiaia è l’età di chi ha lo sguardo poetico e conosce il mondo mentre il mondo lo crede un tonto rottamabile, i pregiudizi sono una pessima cosa, i media non sanno fare il proprio lavoro, i soldi rovinano tutto e non fanno la felicità.
A parte gli attori che recitano alla perfezione se stessi che recitano una coppia felice, la folla disagiata di potenziali acquirenti (se il film fosse stato su questo!), gli ottimi panorami dal quinto piano e qualche battuta gradevole (“a me piace preoccuparmi” dice Ruth “mi tiene calma”) è un film evitabile. Una di quelle pellicole alle quali si appioppano aggettivi tiepidi – pacata, garbata… – come moderata sarà la vostra reazione. Carino penserete di primo acchito, inutile il secondo dopo.
6 comments
ok, non credo che ci sarei andato, comunque grazie per l’Achtung! (sto studiando tedesco con babbel)
Es ist immer (credo, ma non garantisco…)
Noooo, a naso mi pareva delizioso, quelle commedie di vita un po’ stropicciata, a naso, eh che almeno da quel punto sono super dotata. In realtà vado troppo poco al cinema in inverno, figuriamoci ora. Mi sembra di sentirti che dici “storia moscia!”
Moscissima! La cosa più bella è il loro appartamento 😉 Ma non basta, no.
Di solito i film di Freeman non mi lasciano delusa. Ho visto qualche clip e non sembra malaccio. Ma ovviamente il giudizio di tutto il film (come di un libro) deriva da quello che ti lascia alla fine. Dipende dal “senso finale della storia”. 🙂
Non è un brutto film. È un film mediocre che per me è peggio. Preferisco uscire arrabbiata che con la sensazione di aver perso due ore.
Freeman è anche produttore della pellicola insieme con lo sceneggiatore – trovare i soldi si sa è sempre una impresa, ma stavolta… – e lo sceneggiatore non ne imbrocca una da tempo (i dialoghi però sono gradevoli, la mano si vede), il regista a mio giudizio di decente ha fatto solo Wimbledon (nel 2004, con Paul Bettany e la Dunst).
Insomma, le premesse non erano eccelse.
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