Ecco i Libri a Colazione della settimana: La compagnia degli addii di Axl Cendres e La morte è un giorno che vale la pena di vivere di Ana Claudia Quintana Arantes.
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LA COMPAGNIA DEGLI ADDII
di Axl Cendres, traduzione di Rosa Vanina Pavone, Il Castoro, 192 pagine, anche in ebook
Diciamolo sono tutti piuttosto estrosi. C’è chi ci ha provato con i barbiturici, chi con una corda, c’è pure chi ha tentato di spararsi. Alex, sì, è lui che ci ha provato, ma ha rimediato solo un proiettile nella spalla. Per questo il padre a un certo punto lo ha messo nella Cittadella, una clinica psichiatrica di lusso che accoglie alcolisti, sessuomani, anoressiche… sperando che trovi il modo per salvarsi.
E così che si sono incontrati: Victor che è stanco di essere bullizzato, Jacopo che è sempre annoiato (ed è anche stufo di non avere il coraggio di mettere fine alla sua vita gettandosi da una scogliera, ci ha provato ma no, non ce l’ha fatta), Colette che ha tentato di uccidersi con il marito, solo che lui ce l’ha fatta e lei no, e così si è ritrovata da sola. E c’è anche Alice che è l’ultima arrivata e si nasconde dietro una scorza durissima.
Hanno età diverse, esperienze diverse, ferite diverse… sono i suicidanti, quelli che hanno provato a uccidersi, hanno fallito ma non hanno alcuna intenzione di smettere di provarci. Perché ognuno di loro ha dei conti da regolare con il dolore. Alex, per esempio, che adesso di anni ne ha 17 soffre da quando ne ha 8 perché sua madre un giorno ha deciso di farla finita. Lui ci ha provato ad anestetizzarsi ma il suo cuore non sente ragioni e non smette di pulsare.
E così, questi cinque strambi compagni di viaggio anche se sono tanto diversi, si rendono conto di essere purtroppo anche molto simili. Per questo decidono di fuggire dalla clinica, questa prigione di noia fatta di trattamenti inutili che li tiene in stallo e di fare il grande passo, tutti assieme. Andranno in Normandia nella tenuta di Jacopo e lì, tutti assieme, faranno il grande salto dalla scogliera.
Se alle volte senti di avere “l’inverno dentro” affidati ad Axl Cendres che con una scrittura ruvida e piena di energia e umorismo, dà voce non alla tragedia ma alla bellezza della vita. Direi che è perfetto da regalare ai ragazzi, poi glielo rubi però!
LA MORTE È UN GIORNO CHE VALE LA PENA DI VIVERE
di Ana Claudia Quintana Arantes, traduzione di Giacomo Sandron, Tea, 272 pagine, anche in ebook
“Mi prendo cura delle persone che muoiono” così risponde Ana Claudia una sera a una festa alla domanda “cosa fai nella vita?”. E ci è voluto un certo coraggio perché parlare di malattia e di morte è davvero complicato. La morte è un tabu. C’è ma non se ne parla. Non se ne parla perché abbiamo paura. Solo che non possiamo prenderci davvero cura della nostra vita se non includiamo nel pacchetto anche la morte.
La vita è breve e ha bisogno di valore, senso e significato. E la morte è un ottimo modo per guardare la vita con occhi nuovi.
Ma come si fa? Leggere Arantes è prezioso perché lei ha per prima cosa scelto di fare il medico e, successivamente, di specializzarsi in geriatria per poi occuparsi delle cure palliative. Cosa la faceva impazzire? Quel niente, che le veniva ripetuto davanti ai pazienti terminali. Non c’è più niente da fare era, è inaccettabile. Non che si possa sconfiggere la morte o fare qualche miracolo ma è un peccato indicibile abbandonare i pazienti e le loro famiglie, limitarsi alla sedazione e rinunciare a qualsiasi opportunità di entrare in relazione con chi soffre.
Penso che ogni medico dovrebbe essere preparato a non abbandonare un suo paziente, ma all’università impariamo soltanto a non abbandonare la sua malattia.
Quando Ana Claudia ha capito quale doveva essere il suo destino è iniziata la sua avventura ed è stata un completo disastro! Depressione, stress post-traumatico secondario (che è quella che colpisce i professionisti sanitari o anche i volontari che hanno come principale strumento di aiuto l’empatia)… ha attraversato diversi momenti bui. Eh sì, se ti aspettavi un’eroina che affronta tutto con il sorriso non la troverai, ma questa è una storia vera, di una persona vera, e questo è il bello.
La domanda più grande che si è fatta Arantes: come si può affrontare il dolore dell’altro senza interiorizzarlo? E la risposta è drammaticamente semplice. Prendendosi cura di sé e della propria vita. Cioè la generosità più grande nasce da un potente, preciso e millimetrico egoismo. Noi siamo la nostra persona più importante (questo lo dice anche Stefania Andreoli) ma possiamo curare la sofferenza degli altri curando la nostra, la mia, la tua. Anche questo forse è egoismo, ma può cambiare in meglio la vita di altre persone.
Non so come sia per te, ma per me la morte – mia dei miei cari – è un tema doloroso, caldo, quando ci penso sento gli spilli, nello stomaco, nel cuore. Appena ho intercettato questo libro l’ho comprato. Ma l’ho lasciato sul mio comodino per parecchio tempo. Poi una persona cara è mancata e ho preso coraggio e l’ho letto. Ed è stata una scelta molto preziosa per capire cosa ci dice il dolore, cosa ci dice la sofferenza… e anche che non è così importante perché viviamo ma per cosa: perché evoca il passato. Per cosa ci proietta nel futuro.