L’ultima fatica di Stefano Piedimonte è un racconto lungo piuttosto sui generis per la struttura adottata; una scelta rischiosa, che potrebbe non appagare del tutto il lettore.
Un romanzo brevissimo, o meglio, un racconto lungo. Miracolo in libreria (Guanda) è un librino, come lo definisce affettuosamente l’autore, che regala parecchio su cui discutere. Ne chiacchiero via mail con Stefano Piedimonte e quella che dovrebbe essere una recensione diventa una (specie di) intervista…
La storia? Solo qualche cenno: c’è un libraio, Aldo, che da anni resiste alle pressioni del marketing proponendo libri raffinati. Adesso, stanco e un po’ avvilito, è sul punto di mollare. Ma in libreria entra una donna misteriosa, una lettrice vera mica una cliente. C’entra un libro speciale, il capitolo di un libro, che per Aldo è quasi il termometro della sensibilità di un lettore. Ed ecco che la storia del libraio e di un mistero da svelare lascia il posto a quella contenuta nel romanzo che tanto ama, Il treno mancato.
Al di là della fotografia – mesta – del mondo culturale, del suo declino, del crollo dei lettori, delle assurde regole di mercato (quale?) che ammorbano le librerie… la storia di questo libraio che si innamora di una donna senza sapere nulla di lei, ci parla di modelli. Quello che fa Aldo? Crea la donna (e lo fa tra l’altro partendo dalle parole di un libro), completa una immagine, le attribuisce valori, qualità… fa qualcosa di tipicamente “femminile”. Sono le donne che, spesso, si inventano eroi e principi laddove ci sono soltanto persone normali, difettate. Comuni.
Questa parte del racconto mi interessa parecchio, Stefano. Perché è evidente: i modelli – maschile e femminile – sono da rivedere. Le donne sono cambiate, gli uomini stanno cambiando. E un mutamento va raccontato da chi lo sta vivendo, non solo da chi ne subisce gli effetti (le donne per esempio). In parte tu manifesti questo processo di trasformazione, però, poi, è come se sfuggissi, come se ti tirassi indietro…
È vero quello che dici: quest’uomo rinnovato, moderno, che ha un lato femminile importante e non teme di mostrarlo – anche perché non saprebbe fare altrimenti – è un tema importante di questo librino. Quella che tu chiami la “revisione dei modelli maschile e femminile”, la affronterò presto, ma non era questo lo scopo principale del racconto. Volevo parlare della divisione fra il partire e il restare, della separazione interiore e della frizione fra queste due parti che in qualche modo ci completano, quella del pantofolaio e quella del viaggiatore, quella di chi resta e di chi parte (per un viaggio, per un sogno, per un’idea che s’è fatto ma che però è pura illusione). Ognuno ce le ha, in proporzioni diverse.
La prima trama – Aldo e la sua libreria e la sua lotta e il suo incontro misterioso – lascia il posto a uno scorcio western ma la testa del lettore (la mia testa di sicuro) sta ancora con il libraio. C’è insomma un vistoso cambio di scena e questo “salto” mi ha dato come l’impressione che la prima storia non ti convincesse, quasi che avessi archiviato il tema come poco stimolante. O forse è la struttura che mi lascia perplessa. Non aggiungo dettagli per non sciupare la sorpresa ai lettori, però il risultato è una sospensione per me rischiosa, qualcosa che non gratifica il lettore.
Accorpo due racconti che in effetti sono nati in due momenti diversi ma che per me sono in un certo senso speculari. La sospensione? È una nemesi o, semplicemente, è una questione di coerenza che anche il lettore rimanga sospeso…
Non diciamo altro per ovvie ragioni. A proposito delle mie obiezioni, mi dicevi che stai ricevendo critiche contrastanti.
Sì. Nello stesso giorno in cui, sul sito di una libreria online, una lettrice diceva: “Ma quale miracolo, il miracolo è che l’abbiano pubblicato!”, il “Corriere della Sera” parlava di una bella scrittura e di un racconto che buca la pagina. Mentre un’amica mi parlava maluccio, anche lei, di questo racconto, “La Repubblica scriveva” che “Piedimonte ha vinto la sfida con un piccolo libro sofisticato e illuminante” e il “Corriere del Mezzogiorno” mi accostava (in modo assolutamente immeritato, è chiaro) a Calvino, e così via.
Come vivi questa spaccatura?
È la mia gioia più grande. Wilde diceva che quando la critica si divide, l’artista è contento, ma, al di là di questo, io scrivo per questo motivo, per creare fratture. Non scrivo per medicare, ma per ferire. Voglio che il lettore soffra come soffro io, che chiuda il libro con le mie domande, non con le mie risposte (anche perché se ce le avessi non scriverei romanzi), che resti smarrito, mai sazio, che resti una persona irrisolta e che sia quindi costretto, come me, a cercare un riposo che non troverà mai. Significa socializzare un po’ questa mia dannazione, no? Mal comune mezzo gaudio.
Insomma sarà anche un “librino” ma la sfida è ambiziosa.
Questo non è un racconto per quel lettore che vuole sapere chi ha ucciso chi, o chi si è sposato con chi e quanti fiori hanno portato al matrimonio. È un racconto rischioso, dal mio punto di vista, ed è per questo che ne vado orgoglioso più di ogni altro mio libro.
Grazie a Stefano Piedimonte. A voi la parola, e la lettura, come sempre aspetto il vostro parere.
Miracolo in libreria, Stefano Piedimonte, Guanda, p. 74 (7 euro)
55 comments
Non so, Chiara. Non mi convince.
L’hai letto?
Urca che tricipiti!… Cosa darei per scoprire un Piedimonte rugbista passato con agio, merito e successo dalla palla ovale alla pagina piatta, bianca e scritta che è un piacere! 😀 … Come sognare…
Mi sa che i tricipiti ti han dato alla testa. CI vuole un traduttore. Non ti capisco più 😉
Ma i suoi, i miei o i tuoi (tricipiti)?
Ah con i miei tricipiti è impossibile. Sui tuoi… e chi lo sa?!
No. Ho letto un altro libro suo, Voglio solo ammazzarti. Non mi ha ferito e non ha creato fratture. Anzi, mi è sembrato volesse divertirmi, non riuscendoci appieno.
Ma in generale rifuggo dai libri ambientati in libreria.
Nel nome dello zio e L’assassino non sa scrivere, li caldeggio con convinzione!
E direi che qui la libreria è solo una ottima metafora… mi sono arenata su altri aspetti.
Non ho letto nulla di Piedimonte, ma seguo con interessa la sua carriera. Allora, prima nota: sarà un caso che il libraio e il recensore atipico qui talvolta residente abbiano lo stesso nome? Il caso non esiste. Dalle prime tue righe mi è partito un grande interesse, libreria, molto ok; analisi di come stiamo cambiando, oh sì, poi però la tua osservazione circa il fatto che pare che l’autore si tiri indietro mi fa temere avvenga ciò che più detesto in un libro: la storia che non decolla, che rimane lì, sulla pista di lancio per ore e io viaggiatore guardo dall’oblò stanco e depresso.
Quindi rimane un grande boh, che potrei placare leggendolo.
bacio Sandra
Comblotto. :O
EC: Gomblotto. 😀
Questo non lo avevo visto. Se no non ti facevo l’eco 😉
No. Gomblotto.
Essendo piccino, piccino, puoi placare al volo! 😉
è un caso, Sandra. In quella libreria non sono mai entrato: invece, ieri, al Libraccio di via Santa Tecla mi sono comprato Diary e Fight Club di Palahniuck verso il quale mi sono preso una cotta folle.
La bambina che salvava i libri, quella che insegnò un libraio ad amarli, l’altra che li scriveva, quella che li custodiva, l’altra che li leggeva a mezzanotte, la rilegatrice di quelli proibiti, le biblioteche morte o perdute, le librerie, il vecchio che leggeva ecc. ecc… EMMO’BBASTA! Tutti questi libri che parlano di libri mi fanno venire in mente (metaforicamente) l’onanista troppo compulsivo alle prese con una vecchia copia di Le Ore… Cioè temo che ci sia troppo il fascino perverso della consolazione, in tutti questi libri che parlano di libri… Un libro deve parlare di altro, non di se stesso, deve aprirsi a nuovi mondi, accompagnare il lettore sui sentieri della scoperta, smuovere pensieri, passioni, indagare ma MAI consolare… I bestseller belli o brutti hanno tutti questo limite qua: consolano… e credo che i libri che parlano di libri azionino (e forse anche di più) le stesse leve… perché a chi legge è chiaro che piacciono i libri, ma di questo passo si fa la fine del teatro che, come disse qualcuno, ormai piace soltanto a chi lo fa o spera di farlo (o pubblicare…) CAPISC’AMME’…
Siete proprio impossibili. Io sollevo delle critiche e voi le ignorate mentre io ignoro il dettaglio libraio e voi vi fissate. Basta! Basta! Basta!
(Esempio di soggetto che eccede con la caffeina).
Tu dici di ignorare il dettaglio (e ti invito a non crederti), ma chi te lo propina no! 😉
Lo leggerò perché mi sembra favoloso socializzare la dannazione!
Attendo parere post dannazione 😉
Piace anche a me questa prospettiva, ma non posso ordinarlo on line perché vado via e per un po’ giorni sarò accerchiato da una città che è bella e passabile sono convincendosene – e quanti ce ne sono, di convinti!…
E quindi farò un salto in libreria “straniera”… Piazza Piemonte c’è ancora? 🙂
el
Mah…
“…il“Corriere della Sera” parlava di una bella scrittura e di un racconto che buca la pagina…e il “Corriere del Mezzogiorno” mi accostava (in modo assolutamente immeritato, è chiaro) a Calvino, e così via.”
Dalla sua bio: “Ha lavorato per vari giornali tra cui il Corriere del Mezzogiorno e il Corriere della sera…”
Perciò insomma, io mi fiderei di più delle recensioni di persone comuni, che della critica specializzata (quel che dice Nielsen, no?).
“Non scrivo per medicare, ma per ferire.”
E allora lo leggeranno solo i masochisti.
No, su questo concetto proprio non mi trova d’accordo. Sarà che a ferire ci pensa già la Vita, ed alle volte in maniera assoluta, devastante, fatale. Difficile che le persone vogliano sentirsi ferite pure da un un libro.
Forse si sta confondendo con il concetto “non c’è redenzione senza dolore”. Per cui il lettore va portato in tutte le sfumature (arridaje)…tonalità delle emozioni, compreso il dolore e la sofferenza. Ma alla fine ci dev’essere la redenzione, se non proprio un lieto fine smelenso, quanto meno un lumino di speranza.
La speranza è l’ultima a morire, almeno quella!
Barbara, scusa, divago: ma hai mai pensato di aprire una agenzia di investigazioni. Non perdi un colpo! 😉
No dai….anche tu…..già in ufficio mi chiamano “segugio” -.-
Ecco, sì, io mi farei delle domande… E comincerei a pensare al nome dell’agenzia 😉
Da cineteca! 😀 —> “Sarà che a ferire ci pensa già la Vita, ed alle volte in maniera assoluta, devastante, fatale.”
“Sarà che a ferire ci pensa già la Vita, ed alle volte in maniera assoluta, devastante, fatale. Difficile che le persone vogliano sentirsi ferite pure da un un libro.”… Sicura? 😉
Ho escluso i masochisti…
Vogliamo mettere tutta la categoria BDSM? ok.
😀
Buone notizie?
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/contrordine-dell-ebook-non-frega-niente-nessuno-primi-mesi-109284.htm
Sai che questo pezzo mi sta perseguitando? Non questo, la notizia, cazzara che dell’ebook a nessuno frega più. Non ha fatto a tempo a fregare che adesso non frega. Consiglio articoli meglio scritti e più documentati. http://publishingperspectives.com/2015/06/german-ebook-sales-reaches-4-3-of-overall-book-market/
Oppure
http://publishingperspectives.com/2015/02/in-germany-ebooks-less-than-10-of-market-tolino-grows/
Direi che questo dimostra che il digitale non minaccia alcunché. Punto. Non è che se il digitale non decolla dobbiamo festeggiare. È solo un altro modo per dire che alla gente dei libri non frega una mazza.
Come dicevo l’altro giorno da Sandra, l’altro giorno ho avuto discussione in merito in ufficio (che poi io sono solo ambasciatore, non avendo una predilezione per il digitale). Morale della favola: esistono i compratori non lettori come dici tu, ma esistono anche i “lettori non compratori”. Il digitale non decolla ufficialmente alle casse, è già decollato nella pirateria. Ed è anche più facile. Un film di qualità decente sono 2,50 Gb, un cd musicale in mp3 a media compressione siamo sui 300 Mb, un file pdf/epub/mobi/ecc ci sta addirittura zippato in una mail anche entro i 5mb delle caselle di posta più vecchie.
D’accordissimo. L’immensa Chiara scrive e credo ragioni senza considerare che ci sono (eccome!) i lettori non compratori…
Oddio, ancora? E quando mai, l’ho negato.
Dice bene Roberto Iacovacci su FB:” Tutto molto bello ma il problema rimane: intanto perché sai come sono fatti gli italiani, no? Se puoi avere la stessa cosa gratis e a pagamento, stai neanche a pensarci. Inoltre, ho capito la dimensione del problema Spotify quando l’ho visto coi miei occhi andare ad intaccare l’equivalente dei lettori forti: un mio amico con una sterminata collezione di cd, vinili, dvd e compagnia cantante che si fa l’abbonamento a spotify premium e praticamente smette di fare acquisti. Succederà lo stesso coi libri, io stesso prima o poi passerò al digitale e terrò i libri in casa i libri già acquistati tanto x fare scena sulla libreria.”
E non fare la zitella inacidita che non sei! I titoli di dago, lo sai, sono esagerati… Ma se la sostanza è che la vendita degli ebook è in calo, io un ragionamento ce lo farei…
Non è in calo LA vendita di ebook è in calo LA VENDITA. Ragazzi, se poi vogliamo dire che è colpa dei monsoni e delle scie chimiche, liberissimi.
E rivendico il diritto di incazzarmi come una zitella rancida, se mi propinano ‘ste stronzate.
Diciamo che il lettore è in estinzione. Essendo un Dinosauro ha più confidenza con i mezzi tradizionali. Così ti piace di più?
Cioè: io non mi incupisco mica perché vorrei un mondo di ebook. Mi incupisco che con le politiche di prezzo, l’atteggiamento snob degli editori e dei lettori, si venda qualche ebook. Fai te.
EC: sei troppo acida! Proprio come una zitella! 😀
Oh, yes! 😉
“Dunque la generazione 2.0, quella dei nativi digitali, va al mare mettendo un romanzo cartaceo nella borsa e ancora oggi preferisce addormentarsi con un libro in mano. Immagini che credevamo di dover relegare tra quelle in bianco e nero.”
mmmm…
Ti prego, ho già sofferto leggendo sta cazzata una volta. È un pezzo privo di contenuti che finge di avere la notizia bomba. Ma la notizia bomba è che le previsioni idiote per cui nel 2018 la carta sarebbe stata spazzata via dai byte erano, appunto, idiote. Sai che notizia…
Il dramma è che la generazione 2.0, quella dei nativi digitali, va al mare e se ne sbatte di leggere. Quei pochi che lo fanno usano la carta e, pochi altri, il digitale.
PS. A conferma che c’è speranza…
A maggio avevo regalato un libro, ben corredato da dvd con primi due episodi della serie (giusto per invogliare, visto che gli occhi blu di un bell’attore possono fare la loro discreta parte) + la colonna sonora originale (io sono musicodipendente, ma forse son sola). Mi sono inventata un non-compleanno per regalarlo un mese prima.
E’ passato il compleanno…”non ho tempo”.
Mi arriva in piscina col tomo cartaceo da 840 pagine (eh si, non è che i giovani vanno al mare….vanno in piscina!!! 😀 ) Però è ferma a pagina 38.
Luglio: hai finito sto libro? No…non ho tempo.
Agosto: silenzio. Ma non si legge in ferie?
Primi di settembre: Ho finito il libro, adesso mi dai tutti i dvd! E soprattutto l’ordine in cui devo leggere gli altri 12 che sto acquistando online.
Oggi: andiamo a prendere libreria nuova (è na mensola, per i miei canoni…)
Ma c’è speranza.
Ci sono anche quelli della mia generazione, sentita ieri: “libri? Preferisco il cinema?” Che paragone è?
E comunque tempo fa vidi un’esilarante vignetta con la scopa che dice al libro cartaceo, “tranquillo, anche a me dicevano che sarei morto con l’arrivo dell’aspirapolvere.” Ma si scopa sermpre 😀 (scusate, è per sdrammatizzare, che il calo di lettori è il vero grande dramma davvero inarrestabile)
Anche a me è capitato di chiedere “Hai letto xyz?”
“SI, ho visto il film!!”
Soluzione: gli ho intasato la bacheca con la vignetta del panino (il film: fette di pane e hamburger; il libro pane, hamburger, insalata, pomodoro, cipolla, bacon, formaggio, salse varie) 😀
Bella questa! La voglio 😉
Mandata…se FB fa il suo dovere 🙂
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Non vi seguo più…
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Comunque El Cugino hai generato un bell’off topic! La pena? Dovrai darmi ragione per almeno dieci commenti.
Tornando al racconto, siete lettori inutili via, commentate senza aver letto il libro 😉 vi aspetto allora quando e se sarete più preparati. E garantisco che l’autore merita l’attenzione che gli ho dato e pure le recensioni entusiaste (con buona pace di Barbara-segugio). Io, si sa, sono una zitella acida 😉
Io sul libro in oggetto non ho profferito nemmeno un’h… E se l’autore fosse stato meno anti-modernista acconsentendo alla pubblicazione elettronica, io, me medesimo, a quest’ora l’avrei già letto… 🙂
E che c’entra l’autore è l’editore che decide se fare o no il digitale! Forse la collana non lo prevede (son libri piccini piccini). Fattelo mandare a casa dal libraio, no!? 😉
http://www.tempiespazi.it/vignette/archivio/img/libri.jpg
Vedi che se po’ fa’ El Cugino 😉
Grazie, tecnologica Lita!
ho letto fino a pagina 30. Non ho voglia di andare oltre, lo trovo pieno di luoghi comuni e la scrittura ordinaria.
Eh, che dire? Non ti piaciuto, senza appelli. Grazie per il feedback!
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