One Man’s Loss: c’è chi perde e c’è chi trova

 One Man’s Loss: c’è chi perde e c’è chi trova

Un corto del 2013 diretto da Philip Sansom, prodotto da Richard Weager con Hande Kodja, Tracy Feith e Jeremy Mitchell.

È quell’ora della domenica: sono le malinconia in punto. Il weekend è andato, due persone speciali si sono sposate, il profumo di un giardino ti ha fatto venir voglia di estate, tua figlia ha raccolto un sasso a forma di cuore e ha estorto alla nonna un enorme palloncino Masha (per entrare in camera sua adesso tocca gattonare), l’allarme di casa ha suonato ma non erano i ladri era il vento, sei un po’ stanca ma felice e domani è lunedì e ti prende una certa ansia ché devi e la lista che segue è lunga.

Poi vedi questo cortometraggio e ti senti meglio. Subito. Provate pure voi e sappiatemi dire. Ah, quasi mi dimenticavo: buon inizio.

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7 Comments

  • La malinconia. Roba buona quando arriva. Basta non farci l’abitudine.
    Sul corto no, non son d’accordo. Rigenera le donne, non i poveri maschietti. 😉

    • Ahahahah ma suvvia, il protagonista è un uomo, no? E alla fine mi par felice, alla guida. 😉

      • ahah Sì, ma da maschio non sai mai come ti gira la sorte. Se sei quello del tempismo che cucca o il coglione che rimane su.
        Il rischio è alto…
        Mi rigenero di più col finale di Cast Away… va. 😉

  • Sì, funziona abbastanza, come Fantozzi: lui appare (il ragioniere) e ti nasconde qualcosa o qualcuno. Un qualcosa (o un qualcuno) per niente lontano. Mi chiedo perché mai, per arrivare a domattina, ci sia sempre bisogno d’un sorriso cinico, d’una malcelatissima soddisfazione per la disgrazia altrui…

    • No, caro cugino, proprio non ci siamo capiti. E Fantozzi è così lontano da ciò che immagino e sento io guardando questo corto che penso tu ne abbia visto un altro. Neppure le disgrazie altrui c’entrano ché non solo non mi rendono felice, ma mi rattristano pure (anche quando riguardano i nemici migliori).
      Io parlavo di tempismo. Di esserci al momento giusto. E di essere un poco felice. Essere un poco felice è sempre un buon motivo per iniziare la settimana. Il benessere stava tutto qui.

  • Ma il mio non era mica un processo alla tue intenzioni, figurati!… Di sicuro poi, grazie al mio inglese, avrò capito un bel niente… Però (e parlo per me) la felicità (che viaggia fulminea e per attimi) è un po’ come la ricchezza; cioè prevede, per esserci, la miseria di qualcun altro… E (sempre per me) la cattiveria non è tale solo se si manifesta con un’azione (“i buoni pensano alle cose cattive, i malvagi le fanno”), ma è drammaticamente insita nel buco nero dell’esistenza, di tutte le esistenze più o meno pensanti su questo pianeta. Plaudo alle tue certezze; ma sei davvero sicura che le cose stiano così? Ti sei mai abbandonata ai pensieri più sinistri? E se non lo hai mai fatto, cosa ti fa pensare con certezza di non possederne? Cosa ti fa pensare che “Neppure le disgrazie altrui c’entrano” perché non solo non ti rendono felice, ma ti rattristano pure? Non potrebbe essere invece (in maniera più sinistra ma in linea col cinico istinto di sopravvivenza) che il rattristarti sia solo il campanello d’allarme lanciato dalla vita a ricordarci (con la messa in scena delle disgrazie altrui) tutto quel peggio che può capitarci ad ad ogni passo, in qualsiasi momento?… Se in strada c’è un corpo martoriato e in una pozza di sangue, quel dolore è il mio, ma è vissuto solo in termini di paura e ribrezzo, “anche quando riguarda i nemici migliori”… 😉

    • Era solo un modo per dire “buona settimana”. Il resto, come dice il Califfo “è noia”. Pace e bene.

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