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Io leggo perché: iniziative dell’editoria (ed epic fail)

Questa mattina si è tenuta la conferenza stampa di #ioleggoperché, iniziativa per la promozione del libro e della lettura. Tante idee (vecchie), un simbolo scomodo e collaboratori che spaventano.

Chissà cosa è passato per la testa di Linus, uno dei testimonial, quando gli hanno mostrato il gesto dei “messaggeri”, cioè i portavoce dei lettori forti reclutati sull’italico stivale per dispensare la lieta novella: leggere è cosa buona e giusta. Be’, sapete qual è il gesto? La lettera “L” fatta con pollice e indice della mano.
Ora, se non appartenete a un universo parallelo, sapete che questo è il simbolo universale per indicare i Loser. Ma chi si occupa della vostra comunicazione, signori, chi? Un nonnino dalle mura di Villa Arzilla?!

Che cosa è #ioleggoperché? È una iniziativa che vede uniti editori, grandi e piccoli, librai, di catena e indipendenti, biblioteche, scuole, università… Ed è la risposta alla crisi del settore e alla spaventosa diminuzione di lettori in Italia. Quindi? Si è pensato di creare una collana di 24 titoli (li trovate sotto, nella foto), italiani e stranieri, stampare 10mila copie per ciascun titolo, quindi 240mila copie in tutto, e distribuirle. O meglio, farle distribuire, gratuitamente. Il 23 aprile, giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, infatti i lettori forti – i messaggeri, appunto – li consegneranno a quelli che non leggono o leggono poco – qui li chiamano “lettori assopiti” – in ogni possibile luogo idoneo. Seguiranno bookcrossing, hashtag a tema, citazioni da condividere in rete… iniziative che chi bazzica social & Co conosce molto bene.

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Occhei. Far girare i libri può essere una idea. Fare qualcosa è sempre una buona idea. Oddio, i 24 titoli scelti mi fanno male al cuore: dove sono gli esordienti, gli autori di mestiere ma un po’ di nicchia, i titoli belli e pure un po’ coraggiosi? E dove sarebbero gli editori piccoli? A parteGesto Loser Sandro Teti che, mi scuso, non ho mai sentito, direi che c’è pochino. Ma il punto è: abbiamo davvero bisogno di 240mila titoli regalati o la filiera ha necessità di politiche, di idee che permettano alle parti di cooperare al meglio? Di qualità? Di condivisione e presenza in rete? Di libri digitali ben fatti? Insomma di essere in linea con il quotidiano e le potenzialità che offre, avendo un occhio di riguardo per i lettori e per le storie e per chi le realizza e non solo per le dinamiche da conventicola?

Qui il primo problema è la cooperazione. Che senso ha inventarsi messaggeri, hashtag e iniziative senza andare a censire tutte quelle realtà che già ci sono sul territorio e funzionano molto bene? Parlo di gente come Cristina Di Canio della libreria Il mio libro e il suo #librosospeso, di Francesco Musolino con @stoleggendo, progetto no-profit per incentivare la lettura; del lavoraccio, quotidiano, che fa @casalettori per portare in rete le storie; di blogger come Holden & Company che ogni settimana ci racconta la letteratura (e non) americana; di scrittori come Elisabetta Bucciarelli che porta la poesia nelle vostre vite, telefoni, computer a colpi di tweet. Cioè, signori, qui fuori c’è già un mucchio di gente che lavora e bene. Il problema sono le istituzioni. Siete voi.

Voi chiedete a noi di farvi da portavoce? Non ce n’era bisogno, noi lo facciamo già. E voi? Voi che cosa fate? I 24 libri e loIoLeggoPerché spettacolino del 23 aprile? Di sicuro scegliete come partner il Cepell, il fantomatico Centro per il libro. E lo ringraziate per la sua attività. Curioso. Oggi, durante la conferenza stampa, a parte Romano Montroni e i suoi sorrisi, del Cepell non c’era traccia. Nessuno ha sentito il bisogno di twittare alcunché, nessuno ha anticipato la conferenza stampa su social e piattaforme, rilanciato le notizie, condiviso qualcosa… niente. E come stupirsi? il Cepell su Twitter si è fatto sentire l’ultima volta il 23 dicembre e su Facebook lascia uno status ogni 30 giorni, è quello che non ha comunicato da nessuna parte che Milano sarà la città del libro e ha un sito che si inchioda ad aprirlo. Cliccate per credere. Se fa qualcosa, purtroppo non la comunica. Quindi è come se non la facesse. E poi sceglie, ovvio, il Ministero dei Beni, delle Attività culturali e del Turismo e si scusa, ché Franceschini oggi aveva di meglio da fare. E la Rai, che si sa, ci regala preziose trasmissioni culturali ogni giorno.

Siamo noi che chiediamo a voi qualcosa: fatti. Aiuto concreto. Presenza in rete e non. Non sale gremite e sorrisi e “wow quanta gente” e tante belle novità che in realtà novità non paiono. Vi chiediamo di fare qualcosa per davvero, di farla bene e alla svelta. E speriamo che quella “L” non sia profetica.

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27 comments

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El cugino del Parente che non è Massimiliano e che pure codest'anno non mi vince né il Tramiro né s'aggiudica il Tramando... 09/02/2015 at 17:42

I lettori che calano sono l’unico problema. Se ci fosse il triplo di lettori forti l’editoria subirebbe un meraviglioso processo di selezione darwiniana: coloro che oggi lavorano in difesa (tutti), sarebbero costretti ad inventarsi qualcosa per non estinguersi. E’ la lettura debole che alimenta un’editoria debole chiusa a riccio a fare i conti con il proprio orticello sempre più misero; e non mi convince pensare che si risolverebbe tutto (solo) con idee brillanti e con la modernizzazione dei supporti…
A) Pessimismo. Leggere per ampliare non tanto le conoscenze (su questo fa quasi tutto il web e ciò che resta dell’istruzione classica), ma per aprirsi qualche varco nel cervello – nel proprio cervello, spiazzandosi e spiazzando continuamente convinzioni e modalità di pensiero e visione – sembra non essere (più) una priorità. Una società ultratecnica ha bisogno di certezze e di velocità, cioè di tutto quello che quel tipo di lettura “minaccia”. Quindi rassegniamoci: leggere da lettore forte non ha più senso se non per un se stesso alienato da un mondo che va in tutt’altra direzione.
B) Ottimismo. Si potrebbe sortire qualche risultato se si riuscisse, con una magia, a far sentire delle autentiche cacche, dei sottoprodotti dell’evoluzione, degli scarti umani, dei minus pensanti, delle amebe acefale tutti coloro che non vanno oltre un libro all’anno.
C) Dubbio. Ma non è che i lettori calano perché si moltiplicano quelli che usano una tastiera, siano essi personaggi famosi, tenutari di blog, tuttologi su facebook, fanatici del tweet, “giornalisti e scrittori”, “magistrati e scrittori”, “registi e scrittori”, mai che dico mai tentati di rimanere a fare una cosa bene ma una cosa e basta?

uff
🙂
io

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Aldo Costa 09/02/2015 at 18:06

Non so cosa pensare di me. Di quell’elenco ne ho letti soltanto 5. Invece per quanto riguarda il post di chi mi precede, credo che col punto C) ci azzecchi abbastanza. Prendi uno che un giorno dica: oggi voglio iniziare a leggere. Va in libreria e gli capita in mano un libro di Alain Elkan. Lo abbiamo già perso, capisci?

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Chiara Beretta Mazzotta 09/02/2015 at 22:09

Capisco. E soffro.

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sandraellery 09/02/2015 at 18:32

Questo elenco è una mazzata peggio della cervicale. E poi sembra che abbiano inventato chissà che cosa, quando c’è chi, nel suo piccolo, come me, fa girare i libri a manetta. Mi sono pure inventata di far girare quello dell’amico Aldo, qua sopra, dal mio blog, peccato che al primo invio se lo sono perso (o scippato) le poste. Aldo caro, non osavo dirtelo, il post di Chiara mi ha dato lo spunto e il coraggio. Per il resto concordo coi punti del parente cugino, leggere tanto sta diventando una cosa da alienati. Ho prestato il primo Muzzopappa (che in questo elenco ci stava alla grande!!) a un’amica ai primi di luglio – mi aveva chiesto qualcosa da leggere al mare – non l’ha ancora finito. Le ho detto “ehi, guarda che è già uscito il secondo, ancora più bello!” “Sì Sì mi piace, ma sai ho i miei tempi.” Dio bono, diluito in 6 mesi si perde tutta la sostanza di un romanzo.
Ma quelli strani siamo noi, che leggiamo forte e ci arrabbiamo. Oggi proprio non va.

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Aldo Costa 09/02/2015 at 18:50

Apprezzo il tentativo (fallito) di farti perdonare 🙂 Io ho una persona, piuttosto stretta come parente, che impiega dai quattro ai cinque mesi per leggere un romanzo. Dice che la sera è stanca, che si addormenta ecc. Non dico chi è, ma tieni presente che ho solo figli maschi.

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Chiara Beretta Mazzotta 09/02/2015 at 22:12

Ma pure uno ogni sei mesi va bene. Basta che a leggere ci si diverta.

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Chiara Beretta Mazzotta 09/02/2015 at 22:12

Oggi proprio non va. Concordo.
Meno male che stasera sono stata insieme con persone piene di voglia di fare e mi è tornato il buon umore. Viva Kristall Radio! Per il resto, abbiamo più di un problema.

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Holden 09/02/2015 at 20:18

Onorato della menzione! (E incuriosito dalla definizione di “lettori assopiti”, quale mente l’avrà mai partorita?)

Comunque: la lista dei 24 titoli sembra realizzata pescando a caso da una boccia contenente i titoli dei bestseller degli ultimi 20 anni, a loro volta selezionati da un generatore casuale di accostamenti assurdi. Non so come ci sia finito, lì dentro, il nome di Ronald Everett Capps, dato che si tratta di uno scrittore con i controcazzi; spero che nessuno lo odi a tal punto da fargli sapere, mentre lui se ne sta beato oltreoceano, di condividere una collana che comprende nomi come quelli di quell’elenco. Prima si chiederebbe perché, poi credo che si sparerebbe come il vecchio Papa Hemingway.

Per il resto, sono pienamente d’accordo: le basi per fare rete, che è l’unica soluzione percorribile per dare una smossa alle cose, ci sono già. È la presenza attiva delle istituzioni che manca, anzi: manca proprio la consapevolezza, da parte loro, che le basi già ci sono, come dimostrano queste iniziative balenghe, che per me sono paragonabili all’idea di Franceschini di qualche tempo fa, di stimolare alla lettura piazzando i libri nelle fiction Rai. Il fatto è che tutte queste cose – gli “ambasciatori della lettura”, le collane apposta con dentro i soliti dieci o undici titoli del cazzo che trovi già anche all’Esselunga in migliaia di edizioni, tutto il resto – fanno venire in mente la differenza tra Stato minimo e Stato assistenziale: alla domanda “Ci sono i poveri, che si fa?” il primo risponde buttando un po’ di 100 euri in mezzo alla folla, lavandosi la coscienza e lasciando infine tutto così com’è, il secondo si ingegna per costruire strutture, stabilire legami, organizzare progetti concreti e sistematici che cerchino di porre rimedio alla situazione *alla radice*.

Ecco, direi che con #ioleggoperché abbiamo, come sempre, l’equivalente di buttare 100 euri in mezzo alla folla e lasciare le cose così come stanno. E sarà sempre così, finché l’unica soluzione che ti verrà in mente sarà quella di far vedere Linus o Renzi che leggono e creare una collana con i soliti quattro titoli del cappero da classifica del sabato.

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Chiara Beretta Mazzotta 09/02/2015 at 22:23

Ma come minimo ti menziono. Con tutto quello che leggi e scrivi. Ecco avrei potuto menzionare anche #lacorrettezzapaga perdo colpi, ma non mi dimentico delle cose importanti 😉
Comunque.
La faccenda è sempre la solita. Passione. Qui cercano gente che faccia tutto per passione, cioè gratis, e faccia da ambasciatore (con o senza pena), e distribuisca, e parli e twitti… loro lo fanno per lavoro, cioè pagati.

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Holden 09/02/2015 at 20:32

Poi l’anno scorso, solo in Italia, abbiamo avuto tutta una serie di esordienti dei cui nomi qui non riecheggia nemmeno una sillaba, ognuno dei quali da solo vale legioni dei personaggi di quell’elenco: Domenico Dara, Iacopo Barison, dove sono? Mario Pistacchio e Laura Toffanello, con “L’estate del cane bambino”? Paolo Cognetti, che è uno dei migliori giovani autori che abbiamo (giovani anagraficamente, ché ha già scritto un sacco)? Luca Giordano? Muzzopappa? Panzavolta? Luca Giordano? Ma ‘sta gente che fa gli elenchi dove vive?

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Chiara Beretta Mazzotta 09/02/2015 at 21:43

Aggiungo Fabio Genovesi e Baccomo e potrei andate avanti per ore…

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Chiara Beretta Mazzotta 10/02/2015 at 09:00

Non ho parlato di una cosa, nel pezzo. In realtà perché non mi era chiara. Ma mi par di capire che non faranno ebook dei 24 titoli. E questo è un chiaro segnale di stupidità. Peraltro consegnare una card o una cover (che in realtà è un ebook) è pure più semplice. Costa meno. Ma capisco che vivere nel Seicento sia più rassicurante. Nel Seicento, grazie al profumo della carta, tutti leggevano assai.

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Massimiliano Mistri 10/02/2015 at 10:23

240mila copie stampate per altruismo? Investimento per conquistare i lettori deboli? Classico investimento in perdita all’italiana? Non so, ho qualche domanda che mi passa per la testa. Qualche dubbio. Che poi i dubbi sono bestie feroci. I dubbi torturano il pensiero e lacerano lo spirito buono. Il dubbio principale che mi viene in mente è: non è che ci sarà qualche sovvenzione per portare a stampare tutte queste copie? Non è che gli editori (lo dico da editore) ci lucrano qualcosina? Mascherando il tutto da “Operazione salviamo il mondo”? Magari prendo un bagno pazzesco. Lo spero vivamente. Ma quella bestiola feroce sta mangiucchiando e rodendo, rodendo, rodendo…

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El cugino del parente, che non è Massimiliano, cui un duo indisponente, nega merito e talento 10/02/2015 at 14:06

Editore benemerito, essendo che (eh?!) non mi riesce di trovar lavoro da più d’un anno, si ri ci mi chiedevo se al correttor di bozze corrispondesse ancora la parvente essenza d’un mestiere, ancorché pagato al minimo dei minimi, e se Lei potesse adoperarsi per mettermi alla prova e far dei manoscritti a Lei in carico qualcosa di pronto da mandare in stampa…
Attendo fiducioso
saluti
io

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federicabetti 10/02/2015 at 12:15

L’ha ribloggato su DECODIFICARE..

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Chiara Beretta Mazzotta 10/02/2015 at 13:30

Grazie!

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federicabetti 10/02/2015 at 15:00

Di niente! gran bell’articolo davvero, capace di toccare i punti che a mio avviso continuano ad essere ignorati e che, al contrario, sono le principali direttive attraverso cui l’industria editoriale dovrebbe muoversi per rinnovarsi sul serio

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Chiara Beretta Mazzotta 10/02/2015 at 15:29

Ah, Federica, rinnovarsi è l’obiettivo. Già. Per carità che si faccia è sempre un bene, ma perché ignorare ciò che già esiste e funziona e, soprattutto, perché ignorare ciò che proprio non va? Segue lungo silenzio, come sempre. 😉

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Holden 10/02/2015 at 15:52

Meglio i lunghi silenzi delle “risposte meditate”; almeno i lunghi silenzi non si annunciano con vane promesse che poi sono, come si dice in francese, delle prese po’ ‘o culo.

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Chiara Beretta Mazzotta 10/02/2015 at 16:03

Ah, non mi ci far pensare. Che tristezza il silenzio del Premio. Che tristezza.

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federicabetti 10/02/2015 at 16:21

Il rinnovamento potrebbe partire proprio dalla valorizzazione dell’esistente. La figura del messaggero fa sorridere se penso alle straordinarie community di lettori che trovo online e quasi sempre costituite al di fuori della pagina del marchio editoriale.
Come fa sorridere pensare alla consegna di 24 titoli cartacei quando ci sono giovani che propongono piattaforme per lo in streaming on demand di Ebook che potrebbero seriamente rappresentare un veicolo di promozione per la lettura e che trovano barriere all’ingresso che rendono il progetto zoppo all’origine.

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Chiara Beretta Mazzotta 10/02/2015 at 17:05

Ah ma tu parli di quei valorosi di Bookolico!

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federicabetti 10/02/2015 at 17:09

ahahahahahhah beccata! Si soprattutto, anche se in un discorso più generale sono molte le strade che potrebbero essere intraprese per incentivare la lettura e che oltretutto corrispondono agli interrogativi che hai giustamente messo in evidenza nel post 🙂

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domi73 10/02/2015 at 18:50

L’ha ribloggato su tempoperunlibro.

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Anna (Annarosa) Mattei 11/02/2015 at 01:15

Bella iniziative davvero soprattutto per la gran qualità dei libri scelti (da chi?) il cui unico pregio sembra essere la gratuità. Nessuno dei promotori denuncia la chiusura delle biblioteche scolastiche, l’assenza del libro e della lettura nelle scuole superiori, dove gli unici libri che trovano spazio sono i manuali, chiamati non a caso ‘libri di testo’. La lettura, oltre che intrattenimento e piacere individuale, dovrebbe essere una felice pratica di condivisione e dialogo. Assurdo, in questo senso, proporre ancora il vecchio romanzo di Pennac che si può permettere di scherzare sulla lettura, solo perché si riferisce a un paese di lettori, come la Francia, dove le biblioteche delle scuole funzionano benissimo, i libri sono sempre a disposizione di studenti e docenti e la lettura fa parte integrante del processo formativo.

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Chiara Beretta Mazzotta 11/02/2015 at 17:18

Che dire, Anna? Speriamo piacciano ai messaggeri altrimenti il contagio finirà in una ecatombe. 😉

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messaggera de che 24/02/2015 at 20:29

Veramente mi trovo profondamente d’accordo con il pezzo. Quando ho letto i titoli, mi sono cascate le braccia. Ma possibile mai che si riesca a mandare in vacca ogni iniziativa, ignorando allegramente la realtà? Ma come si fa ad invogliare un non lettore con certi titoli e a non farlo scappare via urlando nella convinzione che leggere sia la più grande perdita di tempo al mondo. Temo che non ci sia molta speranza fino a che la comunicazione degli editori rimane in un bozzolo autocelebrativo. E dire che il libro è comunicazione e fino a diventare una forma di arte.

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