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Il Cepell e la Città del Libro 2015

Il Centro per il Libro e la Lettura (Cepell) è un istituto autonomo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e ha il compito di divulgare il libro e la lettura in Italia. Questo sulla carta, nella realtà?

Metto in pausa la faccenda Agenzia Calvino, sperando che qualcuno risponda alle domande e, soprattutto, che altri – quelli che si lamentano sempre che le cose vanno male – sentano il bisogno di dire la loro (ché l’editoria migliore la volete senza metterci né culo né cuore, signori), torno ad occuparmi del mio amato Cepell e pure della “Città del Libro 2015”.

Cepell Centro per la lettura CepellNon sapete cosa sia il Cepell? Tranquilli, siete in ottima compagnia. Se volete farvi una idea, qui ne ho parlato, perché per parecchie settimane il sito è stato “giù” (non che adesso funzioni) e sui social e piattaforme varie esso pareva in coma profondo. Rapido ripassino: il Centro per il Libro e la Lettura (Cepell) è un diabolico parto del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Il presidente di questo prestigioso istituto è nientepopodimeno che Romano Montroni, sotto di lui c’è Flavia Cristiano, il direttore del centro, e ben 26 impiegati (stando alle affermazioni della stessa Cristiano).

Queste 28 persone lavorano instancabilmente per farci leggere tutti, per farci amare i libri, conoscere storie e autori e farli conoscere pure all’estero. Come fanno? Comunicando, ché vuoi fare se non comunichi? Anche le cimici africane sanno che la rete non è una roba virtuale e opzionale ma è il mondo, e se vuoi parlare con il mondo nella rete devi starci con i piedi ben piantati. Infatti, se andate sulla pagina Facebook del Cepell, potete rimirare l’efficiente lavoro di comunicazione: l’ultimo post è del 30 dicembre. Un bell’articolo sul signor Romano Montroni de “la Repubblica”! Oggi, se il Cepell pagina Facebookcalendario non è in sciopero, è il 19 gennaio. Dite che i 28 son tutti ancora in vacanza? Oppure nessuno ha ancora trovato il tempo di postare qualcosa? Che so, un buon anno, tanti auguri amici lettori che sia un anno pieno di libri? Se guardate bene, noterete che il penultimo post è del 5 dicembre. Cioè il Cepell, in un mese, ha condiviso quattro post? E sorvolo sulla qualità dei contenuti. Twitter non è messo meglio, l’ultimo cinguettio è del 23 dicembre.

Bene. Quest’anno si dà il caso che Milano sia la città del libro 2015. Andate sul sito del Cepell e cercate informazioni in merito. Cliccate sui “progetti”, uno qualsiasi, nell’area widget a piè di pagina. Niente, “risorsa non trovata”. Andate nel menu in alto, cliccate su attività e su “le città del libro”: salta fuori roba del 2013. C’è un allegato scaricabile a destra Sito Cepelldatato 9 gennaio (l’anno, minacciosamente, non è indicato): clicco, ma vien fuori una pagina di errore. Provate con il pulsante “cerca”: se scrivete “città libro” saltano fuori vecchie notizie, non aggiungete “Milano”, altrimenti il risultato è il nulla. Se volete fare un LOL pit-stop: guardate “agenda” – non saranno un po’ pericolosi ’sti ritmi serrati per sciur Montroni? – e poi la sezione “comunicazione” che è, drammaticamente, vuota. Io mi sono fermata dopo aver fatto un giro sulla banca dati “case editrici”: c’è pure il Gruppo Albatros Il Filo, l’editore a pagamento più rinomato sul suolo italico. Oh god!

Esco dal sito che “ha il compito di divulgare il libro e la lettura in Italia” e cerco informazioni in Google. Parlano di “Milano città del libro”: il Comune di Milano, Adnkronos, Ansa, pure il sito dell’Expo! Una caterva di blog e giornali e istituzioni ma del Cepell manco l’ombra. Ora, non è che si tratti di un’ultima ora, visto che la notizia è stata data il 14 novembre 2014 (inLe città del libro logo
una conferenza stampa durante il primo giorno di BookCity). Milano, si è detto, “per i prossimi dodici mesi sarà la principale vetrina italiana per la promozione del libro e della lettura”. Ecco, ditelo al Cepell, al signor Montroni, alla signora Flavia Cristiano e ai 26 impiegati ché, magari, ancora non lo sanno. E se lo sanno, ma non lo dicono, a che diamine servono?!

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10 comments

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Gaia Conventi 19/01/2015 at 09:48

Servono a fare numero, siora mia. Tanto, paga questo e paga quello, pagare pure caffè e cappuccini al Cepell non può farci male. Ci siamo abituati.

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Chiara Beretta Mazzotta 19/01/2015 at 10:00

A pagare noi siamo abituati, già! Beviamoci un caffè va…

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sandraellery 19/01/2015 at 10:43

Oggi per me un the nero, come l’umore 😀 a leggere ste cose. Una settimana senza caffè a causa dell’influenza sta facendo seri danni sul mio sistema nervoso. Ricordo che ne avevi parlato, uno tra i tanti enti/associazioni/cosi inutili che noi paghiamo. Se pagassero me per diffondere i libri avrei un botto di idee.

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Chiara Beretta Mazzotta 19/01/2015 at 10:49

Guarda, magari prendessero te! Magari! Beviamoci una tisana va…

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Mario Borghi 23/01/2015 at 09:13
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Chiara Beretta Mazzotta 23/01/2015 at 09:16

A parte un botto di interviste di Montroni che fanno? Hai visto i social? Cioè non comunicano niente da settimane. È una roba che mi manda ai pazzi!

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tuqiri73 28/01/2015 at 15:01

28 persone…mi viene da piangere…che bel paese siamooooo!!!! – con acuto lirico e drammatico –
Tomas

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tuqiri73 29/01/2015 at 14:54

Non oso sperare tanto!!! 🙂

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Chiara Beretta Mazzotta 29/01/2015 at 14:58

Ho controllato io. Niente…

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tuqiri73 29/01/2015 at 15:01

ecco…

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