Se vi suona. Se vi ricorda qualcosa ma allo stesso tempo stona… è tutto a posto. Si tratta di uno snowclone. Questo curioso neologismo è nato grazie a due linguisti, Geoffrey K. Pullum e Glen Whitman (che parlava di “snow clone” e, in realtà, di mestiere fa il professore di economia), e ai loro battibecchi su Language Log. I signori in questo blog, tra le altre cose, se la prendono con i cliché ignobili prodotti dai giornalisti americani. Lo snowclone è infatti il carpiato della banalità, una sorta di frasefattismo 2.0: cioè l’utilizzo di un cliché geneticamente modificato. Si prende insomma una frase fatta e la si cambia quel tanto che basta perché sembri sì fatta ma paia pure più creativa e comoda da usare. Sono perle di saggezza plastiche, anzi, liquide ché quindi prendono la forma del contenitore – articolo, titolo, romanzo… – in cui sono versate.
Che ci azzecca la neve? Semplice. L’espressione deriva dalla frase “If Eskimos have N words for snow, X surely have Y words for Z” cioè: “Se gli eschimesi hanno N parole per la neve, allora X avranno Y parole per Z”.
Il comico della faccenda? Gli eschimesi non possiedono tante parole per dire “neve”. È una diceria, una leggenda urbana lessicale perché gli inuit per questo concetto di lemmi ne hanno soltanto un paio (se volete saperne di più, leggete qui) ovvero:
Aput: snow on the ground.
Qanik: snow in the air (o snowflake).
Son pragmatici ’sti signori dei ghiacci: neve a terra o neve nell’aria. Tutto il resto non è noia, come direbbe l’amato Califfo, ma polisintesi: cioè parole composte da questi due morfemi.
Tale tirchieria lessicale indebitamente ingigantita non intimidisce però gli snowcloner come Alessandro D’Avenia che nel celeberrimo Bianca come il latte, rossa come il sangue ci fa sapere che “se come gli eschimesi per la neve, avessimo 15 modi per dire ti amo, io per te li userei tutti.” Un po’ come dire: se avessi due euro, li userei per comprati il mondo (un generoso spilorcio insomma).
Qualche altro classico snowclone? “X val bene una Y” oppure “X è il nuovo Y” e per finire in bruttezza: “Chi di X ferisce, di X perisce”. E se siete degli accumulatori seriali di banalità, sappiate che esiste un motore di ricerca degli snowclone. Badateci, siamo circondati! Il “clone della neve” è tutto intorno a noi!
9 comments
Ne avevo già sentito parlare, forse da te in un altro contesto, non ricordo cosa dissi in proposito, ma li detesto con una certa forza. Un giorno ho letto di un editore, così tanto per citare una categoria davvero a caso, dire in risposta a chi gli domandava perché mai chiedesse soldi per pubblicare “è il mercato, bellezza!” In una frase è riuscito a farmele girare due volte: per il contenuto e pure per la forma. Perché ciù incazzature is megl che uan. Però Accorsi era già figo a quei tempi 😀
Eh, hai scelto un settore a caso 😉 In effetti alcune espressioni sono da zappa, quella da sette chili però!
Io di per certo ho parlato (male) del frasefattismo… una piaga niente male. 😉
(Accorsi può dirle però)
snowclone come se non ci fosse un domani
Colpita e affondata.
lo snowclone batte dove il grammar nazi duole
Ahahahahahaha! Questo sarebbe stato un titolo perfetto!
La prossima volta interpellami prima di cliccare su “pubblica” 😀
Sarà fatto! Certe perle non vanno sprecate 😉
La maggior parte dei giornalisti tv rai e mediaset meriterebbe la sedia elttrica. Hai presente “Cronaca di un disastro annunciato”? Citano a sproposito Marquez con commovente costanza pensando di essere originali.
Anche “me l’hanno ammazzato due volte” non scherza come banalizzazione, ma almeno non è uno snowclone, credo.
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