La correttezza paga

La correttezza paga

Qualche giorno fa si è parlato di editoria malata, di datori di lavoro insolventi e di categorie allo stremo delle forze.

Il banner che vedete qui sopra è legato a tutto questo e da oggi campeggerà anche sulla pagina di BookBlister.

L’idea è di Luca Pantarotto di Holden & Company, lo slogan è di Marina Vitale, la grafica di Francesca Schipa. Gaia Conventi di Giramenti ha subito aderito, io ho fatto altrettanto. Ed è lei a spiegarvi per filo e per segno di cosa si tratta qui.

Per segnalazioni, potete scrivete a lacorrettezzapaga@gmail.com. Alcune precisazioni:

  • non si fanno liste nere, si raccolgono testimonianze di professionisti gabbati.
  • Non ci interessa ciarlare né fare la guerra a un editore, vorremmo contribuire a sradicare un comportamento aberrante. E, soprattutto, non vogliamo essere complici di chi vive sulle spalle degli altri.

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5 Comments

  • Ho seguito la cosa su facebooke sui siti segnalati, ma…a dire il vero mi sono un pochino persa.
    So che si dice e non si dice per evitare di essere diffamati (e buggerati), ma è davvero difficile capirvi 🙁

    • Ciao Grazia, abbiamo creato la mail per le segnalazioni: lacorrettezzapaga@gmail.com chi lavora in editoria e non viene pagato può segnalarci la cosa a questo indirizzo.
      Gli editori segnalati vengono messi in “quarantena” se riceviamo diverse segnalazioni, fidate e comprovate, allora nei nostri blog e in rete non recensiamo più libri di quella casa editrice.
      Non facciamo liste pubbliche perché si ritorcono contro chi le fa. Facciamo un boicottaggio silenzioso.
      È meno confusionario?

  • “Oltre il danno la beffa” mi verrebbe da dire. Scusate ma pensavo a quel povero autore che oltre a non vedersi pagare dall’editore e magari sentendosi in colpa perché i collaboratori che hanno lavorato al suo libro non vengono pagati, si vede rifiutare la recensione al libro. Premetto che va a GaJa tutta la mia solidarietà e senza alcuna condizione, tuttavia non posso fare a meno di pensare alla fine chi ci rimette di più. Forse piuttosto che suggerire ai giornalisti e recensori di rifiutare le opere da recensire sarebbe più efficace insegnare a tutti che è dovere civico denunciare chi non assolve agli impegni presi, perché altrimenti si rischia di sparare nel mazzo e, come spesso accade, chi ne fa le spese è chi non ha poi tutte le colpe mentre gli impuniti continuano a fare danni. Gli autori, dopo mesi di lavoro, che alla fine arrivano a totalizzare anni, dopo aver tanto lavorato a un romanzo ed essere riusciti a farlo pubblicare, altri mesi/anni di lavoro, deve ancora aspettare un bel po’ prima di vedere concretizzare le soddisfazioni tanto agognate e le recensioni diventano per loro una sorgente fresca e deliziosa dove soddisfare il grande bisogno di conferme di cui necessitano per trovare nuovi stimoli a produrre altre opere. Se private un autore anche di questo, presto avremo solo romanzetti rosa, scritti per fanciulline, che vendono milioni di copie avvolti da fascette e che vantano vendite inverosimili e gli editori del genere rosa se ne fregano delle recensioni di chicchessia. Con questo, non voglio avviare una polemica, ben vengano queste segnalazioni, se ne deve parlare il più possibile ma vorrei mettere in luce quali potrebbero essere le controindicazioni della cura suggerita da GaJa.

    • Purtroppo gli editori che non pagano sono pure quelli da milioni di copie… questo è il problema, Monica.
      Tu stai lì a dire come sono bravi questi editori, che bei titoli pubblicano, ma alimenti un circolo vizioso.
      Qualcosa tocca farla. Nessuna soluzione è definitiva, e nessuna soluzione è indolore.

  • Condividerei pienamente, se non per un dubbio: siete contrari anche agli stage non pagati? Io credo che il lavoro debba essere pagato, a meno che non sia volontariato, ma per gli stage (per quanto sarebbe bellissimo se venissero retribuiti) è un discorso a parte. Quello è un periodo di formazione.

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