Libri a Colacione # 20

 Libri a Colacione # 20

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VOLTAPAGINAl'estate+del+coniglio+nero
L’estate del coniglio nero, Kevin Brooks, traduzione di Paolo Antonio Livorati, Piemme, p. 427 (15 euro) anche in ebook
Non perdere gli amici di sempre, ecco una delle grandi sfide del diventare grande. Perché spesso cresci e passi l’adolescenza con qualcuno che poi, in un lampo, diventa solo una faccia in un album di vecchie fotografie… questa storia comincia d’estate. Fa caldo e Pete si trascina di giornata in giornata cercando di sopravvivere alla noia. Ed ecco che arriva la telefonata di Nicole, vecchia amica (una di quelle che, ahimè, è rimasta solo un’amica) che vuole organizzare una rimpatriata prima che tutti vadano per la propria strada. Sì perché il liceo è finito e, un’altra vita sta per iniziare. E così i due si trovano con Eric, il gemello di Nicole, e Pauly. Pete decide di portare anche Raymond, un tipo piuttosto strambo. Solo che le cose non vanno per il verso giusto: Raymond, infatti, svanisce nel nulla. E non è il solo… Lasciate stare la quarta di copertina e la definizione di thriller-noir, questo è un romanzo (potente) che parla della spaventosa terra di mezzo che è l’adolescenza, l’era degli assoluti dove ogni istante è l’ultimo, e le emozioni sono uniche e irripetibili. Il tempo delle paure e anche degli errori perché i ragazzi hanno la spaventosa tendenza a prendere il peggio degli adulti e a farlo proprio. Per chi non teme le faccende crudeli (copertina capolavoro!).

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Non chiedermi come sei nata, Annarita Briganti, Cairo, p. 199 (13 euro)
Il racconto di un anno di vita che comincia con una perdita – un aborto – e finisce il 24 dicembre con una speranza – una fecondazione. A sperimentare i tormenti medici ed emotivi di questo percorso è Gioia Lieve. Sulla soglia dei quaranta, giornalista freelance (ovvero precaria part time) fidanzata con Uto. Per lui si è trasferita a Milano da Roma, anche se i due vivono in case separate (lui in un loft che non accenna a lasciare). Gioia non sa di aspettare un figlio fino quando non lo perde e da questo momento non fa altro che desiderarlo. Solo che deve fare i conti con un corpo che non collabora, un uomo egocentrico, una legge ottusa (la legge 40) e un Paese bigotto. Un coraggioso percorso a ostacoli tra visite specialistiche, esami, terapie ormonali ma pure tradimenti, risate e cene mondane per interrogarsi su quello che significa diventare o no genitore. Per tutti quelli che a trent’anni si vedevano con un posto fisso, sposati e con un figlio e no, non sono riusciti a ottenere nessuno dei tre.

BELLISSIMIRadiomorte
Radiomorte, Gianluca Morozzi, Guanda, p. 213 (15 euro) anche in ebook
L’idea è semplice: l’apparenza inganna. Prendete la famiglia Colla: padre, madre, figlio, figlia sono felici, belli. Vincenti. È, ovvio, così non è. Però nelle foto, se sorridi convinto, mica si vede che sei triste. E i Colla sono il selfie della felicità e su questa felicità ci campano, soprattutto Fabio, il papà, autore di La famiglia felice al tempo della Crisi. Inutile dirlo, un bestseller. L’unica a possedere un minimo di autocritica? La più piccola (si sa, con l’età non si migliora) consapevole di avere per madre un robot maniaco del controllo, per padre uno scribacchino fedifrago. Bene, immaginate i nostri quattro eroi ai tempi di Photoshop che si dirigono in una radio – sconosciuta che sorge in un postaccio dimenticato da dio – per rilasciare l’ennesima intervista. Ed eccoli seduti, cuffie inforcate in attesa dell’intervista di Dj Kristel che li osserva oltre il vetro. Solo che le domande stavolta non sono quelle di rito. Chi sacrificheresti della famiglia? A questo tocca rispondere. Perché da lì usciranno in tre e la vittima dovranno deciderla loro. Unico benefit? Potranno guadagnare tempo svelando i loro segreti più terribili. Preparatevi insomma al peggio. Per chi detesta gli spazi chiusi e le bugie.

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2 Comments

  • se la connessione regge commento tutti e 3. Del primo mi piace l’argomento, sono una nostalgica e amo le rimpatriate da matti, il secondo molto attuale, molto nel mio sentire, argomento che va trattato con grande cautela, il terzo, be’ adoro Morozzi, il Morozzi di “Bob Dylan” ricorda Genovesi, mentre so che questo è sul genere “Black out” che aveva pennellate noir non da poco, comunque sarà a MI il 23 e l’ho già segnato in agenda, salvo sfighe, andrò a sentirlo, a fare la groupie scatenata. bacio

    • Come vedi, concordo su Morozzi 😉 e pure su tutto il resto. Ecco, diciamo che le rimpatriate le preferisco senza sparizioni… ma sulla carta preferisco le sparizioni!
      Baci tantissimi baci

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