Quando il nome dell’autore è quello di un personaggio famoso c’è spesso poco di cui fidarsi… qualche eccezione esiste?
Guai a giudicare un libro dal cognome dell’autore. Eh, lo vedo che storcete il naso! Perché si sa, se il nome è noto, il lettore smaliziato sente puzza di operazione furbetta e passa oltre. Diciamo che, se nel novanta per cento dei casi male non fa, c’è però un dieci per cento in cui, invece, avrebbe potuto dare una possibilità a quella storia (più spesso una autobiografia).
Voglio dire, alle volte puoi avere un po’ di talento pure se sei famoso. Mi viene in mente per esempio Open, la biografia di Andre Agassi (scritta con la supervisione – dichiarata – del bravissimo scrittore e giornalista J. R. Moehringer), per me una vera rivelazione; L’erba cattiva di Ago Panini (musicista, regista e molto altro) oppure il romanzo di esordio di Anna Marchesini (sì, quella del Trio) Il Terrazzino dei gerani timidi.
Neanche a farlo apposta rimaniamo in tema di gerani perché uno dei libri di cui volevo parlarvi è la biografia di Giacomo Poretti (il comico che insieme con Aldo e Giovanni ha dato vita all’altrettanto noto trio) che si intitola Alto come un vaso di gerani (Mondadori, p. 135, 16 euro, anche in ebook). La storia è la sua ma abilmente romanzata, il che vuol dire che l’autore non si è dimenticato di scrivere per dei lettori e ha fatto in modo di infilare sulla carta aneddoti e personaggi interessanti (niente giri intorno al proprio ombelico, insomma). E leggendo ti rendi conto che Poretti un passato interessante ce l’ha, fatto di realtà semplici – la vita di paese, la famiglia modesta, la scuola, la terribile colonia!, la politica, il calcio, il lavoro da operaio, poi quello in ospedale, l’incontro con la moglie – realtà costellate di personaggi tondi e poetici. Il tutto condito con uno sguardo sul mondo per nulla malinconico perché stemperato dall’ironia che lo contraddistingue. Ed ecco, per esempio, il refrain sulla sua “bassezza” (che come ogni spunto comico cela, in realtà, anche un vissuto doloroso). Il libro doveva essere un diario per il proprio figlio, ma si sa, le storie spesso vanno per la propria strada. E da lettrice è stato piacevole percorrerla.
Ci sono però pure i libri che rientrano nel novanta per cento. Quelli che gli aspiranti scrittori annienterebbero dalla faccia della terra perché, dicono, se li avesse scritti uno sconosciuto non avrebbero mai visto la luce. Comunque sia, leggendo Tutto bene (Tea, p. 347, 13 euro, anche in ebook) di Paolo Ruffini – presentatore, attore, comico, vj – ho pensato che no, tutto bene non era andato. L’autore ha deciso di raccontare la storia di un attore di successo, Stefano che scopre di aver avuto una figlia da una cubista con la quale ha avuto una storia. Cubista che, finita nei guai, si trova costretta ad affidargli la figlia. A parte la trama che ne ricorda un miliardo di altre, è il protagonista l’enigma maggiore. Stefano si racconta in prima persona e fin dalle prime righe sparge, tra una serie di puntini e un’altra, egocentrismo e perle di saggezza. Cioè tipo Corona posseduto da un Osho toscanizzato che però non riesce quasi mai a regalarci uno sguardo sul mondo inaspettato e divertente. E risulta – per il suo voler essere al 33 per cento sopra le righe, al 33 saggio e al 33 pure ganzo (il restante uno? L’irresistibile fascino del maschio immaturo) – decisamente irritante. Il libro apre con la tiritera (ormai trita) sull’abitudine socialmente condivisa di rispondere alla domanda “come va?” con il doveroso e famigerato “tutto bene” (ecco spiegato il titolo).
Qual è la cosa di cui si parla di più nella vita?
Allora, ci pensavo ieri mentre facevo la cacca, uno dei rari momenti settimanali in cui la faccio… la stitichezza mi opprime…
La cosa di cui si parla di più nella vita è la vita. È la vita il complemento oggetto sottinteso. Si chiede sempre come va.
E c’è una risposta banale, inutile, insignificante, fastidiosa quanto la stitichezza: “Tuttobene”.
E nonostante le rivelazioni “intestine” dell’incipit, la storia non mi ha smosso granché.
10 comments
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Bello o brutto, passo oltre per principio. Io non ti leggo e non ti compro. Tra le poche scelte che ancora si possono fare, questo lusso me lo regalo. Sono contro… contro… contro… Rubano spazio e soldi (investiti) a scrittori veri. “Quelli” devono stare zitti!!!
Più chiara di così! Be’, Catherine, capire capisco figurati. Ma dal canto mio, leggo e dico la mia 😉
Un bacio!
Chiara
io di solito scappo a gambe levate da libri scritti da chi di professione fa altro e ha raggiunto la fama con quest’altro. Chiaramente tutti fanno altro prima di scrivere, a meno di essere figli di sultani, ma questo canale preferenziale che i cantanti, gli sportivi, i figli di, i comici ecc. hanno è oltremodo irritante per chi tenta con unghie denti e talismani non dico di fare il botto, ma almeno pubblicare in maniera dignitosa. Insomma rosico senza via di ritorno, probabilmente mi perdo qualche capolavoro nascosto, ma considerato che non potrò mai aver tempo per leggere tutto ciò che vorrei, passo la mano e punto su altri nomi. Baci (che pippone!!)
Sono troppo razionale per non dare ascolto alla statistica…
Però è vero che potrei fare uno strappo per i nomi famosi di chi, d’istinto, mi sembra una persona capace di scrivere. Un pensiero che mi ha colto nell’incontrare il nome della Marchesini.
E io, Chiara, ti sono riconoscente di leggere per noi. In questi casi mi bastano (in un’accezione molto positiva) i tuoi racconti.:-) Abbraccio natalizio!!!
Un super abbraccio a te! ;-))
Dio, ma che bella quella vipera, sinuosa e luminosa!
Fine dell’OT.
Sottoscrivo, parola per parola e virgola per virgola (ad eccezione dell’immeritato appellativo di pippone 😉 ) Sandra.
Concordo sull’immeritato appellativo 😉
Libri di famosi comprati…i primi tre di Faletti, ché su Io uccido la critic di allora lo osannava, così anni dopo (mio marchio di fabbrica comprare i casi letterari anni dopo) mi sono fatta convincere. I libri dei comici di Zelig mai presi, di Totti neppure, della Letizzetto uno e di Vespa, per carità. Poi magari sono belli, però vedi, mi puzzano di marketing e businnes, e io, così sporche, ste manovre, le tengo lontane da me il più possibile. Ma una voce, come quella tua Chiara, che mi conduca e mi suggerisca che Open di Agassi merita, ecco, Open lo comprerò (sempre con calma e coi miei tempi ché ne ho da leggere,la pila dei tuoi suggeriti non si schioda) perché mi fido della tua professionalità. Poi i gusti sono gusti, posso leggerlo e dirti a me non è piaciuto ma per lo meno parto sapendo che non è una accozziaglia di parole a caso. 😉
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