Ci risiamo.
Grazie agli amici di Tropico del Libro scopro che i paladini degli scrittori sommersi son tornati e si chiamano Tipografia Moderna. E salveranno l’italico talento grazie al concorso Il libro nel cassetto rivolto ai “residenti nelle regioni Emilia Romagna, Marche e Abruzzo”.
È una trovata spenna creativi in tono minore questa, niente a che vedere con il genio dei signori del Festival dell’Inedito. Ma pure stavolta si cercano “gli aspiranti scrittori che sognano di vedere pubblicato il loro libro e non hanno mai avuto un’esperienza editoriale alle spalle”.
L’inesperienza, in effetti, è utile a volte. E anche la democrazia. L’iniziativa, infatti, è “aperta a scrittori di tutte le età, e a libri di ogni genere, dal romanzo al giallo, dal saggio al libro di cucina” e continuano: “L’idea è quella di proporre un concorso in cui tutti possono sottoporre a Edizioni Moderna il proprio manoscritto”.
Lo scopo di tutto questo? “Dare la possibilità a talenti ancora inespressi di far sentire la loro voce”.
Molto nobile. Il fatto è che i testi selezionati – da un minimo di cinque a un massimo di dieci – vinceranno la possibilità di essere pubblicati nella collana “Il libro nel cassetto” e dovranno versare la quota di iscrizione di 950 euro.
Si vede che c’è la crisi. In passato chi vinceva incassava i soldi, mica li sborsava!
E con la modica cifretta avranno diritto a essere distribuiti “nelle migliori librerie di Emilia Romagna, Marche e Abruzzo, entro il 30 ottobre 2012” e delle cinquecento copie previste della tiratura, cinquanta saranno a disposizione dell’autore, con possibilità di ristampa. Inoltre “gli autori riceveranno un contributo di Euro 3,00 per ciascuna copia venduta, a parziale o totale rimborso della quota di partecipazione versata per la pubblicazione del libro”.
Si chiamerebbero royalty, comunque. E per rientrare della cifretta bisognerà vendere più di 300 copie. Risultato niente affatto scontato.
E, gran finale: chi avrà venduto più copie al 31 luglio 2013 “vincerà l’accesso gratuito e diretto alla edizione successiva del concorso per la pubblicazione di un secondo libro”. Con esborso della solita cifretta?
Siamo insomma di fronte al solito editore a pagamento che si inventa il concorso per tirar su un po’ di quattrini e farsi pubblicità. Il dispiacere è scoprire che il Comune di Ravenna patrocina l’evento.
Ma si sa, i soldi nel nostro Paese vengono sempre spesi al meglio.
Articolo precedente
Articolo successivo
22 comments
che tristezza..e doppia tristezza il patrocinio del Comune di Ravenna. Brava Chiara per il coraggio nello scriverlo così a chiare lettere.
I Comuni hanno il dovere di leggere i bandi dei concorsi e capire in cosa consistono le iniziative che sostengono. Perché una persona che non bazzica il mondo dell’editoria può non sapere un tubo di editoria a pagamento.
Ciao, Tomas!
Posso raccontare la mia esperienza. Dopo aver rifiutato, come sempre, ogni tipo di proposta di edizione a pagamento, (come anche quelle di sesso a pagamento, che però sto ancora aspettando) ho deciso di stampare a mia totale cura e spese un certo numero di copie di un romanzo. 400 o 500 forse. Non sono sicuro del numero perché ho mentito tante di quelle volte, al riguardo, che non ricordo davvero più quante fossero. La copertina me l’ha fatta il mio socio art director a gratis.
Di queste, diciamo, 500 copie, 10 le ho inviate ad altrettanti editori (i soliti: Mondadori, Einaudi, Marsilio ecc.) con un po’ di timore, in realtà, perché temevo che cestinassero il libro senza nemmeno leggere la lettera di accompagnamento nella quale spiegavo che si trattava, pur sempre, di un inedito, di cui disponevo di tutti i diritti.
Delle rimanenti, un terzo è finito nelle librerie locali, gli altri due terzi sono andati nel corso di presentazioni, sempre locali. Non riporto il conto economico, perché temo di non aver assolto a tutti gli obblighi fiscali. Non essendo editore, non avrei proprio potuto. Per non farmi detestare da chi legge, dirò che un parrucchiere medio in un giorno solo evade senz’altro più di quanto abbia fatto io con tutta la tiratura.
La faccio breve: me ne sono rimaste una trentina di copie e credo che alla fine dei conti, ricavi meno spese, il bilancio sia in attivo e mi consenta una settimana in bungalow, con tutti e tre i figli, se venissero ancora in vacanza con noi.
Il lieto fine è un altro: uno degli editori ha risposto positivamente e il romanzo sarà pubblicato entro la primavera 2013.
Vale a dire ancora un anno. Si tratta di tenere duro per evitare di uscire postumi. Ci sto lavorando.
Siamo tutti con te, Aldo!
il panorama editoriale è davvero ricco, un concorso così è squallido, e come dici tu il fatto che sia patrocinato dal comune è triste. Un autore spesso si trasforma in minatore sonda la roccia alla ricerca del gas, prima di picconare. A volte ho voglia di mollare tutto, perchè rischio di perdere il gusto per la scrittura, mentre cerco qualcosa di serio.
: ) che comunque esiste. baci
Esiste. Sono le buone storie e le belle voci che hanno voglia di raccontarle. Ciao Ilaria!
per capire che è un affare solo per “l’editore” basta fare un po’ di conti…
un libro in stampa digitale costa tra 90 centesimi ad 1,20€ a copia. Al costo maggiore 500 copie fanno 600 euro. Quindi per ogni selezionato l’editore ricava già 300 euro.
Ammettiamo che il libro sia messo in vendita a 12 € a copia, fanno un incasso di 6000 € se si vendono tutti. Da questa somma vanno detratti 1500€ per l’autore ed il 20% per le librerie (1200€) , restano per l’editore per ogni autore che venda tutto la cifra di 3300 €, da tale cifra vanno detratte le spese di stampa (600 €) ed aggiunte il contributo di 950 €. Fatti i conti per ogni autore bestseller si ricavano 3650€. Ah non ho tenuto conto dei soldi che beccheranno dal comune di Ravenna.
Se trovano 10 gonzi vincitori possono ricavare senza rischi la cifretta di 36.000 €.
ops
dimmi dove stampi a 1,20 centesimi a copia!!!
Per avere una tariffa cos bassa o hai una fogliazione minima oppure un quantitativo a 5 zeri.
Mica male eh?! Grazie per i conti, Raffaele. Io sono donna da pallottoliere.
Questo mi era sfuggito Chiara, grazie! E’ sempre un misto di tristezza e incazzatura. Questi eventi fanno male a tutti, agli autori esordienti,agli editori, ai lettori perchè leniscono una fiducia che sempre più svanisce. Io non riesco a capire la logica che ci sta sotto:io scrivo e quindi pago. E’ come trovare lavoro e pagare il mio titolare perchè posso lavorare! Rimango sempre interdetta davanti a questo semplice esempio.
Sono d’accordo poi con Tomas, mi sembra che i patrocini ultimamente siano sempre più un accordo all’acqua di rose, che un progetto seguito e studiato. C’è tanta ignoranza al riguardo, lo vedo ogni giorno. Amici che mi dicono che conoscenti pubblicano un giorno sì ed uno no, e quando gli chiedi se a pagamento oppure no iniziano a chiederti cosa vuol dire.
Ho conosciuto ultimamente un certo numero di scrittori italiani scappati dall’Italia che hanno creato e cercato altre vie per la pubblicazione. Sembrano felici e contenti del cambiamento. Io sto cercando la mia di strada, ma la cosa più importante è che scrivo per mia gioia interna, poi quella degli altri (e di quanti altri poi?) che leggerenno qualcosa di mio un giorno, forse, arriverà. Ho già avuto tanta soddisfazione nel fare le letture animate delle mie fiabe/filastrocche a 50 persone dal vivo: mi sono tornate indietro tanta energia, gioia e ricchezza che non mi aspettavo.
Io penso che non si debba permettere agli altri di usare le nostre debolezze, il nostro bisogno di conferme, di successi (sogni di gloria compresi) contro di noi. E sono convinta che queste scorciatoie conducano solo a strade senza uscita.
Viva l’energia! Quella sì che è una ricchezza.
Un bacio, Daniela!
Ma io mi chiedo: C’è ancora tanta gente che ci crede a queste “iniziative?
Conosco gente che pubblica a proprie spese, ma almeno lo fa in maniera intelligente (di modi ce ne sono tanti)
Nessun numero minimo, nessun vincolo.
Ma anche nessun aiuto “professionale” ne nessuna supporto pubblicitario.
Almeno però non si fanno prendere così beatamente per i fondelli…
L’autopubblicazione è un altro paio di maniche. Sostengo con energia il motto del chi fa da sé. È un buon modo per andare a caccia di lettori e di confronti (sinceri).
E purtroppo sì, di gente che sborsa parecchie migliaia di euro ce ne è davvero tanta. Ahimè.
Ciao, Enrico!
Per gli scrittori wannabe le cose sono ancora all’acqua di rose, 950 euro e passa la paura. Aspiranti attori e/o modelli si trovano a pagare ben di più per i loro servizi fotografici e senza nemmeno avere in mano dei libri che, in un modo o nell’altro, potrebbero anche riuscire a vendere per rientrare delle spese.
L’homo homini lupus dei tempi moderni.
Non conosco nel dettaglio la realtà degli altri settori ma, per esempio, so che in campo musicale di trappoloni ce ne sono parecchi. Per un demo sono migliaia di euro…
Di furbi ce ne saranno sempre. Però, oggi, con la rete si possono davvero colmare le lacune dell’informazione.
Poi se uno decide di buttare i propri soldi son fatti suoi (voglio dire, in un Paese dove un pirla entra in una tabaccheria e si gioca un milione e mezzo di euro – un milione e mezzo di euro – mi aspetto di tutto!).
Ciao Tales!
è una cosa grave che un Comune dia il patrocinio a vergogne del genere…. bisognerebbe scrivergli in massa
Concordo, Enzo. Perché se uno ci mette la faccia, diventa responsabile della faccenda.
Non ce ne sfugge più uno oramai! 🙂
Ce la mettiamo tutta! 😉
Reblogged this on carmillaweirdlove and commented:
Si ricomincia purtroppo……per fortuna che ci sono in giro ancora persone oneste che si indignano per queste pseudo-iniziative
Carmilla, grazie per essere passata di qui (e per l’aiuto nel far girare la notizia).
Comments are closed.