E se rubassero il lieto fine a Biancaneve a al suo Principe Azzurro? Tutta colpa della Regina, la Strega Cattiva ovvio, che per distruggere la felicità della coppia è disposta a tutto (“a tutto quello che sarà necessario” sussurra la vipera). Persino a utilizzare un potente incantesimo per colpa del quale tutti i personaggi delle fiabe verranno trasportati – senza ricordare nulla del proprio passato – in un luogo orribile: il mondo reale. Ed è lì che adesso infatti si trovano, a Storybrooke, una sperduta cittadina del Maine.
L’unico a sapere quanto è accaduto – grazie a un libro di favole che svela i retroscena – è Henry, un bambino orfano di dieci anni che è stato adottato dal sindaco della città. E sarà proprio lui a coinvolgere Emma Swan, la donna che lo ha messo al mondo e ha però scelto di darlo in adozione. Solo che il ragazzino è convinto che la madre naturale sia la figlia del Principe e di Biancaneve inviata nel mondo reale per salvarli! Be’, se per questo Henry è convinto che il suo psicologo sia il Grillo parlante e sua madre adottiva la Strega Cattiva… Comunque, lui è certo che solo Emma potrà spezzare la maledizione.
Inizia così la serie statunitense C’era una volta (Once upon a time) partita ieri sera su Fox, e in onda tutti i martedì, uscita dagli Studi Disney per mano di Edward Kitsis e Adam Horowitz, produttori e sceneggiatori di “Lost”. Un piccolo e ingegnoso meccanismo narrativo che mixa con sapienza le favole dei Fratelli Grimm e di Collodi, e attraverso il flashback (Lost docet) ci permette di conoscere chi erano i personaggi nel mondo delle favole e cosa è accaduto loro. Alcuni personaggi sono facilmente identificabili nel mondo reale perché mantengono i tratti che li contraddistinguevano in quello delle favole. Ed ecco che il Grillo parlante è uno psicologo, la Regina il sindaco, lo Specchio Magico un giornalista del giornale locale (lo Specchio, appunto)… Tutto però non è così immediato: alcune identità si sveleranno nel corso delle puntate.
Sono rimasta – è il caso di dirlo – stregata dall’idea. Trovo geniale il recupero della narrazione fiabesca e dei personaggi fantastici, il mantenersi fedele alle atmosfere riuscendo però a innovare il genere. Come? Mostrando l’arco d’esistenza dei personaggi, ciò che li ha portati a essere ciò che sono e svelando quindi le motivazioni del loro agire. Insomma, quei caratteri che i bambini accolgono come buoni e cattivi per dato di fatto adesso divengono davvero personaggi in carne e ossa rappresentati a tutto tondo con sogni, paure e tanta personalità.
E come sempre si parte dalle pagine di un libro, la storia per eccellenza, ovvero Pinocchio di Carlo Collodi (tutti credono di conoscerlo a memoria finché non gli si dice che, in realtà, il naso del burattino non si allunga propriamente quando dice le bugie…) e la fiabesca galleria degli orrori che sono le storie dei fratelli Grimm.
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5 comments
Il naso non si allunga con le bugie…….. no dai, stai scherzando vero?
No, son serissima sono!
Scusa la domanda, che potremmo sembrare capziosa ad una fugace lettura, ma allora perchè si allungava?..
Lo scopo era costringerti a leggerlo o a rileggerlo!
Comunque, posso dirti che, per esempio, si allunga mentre Geppetto lo sta costruendo (per paura di quello che sta accadendo?).
E che il povero Pinocchio è quello meno bugiardo tra tutti i personaggi bugiardissimi inventati da Collodi…
La curiosità sta montando, andrò a rileggermelo. Comunque ho visto anch’io C’era una Volta è concordo sulla bellissima idea dello sceneggiatore, un vero manico. Speriamo non si perda nelle prossime puntate, come molte serie u.s.a.
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